Ddl Zan, la verità dei sondaggi: un italiano su due non ha capito

Ddl Zan, la verità dei sondaggi: un italiano su due non ha capito
di Gigi Di Fiore
Sabato 30 Ottobre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 17:59
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I contenuti del disegno di legge Zan bocciato dal Senato sono conosciuti dalla maggioranza degli italiani? C’è qualche dubbio che i dettagli dei dieci articoli del ddl sull’omofobia siano patrimonio diffuso. Lo confermano i sondaggisti e i dati delle opinioni raccolte sin da luglio sul disegno di legge Zan, diventato cavallo di battaglia politica dei dem, di Leu e dei 5 Stelle.

Proprio come sono stati minoranza i votanti nelle recenti elezioni amministrative, anche sul ddl Zan è una minoranza ad averne conoscenza, almeno parziale. Spiega Antonio Noto, direttore di Ipr marketing: «Diciamo che generalmente l’opinione pubblica prende posizione su base emotiva sui diversi temi, senza approfondire.

Sul testo Zan è passato il racconto che sia un provvedimento che, nella totalità, difende i diritti civili. Da qui l’idea che la sua bocciatura sia stata una lesione dei diritti civili generali».

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Subito dopo la bocciatura del ddl Zan, l’Ipsos Italia presieduto da Nando Pagnoncelli ha raccolto pareri sul tema della «discriminazione di genere in Italia». Il 54 per cento degli intervistati ha risposto che «esiste oggettivamente una discriminazione», mentre il 30 per cento che sia un tema «sollevato da pochi intellettuali». Un 13 per cento era senza opinione chiara. È emerso che un 41 per cento sul ddl Zan ha idee confuse. Dando un parere finale sulla legge, il 49 per cento la ritiene «giusta», il 31 per cento che è «sbagliata» e il 20 per cento non ha una sua opinione. Da qui le conclusioni della società di Pagnoncelli: «I risultati del sondaggio evidenziano, ancora una volta, una spaccatura nell’opinione pubblica su questo disegno di legge, in sintonia con il concitato dibattito politico sul tema dell’omofobia».
Se solo una parte sa di cosa si parla, in questo gruppo minoritario sono in maggioranza i favorevoli al decreto Zan. E confermava già questo orientamento il sondaggio che a maggio ha raccolto la Swg, in cui un 57 per cento si dichiarava a favore della legge, mentre il 23 per cento era contrario. Il 43 per cento sosteneva invece che la legge andava modificata. Commentava, sempre a maggio, Alessandra Ghisleri, direttrice dell’Euromedia research: «Letta ha avuto sul ddl Zan un consenso nel Paese che risulta molto forte, più che su altre sue proposte».

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Dopo il voto al Senato, afferma ora Alessandra Ghisleri: «Non abbiamo, dopo la bocciatura parlamentare, ancora dati su come si sono modificati i consensi al provvedimento. Li stiamo raccogliendo per valutarli». Resta l’idea che, nel merito, sul disegno di legge Zan siano davvero in pochi a saperne a fondo, specie su quali siano gli aspetti controversi che hanno diviso i partiti. E afferma Nicola Piepoli, presidente dell’Istituto Piepoli: «La mia idea è che nella maggioranza del Paese non ci sia alcuna percezione reale sul testo e sul merito delle norme. Ora sono convinto che, dopo l’esito della votazione al Senato, non si parlerà di omofobia per molto tempo. Arriveranno altri temi caldi, come il Recovery che monopolizzeranno il dibattito politico e l’interesse del Paese reale». 

Un tema «divisivo», ma anche a conoscenza solo di una parte del Paese. E dice ancora Antonio Noto: «Raccontato come provvedimento di difesa dei diritti civili, ha raccolto consensi senza l’approfondimento dei dettagli delle norme. C’è stata una semplificazione culturale, che ha prodotto anche manifestazioni spontanee in piazza. Su questo tema, si conferma come l’opinione pubblica abbia reazioni emotive, sulla base di eccessive semplificazioni sui diversi temi».
 

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