​Decumani, stesa e bomba carta:
i Sibillo lanciano una nuova sfida

Decumani, stesa e bomba carta: i Sibillo lanciano una nuova sfida
Sabato 8 Dicembre 2018, 22:52
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C’è una strada nel cuore del centro storico di Napoli, che pare essere diventata più pericolosa del più oscuro anfratto di una favela di Rio de Janeiro. Quella via si chiama Santi Filippo e Giacomo: e da ormai molte settimane sembra essere diventato l’epicentro degli equilibri camorristici cittadini. Il copione è stato rispettato anche ieri. Alle cinque e dieci del mattino una paranza di giovanissimi - sempre gli stessi che ormai agitano le notti dei Decumani - hanno messo a segno un doppio colpo: prima una «stesa», con esplosione di cinque colpi di pistola calibro 9 in sequenza rapidissima; e subito dopo hanno fatto brillare un ordigno artigianale che ha mandato in frantumi i vetri di alcune abitazioni.
IL RAID
Un uno-due micidiale, che torna a far alzare la tensione nel centro storico di Napoli. La banda di criminali entra in azione prima dell’alba. È ancora buio quando almeno due scooter con a bordo quattro persone sfrecciano lungo la strada stretta e lunga che costeggia alle sue spalle il complesso monumentale di San Marcellino, sede distaccata della Università Federico II. Il gruppaccio punta dritto verso un portone. Il piano è stato studiato a tavolino, c’è un obiettivo da colpire e un chiarissimo messaggio da consegnare al destinatario del raid. Un avvertimento. 
Così va in scena l’ennesima sceneggiata pacchiana di una camorra sempre più spregiudicata e senza regole. Si spara, si fanno brillare ordigni, si semina il panico. 
L’OBIETTIVO
Obiettivo del raid, il «gestore» di una piazza di spaccio della zona. Autori del duplice attentato, sarebbero invece i giovanissimi cresciuti all’ombra di un altro mito nero: quello di Emanuele Sibillo, il ragazzino che voleva fare il boss comandando a Napoli e che - in alleanza con i Giuliano di Forcella - scatenò una sanguinosa faida di camorra in tutto ilc entro storico. Finì malissimo, per lui: Emanuele Sibillo morì assassinato, a soli 19 anni in via Oronzio Costa per mano dei rivali, i Buonerba (alleati dei Mazzarella). Quella parabola di sangue sembra non avere insegnato nulla, ma proprio nulla a questa nuova progenie di delinquenti travesiti da camorristelli. 
LE INDAGINI
E proprio in questo senso si indirizzano le indagini dei carabinieri. Verso un gruppo composto da giovanissimi spacciatori - tra loro ci sarebbero anche dei minorenni - che avrebbero ricomposto la tristemente famosa paranza dei bambini che era diventata il braccio armato del clan Sibillo-Brunetti-Amirante-Giuliano degli anni scorsi. Spregiudicati. Violenti, pronti a tutto: così li descrivono gli inquirenti. Molti di loro sono già noti agli investigatori, la loro identità e le loro scorribande popolano pagine e pagine di informative già inviate ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia e della »Procura dei minori.
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