Disabili e donne violentate, così si riduce l’aiuto al Sud

Disabili e donne violentate, così si riduce l’aiuto al Sud
di Marco Esposito
Mercoledì 24 Febbraio 2021, 23:39 - Ultimo agg. 26 Febbraio, 08:05
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Le ingiustizie non sono tutte uguali. Colpire disabili, anziani non autosufficienti, minori a rischio, donne vittime di violenza, persone con disagio mentale è doppiamente grave. È quanto sta accadendo, in queste ore, nell’Italia del 2021, con l’attuazione di una norma che pure ha nel titolo un impegno solenne: «Potenziamento dei servizi sociali». Sembra un buon obiettivo ma se ci si riflette l’inganno è già nell’intestazione: si potenzia qualcosa che c’è mentre dove il servizio sociale manca o è molto carente si lascia tutto uguale. Un disabile o una donna stuprata riceveranno - in punta di diritto - un’attenzione potenziata oppure mediocre in base alla residenza. Leggere per credere.

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La norma è inserita nella legge di Bilancio del 2021 ai commi 797-804 e prevede un bonus a tempo illimitato per assumere assistenti sociali fino a raggiungere il livello di uno ogni 5.000 abitanti, cioè una squadra di dodicimila persone, suddivisa non tra Regioni o Comuni bensì per Ambiti territoriali sociali, cioè le aree omogenee nate con la riforma del 2000. Tale quota - uno su 5.000 - è definita dalla legge «livello essenziale delle prestazioni»: è una notizia bellissima perché determinare i Lep è un obbligo in Costituzione dal 2001 ma in vent’anni nessun Parlamento aveva trovato il tempo di fissare l’asticella. Adesso il Lep c’è e secondo l’articolo 117 della Carta indica «i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale». Quindi per esempio nell’Ambito territoriale di Castellammare di Stabia, che comprende nove comuni, dovranno esserci 34 assistenti sociali in base ai 171.000 abitanti mentre al momento di ruolo ce ne è uno soltanto. 

I servizi sociali, in effetti, oggi sono molto differenziati tra i territori e in base all’ultimo rapporto Istat, di martedì scorso, la spesa è di 56 euro per abitante in Campania e oltre il triplo, 176 euro, in Emilia Romagna, con i due estremi nazionali in Calabria (22 euro) e nella Provincia autonoma di Bolzano (540 euro).

Quindi un disabile o un anziano non autosufficiente può valere fino a 25 volte di più (o di meno) in base al luogo dove risiede. Ci si aspetterebbe quindi che una legge che introduce i Lep tendesse ad avvicinare le due Italie. E invece...


E invece il bonus per arrivare al rapporto 1/5.000 scatta solo se già si è raggiunto il rapporto 1/6.500 ovvero, per restare all’esempio di Castellammare, il bonus arriva solo oltre l’assistente sociale numero 26. Ma, visto che per assumere devi avere i conti in ordine, nel Sud in generale e in Campania in particolare chi è sotto il rapporto storico di 1 su 6.500 non riceverà nessun potenziamento. I soldi andranno a chi ha già raggiunto quota 1/6.500 e anche a chi ha già superato i Lep, come una sorta di premio alla carriera. Soldi che potranno essere utilizzati per ulteriori assunzioni, senza problemi di bilancio perché la legge, paradossalmente, al comma 801 prevede la «deroga ai vincoli di contenimento della spesa di personale» per chi ha già addetti sufficienti mentre il vincolo resta per chi dovrebbe assumere davvero.


Com’è possibile che i Comuni, per i quali passano le politiche sociali, abbiano accettato regole simili? I sindaci si dividono i compiti e quello di occuparsi di Welfare è assegnato dall’Anci a Luca Vecchi, che è sindaco di Reggio Emilia. Ovvero un municipio all’avanguardia per i servizi sociali forse però poco interessato all’equità. Ecco quindi che chi raggiunge il Lep e vuole assumere ancora, riceverà un ulteriore bonus, pari a 20mila euro per assistente sociale, fino a conseguire il livello di 1/4.000 abitanti. Una norma su misura, insomma, per potenziare il servizio dove c’è, non per portarlo dove manca.


In questi giorni gli Ambiti territoriali sociali per conto dei Comuni stanno comunicando al ministero del Lavoro le loro richieste di nuovo personale. La scadenza per legge è il 28 febbraio (in realtà slitta al primo marzo). Ci sono aree dotate di servizi che possono prenotare i fondi e altre, come per larga parte dei 59 ambiti territoriali della Campania, cui non spetta nulla, zero. L’assessore regionale al Welfare Lucia Fortini, secondo i partecipanti alla riunione online che si è tenuta lunedì 22, ha invitato comunque a inoltrare le informazioni auspicando una successiva revisione delle regole.

Ma il tempo per reagire è adesso. Il ministero del Lavoro ha pubblicato delle Faq che danno ancora di più il senso della distanza tra applicazione burocratica delle norme e vita reale delle persone deboli. Al Comune (del Nord) che già ha personale in abbondanza fino al rapporto 1/4.000 il ministero guidato da Andrea Orlando risponde che il bonus arriva e che può essere speso a piacere, visto che «gli importi rientrano nell’autonomia decisionale e organizzativa dell’ente beneficiario». Al Comune (del Sud) che non raggiunge quota 1/6.500 e che chiede in quali sanzioni incorra, visto che non offre un servizio sociale minimo, il ministero risponde che «non si configura alcuna inadempienza, né è pertanto prevista alcuna sanzione».

È la legge, si dirà. E i funzionari la applicano. Vero. Però ci sono aspetti palesemente incostituzionali, che offrono spazio a ricorsi e, prima ancora, a un’azione politica all’insegna del riequilibrio. I fatti: il Lep è per definizione un livello valido su tutto il territorio nazionale e quindi non possono esserci norme che ne prevedono la disapplicazione in alcuni luoghi. E ancora: il bonus per raggiungere il Lep nella legge 178/2020 è finanziato «nei limiti delle risorse disponibili» e cioè per 180 milioni nel 2021; tuttavia con gli stessi 180 milioni si copre anche il bonus per andare oltre il Lep fino al livello 1/4.000, definito «obiettivo di servizio». Ma un extraLep non può sottrarre risorse al livello essenziale delle prestazioni, addirittura prima che tale Lep sia garantito ovunque in Italia. 


Chissà se il funzionario del ministero del Lavoro che ha scritto le Faq - affermando che «non si configura alcuna inadempienza» quando si abbandona un soggetto debole - ha il coraggio di ripetere quelle parole guardando negli occhi i genitori di un disabile, di un minore senza famiglia, di una donna violata. 

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