Dario Fo: «Franca per me è stata tutto, la mia arte solo grazie a lei»

Dario Fo: «Franca per me è stata tutto, la mia arte solo grazie a lei»
di Marica Stocchi
Venerdì 14 Ottobre 2016, 00:15
3 Minuti di Lettura
«Il regalo più bello? Dare casa alle mie opere, ai documenti di un’esistenza che non è solo personale, ma che racconta la storia di questo Paese».

Dario Fo, incontenibile giullare - nel senso più serio del termine - scrittore, drammaturgo, attore, autore, pittore, illustratore, compie oggi 90 anni. Una vita fatta di combattimento e resistenza, in ogni direzione e con ogni mezzo, contro il potere dei forti per «restituire dignità agli oppressi», come recita la motivazione del Premio Nobel per la Letteratura vinto nel 1997.

«Sono a Verona e sono felice», dice. «Ringrazio questa città, il Ministero dei Beni Culturali e il Paese per avermi regalato questo spazio in cui custodire l’archivio di una vita. Tutta la mia produzione di quadri, testi, scenografie, costumi, maschere è qui, a disposizione di chi voglia conoscere meglio le testimonianze non solo del mio percorso, ma di quasi un secolo di storia d’Italia. Le bombe, la felicità, la disperazione, la crudeltà e gli inganni: visitare questo posto sarà come sfogliare un enorme giornale animato da voci, canti, film, scritti in ogni forma d’arte, dalla pittura alla televisione, dalle opere ai monologhi, le commedie, le enormi e infinite battaglie».

Compagna d’arte e di combattimento, Franca Rame, con cui ha condiviso sessant’anni della sua vita. 
«Franca è stata tutto. Una donna è un’artista straordinaria che, dopo aver subito la violenza di cui è stata vittima, ha avuto il coraggio di vivere il suo dramma in pubblico per riuscire ad affrontarla davvero, a passarci attraverso. E poi, per sempre, con umiltà, modestia, ha vissuto per aiutare chiunque avesse bisogno. È stata davvero tutto per me... Persino questa raccolta non esisterebbe... Era lei a preoccuparsi di organizzare riprese video a mia insaputa in occasione dei più diversi interventi. Ha sempre raccolto tutto con amore e dedizione».

Come testimone di questo tempo, cosa vede dall’alto dei suoi meravigliosi novant’anni?
«Un mondo devastato che, nella prossima fase, vedrà altre tragedie perpetrate da chi ha il potere assoluto. Coloro che controllano l’economia, la finanza, la politica; coloro che hanno il controllo totale sull’esistenza di uomini e cose, persino su come si muove il creato; quelli che possono decidere di corrompere l’acqua e l’aria e nessuno li può fermare... I regnanti, insomma. Se loro fossero uomini di cultura, se studiassero, saprebbero dove sta portando tutto questo e non sarebbero capaci di arrivare a tali scempi, tali compromessi infami...».
Una speranza, maestro?
«Un detto popolare dice “Chi vive di speranza...” e poi una brutta parolaccia. Sono i regnanti a recitare la speranza, sono loro a proclamare la religione senza dubbi contro ogni negativismo».
Sempre più combattivo.
«Sempre più indignato direi, perché non si riesce a fare nessun tesoro dell’esperienza fatta. Continuiamo a farci confondere da un nemico occulto da combattere, creato da chi trucca, uccide, massacra, ad uso e consumo della gente, perché continui a non capire».
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