Don Pedro di Toledo, il sindaco di Napoli apre: «Riportiamo le spoglie nella chiesa di San Giacomo»

Don Pedro di Toledo, il sindaco di Napoli apre: «Riportiamo le spoglie nella chiesa di San Giacomo»
di Gennaro Di Biase
Lunedì 14 Febbraio 2022, 23:50 - Ultimo agg. 15 Febbraio, 17:58
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Il trasferimento da Firenze delle spoglie di don Pedro de Toledo sta diventando il simbolo non solo del rilancio della preziosissima chiesa di San Giacomo degli Spagnoli che ne ospita il mausoleo, ma anche di una Napoli che «rivaluta lo splendore del suo Rinascimento e del suo Seicento». Storici, urbanisti, letterati: in tanti, anche dalla Toscana, si esprimono a favore dell’iniziativa lanciata dal Mattino. Decisivo l’intervento del sindaco Gaetano Manfredi, che ieri ha aperto all’ipotesi del ritorno in città del viceré che governò Napoli dal 1532 al 1553.

Dopo 10 anni di chiusura, dissesti e infiltrazioni, grazie alla Real Hermandad de Nobles Españoles de Santiago e a Friends of Naples, l’arte del monumento di piazza Municipio sta tornando a nuova vita. È nel solco di questo importantissimo recupero artistico che si situa la proposta del trasferimento delle spoglie nella sua “casa” a due passi da Palazzo San Giacomo. «L’ipotesi del trasferimento dei resti di don Pedro da Toledo da Firenze a Napoli - ha spiegato Manfredi - potrebbe inserirsi pienamente nel programma di valorizzazione della chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, ora oggetto di un restauro che rende merito al peso storico esercitato in città da don Pedro». Una spinta importante in funzione delle trattative che, inevitabilmente, dovranno coinvolgere le autorità fiorentine e il ministero dei Beni culturali.

«Sarebbe naturale se al restauro della Chiesa degli Spagnoli facesse seguito il trasferimento delle spoglie - dice Nino Daniele, ex assessore alla Cultura - Con Firenze c’è sempre stato un ottimo rapporto di collaborazione. Il ministero dovrebbe entrare in campo come interlocutore nella mediazione. In modo tale da individuare dei punti intorno ai quali organizzare uno scambio culturale». «Don Pedro era suocero di Cosimo I dei Medici, ed è stato a Napoli per tanti anni - spiega lo storico toscano Franco Cardini - È stato un ottimo statista, come del resto la figlia.

Credo che il trasferimento sia logico, e che contribuirebbe a ricordare che gli stati nazione sono apparati recenti. Nei secoli scorsi, la realizzazione di un grande regno del Mediterraneo sarebbe stata un precedente formidabile della stessa Ue. Toledo a Napoli potrebbe insomma ricordare tutte le cose ancora possibili ma che non sono state fatte. Dovremmo andare fieri della varietà culturale partenopea nei secoli. Senza dubbio la figura di Pedro de Toledo è più legata a Napoli che a Firenze. Nel capoluogo toscano solo chi è dotato di una certa cultura sa chi sia».

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L’istituto Cervantes sta raccogliendo materiale prima di esprimersi. Ma sono tante le motivazioni storiche che arrivano dal mondo accademico: «Sono favorevole al trasferimento - sottolinea Marino Niola, noto antropologo e docente universitario - Pedro de Toledo è stato fondamentale per la città. Fu un grande viceré: abbattendo le mura dell’attuale via Toledo, diede forma a Napoli per come si presenta oggi: sviluppandola a occidente. Il boom demografico arrivò grazie alle sue politiche: inaugurò un’epoca splendente, il Seicento è stato un secolo d’oro per Napoli, assai più che il Settecento». «Credo che un trasferimento dei resti dovrebbe essere affiancato dal sostegno della Spagna - osserva Vittoria Fiorelli, professore ordinario di Storia Moderna al Suor Orsola Benincasa - I napoletani hanno forse un po’ dimenticato la crucialità della Spagna a Napoli. Sarebbe bello riaccendere questo focus. San Giacomo degli Spagnoli era un front-office sulla città, e Pedro de Toledo ha segnato il passaggio da una rete mediterranea a una rete imperiale. Il ritorno delle sue spoglie equivarrebbe al recupero di un pezzo di storia importante. Anche se le rivolte non mancarono. Il mausoleo fu realizzato a Napoli, ma don Pedro lo avrebbe voluto poi montare in Spagna, a Villafranca in Castiglia, nel feudo della moglie. Sarebbe bello se le spoglie potessero tornare qui, nel monumento che lui aveva preparato». 

«Sono felicissimo che si siano accesi i riflettori su don Pedro - spiega Augusto Guarino, prorettore e Ordinario di Letteratura Spagnola all’Orientale - è arrivato il momento di sfatare il luogo comune sul fatto che a Napoli ci sia stata una “dominazione spagnola”. Abbiamo avuto un governo spagnolo, non una dominazione. Gli spagnoli, svalutati dal Risorgimento, hanno governato la Napoli del boom demografico, di Caravaggio e della formazione di Vico: il Rinascimento e il Seicento napoletano vanno rivalutati. Croce chiarisce che gli spagnoli non ricavavano soldi da Napoli. Anzi. Se il trasferimento delle spoglie fosse concordato con Firenze, vedrei l’operazione sensata dal punto di vista storico. Rivendichiamo Don Pedro di Toledo, ma non sminuiamo l’unità d’Italia».
 

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