Partiti deboli e liste pulite, ​controlli più difficili

di Andrea Di Consoli
Giovedì 12 Maggio 2022, 00:00
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Le elezioni comunali del prossimo 12 giugno saranno di straordinaria importanza. Perché saranno un test cruciale non soltanto per le alleanze politiche messe in campo, ma per verificare lo stato di salute civica della grande area metropolitana napoletana. Entro sabato dovranno essere presentate le liste che si candideranno a governare comuni importanti come Pozzuoli, Acerra, Portici, Somma Vesuviana e Sant’Antimo. Comuni problematici, dove l’ombra dei clan e degli interessi torbidi si distende in maniera preoccupante sulle loro macchine amministrative. Non si voterà invece a Torre Annunziata, ferita al cuore da uno scioglimento per mafia che pesa come un macigno su una delle città più importanti della Campania.

Da Grumo Nevano a Torre Annunziata, da Sant’Antimo a Marano, sono tantissimi i comuni del Napoletano che hanno problemi di legalità. Non tutto è camorra, ovviamente, ma quel che non è camorra è corruzione, voto di scambio, ricatto, interessi poco trasparenti, tentativi di orientare in senso affaristico gli appalti e la spesa comunale. Facile parlare, difficilissimo agire. Ma bisogna farlo, e a farlo debbono anzitutto essere i cittadini, che nel segreto delle urne potranno votare persone distanti da logiche delinquenziali. E debbono farlo non soltanto perché stiamo vivendo una difficilissima stagione economica e sociale, che rende necessaria un uso serio e rigoroso delle risorse pubbliche.

Sono in arrivo i fondi del Pnrr, ragion per cui i clan e gli imprenditori collusi e spregiudicati hanno adesso tutto l’interesse ad avere nei consigli comunali e nelle giunte “pedine” che possano orientare in un certo modo progetti, risorse e appalti. 

In democrazia chiunque abbia i requisiti di legge per farlo ha il diritto di candidarsi. Ma non basta avere le carte in regola per essere persone perbene e capaci di governare con passione e onestà un comune. Ecco perché in questa tornata elettorale i cittadini dovranno scegliere bene, ed evitare tutti quei candidati che si presentano col sospetto di essere cinghie di trasmissione con zone torbide dell’imprenditoria e della malavita organizzata. A dire il vero anche i partiti dovrebbero dare un segnale forte in queste ore, a costo di perdere qualche “capobastone”, ma la debolezza dei partiti è fin troppo evidente, dilaniata com’è da ambizioni personali e da correntismi estenuanti. Detto questo, bisogna evitare il più possibile che altri comuni vengano sciolti per mafia in futuro, perché questo indebolirebbe non soltanto il capoluogo, ma l’intera regione.

Vi sono norme severe e nessuno può sperare in una distrazione da parte del Viminale. Quindi non conviene a nessuno avere amministrazioni comunali infiltrate, perché questo significherebbe soltanto gestioni commissariali e una totale perdita di sovranità politica.

Fare politica in comuni come Sant’Antimo o Acerra non è un pranzo di gala. Più che altrove qui il consenso è lacrime e sangue, e pensare di scardinare interessi e potentati con argomenti da anime belle è semplicemente ingenuo. Ma in questa fase di Pnrr l’allerta del Viminale è al massimo, e gli stessi cittadini dovrebbero avere tutto l’interesse che a prevalere siano efficienza, onestà, qualità e trasparenza. Perché in ballo c’è il lenimento di un crescente disagio sociale e una riconversione del sistema produttivo che, se non governata bene, lascerà sul campo morti e feriti, ovvero disoccupati e maloccupati. Per parafrasare un vecchio adagio del dopoguerra, nel segreto delle urne la coscienza vi vede, la camorra no, anche se i professionisti dei conteggi possono far paura. 

C’è poi la questione politica, che rischia di aumentare divisioni, defezioni e disaffezione. 
Pensiamo al caso Acerra, dove il Pd e il P5s si presenteranno uniti, nonostante qui il M5s abbia avuto un exploit proprio lottando contro i responsabili della terra dei fuochi e che ora si presenta con il Pd di quel De Luca che ha definito “ex” la terra dei fuochi. Luigi Di Maio è cresciuto ed è diventato riformista, ma la base dei “duri e puri” è divisa, come testimoniano anche i malumori a Portici di cui è stato bersaglio. Il “modello Manfredi” ha pagato, non solo a Napoli, ma bisogna capire bene quanta forza elettorale avrà ancora il M5s, dilaniato com’è da una profonda crisi di identità e confuso da una leadership schizofrenica. 

Unica cosa davvero urgente è non votare impresentabili. E, se possibile, neppure candidarli. Ed evitare liste civiche torbide. Chiunque abbia il potere di farlo – dai segretari di partito ai singoli cittadini – faccia di tutto perché il Pnrr aiuti tutti i cittadini a uscire da questa crisi e non ad alimentare circuiti criminali dell’imprenditoria e della politica. Sulla paura prevalga l’orgoglio, sul cinismo la generosità, sul piccolo favore una seria prospettiva di futuro.
 

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