Variante Omicron, più infezioni ​ma nel mondo i ricoveri sono in calo

Variante Omicron, più infezioni ma nel mondo i ricoveri sono in calo
di Erminia Voccia
Lunedì 27 Dicembre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 16:19
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La variante Omicron è stata segnalata meno di un mese fa e i dati non sono ancora sufficienti a delineare un quadro preciso del suo impatto rispetto alla variante Delta, sia in termini di ricoveri sia in termini di conseguenze della malattia per la salute. L’epidemiologa e responsabile tecnica dell’Organizzazione mondiale della sanità, Maria van Kerkhove, lo ha ricordato e ha aggiunto che occorre cautela nel commentare i risultati delle ricerche pubblicate poco prima di Natale. La cautela è più che mai necessaria perché la maggiore contagiosità della variante Omicron in proporzione può spiegare l’aumento esponenziale dei casi in molti Paesi e rischia di mettere sotto pressione gli ospedali. 

In base a uno studio pubblicato dall’Istituto nazionale per le malattie infettive del Sudafrica, il più recente, le persone contagiate dalla variante Omicron avrebbero l’80% in meno di possibilità di essere ricoverate in ospedale rispetto alle altre varianti del virus. Dunque, chi si ammala di Omicron avrebbe molte meno possibilità di soffrire di una forma grave di infezione. Ma gli stessi autori della ricerca hanno raccomandato prudenza: i dati potrebbero essere influenzati dall’alto tasso di immunizzazione della popolazione, il risultato della diffusione precedente del SARS-CoV-2 e delle vaccinazioni. Più del 70% della popolazione che abita le regioni più colpite da Omicron è stata già esposta alle conseguenze del nuovo coronavirus e il 40% ha ricevuto la prima dose di vaccino. È difficile, pertanto, distinguere con esattezza gli effetti dell’immunità preesistente da quelli della nuova variante. 

Nei giorni scorsi sono arrivati i risultati di due studi importanti condotti in maniera indipendente nel Regno Unito su migliaia di pazienti infettati nelle ultime settimane. Il primo è stato condotto dall’Imperial College di Londra e il secondo dall’Università di Edimburgo. Entrambi hanno evidenziato un considerevole calo nel rischio di ricovero per i contagi riconducibili a Omicron.

La prima ricerca ha valutato l’andamento dei ricoveri e delle vaccinazioni tra i contagi causati da Omicron e da Delta in Inghilterra tra il primo e il 14 dicembre 2021. Per i ricercatori di Londra, l’impatto di Omicron potrebbe essere meno grave, la riduzione dei ricoveri sarebbe pari al 40-45% e la probabilità di visita in ospedale sarebbe inferiore del 20-25%. Lo studio scozzese è un’analisi ancora preliminare condotta sui dati ospedalieri raccolti dal 23 novembre al 19 dicembre. Per gli studiosi scozzesi, il rischio di ricovero in ospedale relativo a Omicron sarebbe del 70% inferiore alla variante Delta. 

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Uno studio di Hong Kong citato dal giornale The Atlantic ha fornito una possibile spiegazione circa il perché la variante Omicron possa causare una forma meno grave di infezione. Secondo gli autori dello studio, a distanza di 24 ore dal contagio, Omicron si moltiplica 70 volte più veloce della variante Delta e del virus originale nei bronchi, la via aerea che collega la trachea ai polmoni. Ma lo studio pare dimostrare anche che la nuova variante, rispetto alle precedenti, sia molto meno capace di moltiplicarsi nel tessuto più basso dei polmoni. È proprio da questo particolare che deriverebbe la minore aggressività di Omicron, una caratteristica che sembra suggerire un profilo diverso per la malattia. Le infezioni che riguardano il tratto superiore dell’apparato respiratorio, in genere, portano raffreddore e dolorosi mal di gola; quelle della regione inferiore dell’apparato respiratorio, invece, più frequentemente possono essere la causa di polmoniti. Lo studio permette anche di capire perché Omicron sia più contagiosa: le particelle del virus situate nella regione superiore dei polmoni sono meno pericolose ma anche più facili da espellere quando si canta, si parla o, semplicemente, si respira. 

Il tasso di ricoveri della variante Omicron sembra del 60% inferiore a quello della variante Delta. Il 13 dicembre la Danimarca ha diffuso i dati relativi alle ospedalizzazioni delle persone contagiate da Omicron. Le infezioni sono sostanzialmente sullo stello livello delle altre varianti, riferisce Nature. In base ai dati del governo di Copenhagen, sarebbero stati registrati meno di 5 ricoveri in terapia intensiva. L’analisi è ancora troppo poco precisa perché si basa su un numero ristretto di infezioni, appena 3.400 casi, e su 37 ricoveri. Ma la Danimarca è una cartina al tornasole importante per capire l’andamento di Omicron: nel Paese si effettuano 9 volte più test degli Stati Uniti; il tasso di immunizzazione è pari al 78%; le infezioni salgono ma il numero di morti non è proporzionale all’andamento dei contagi, ovvero il trend resta invariato da quando ci sono i vaccini. 
 

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