Regionali Campania 2020, summit cinquestelle: arriva il primo sì al patto con il Pd

Regionali Campania 2020, summit cinquestelle: arriva il primo sì al patto con il Pd
di Valentino Di Giacomo
Domenica 26 Gennaio 2020, 23:50 - Ultimo agg. 27 Gennaio, 11:00
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«Sì all’alleanza con il centrosinistra». Una riunione nello “Spazio 5 Stelle” nella terra natia di Luigi Di Maio e Valeria Ciarambino, a Pomigliano, per dire il primo sì all’alleanza con il Pd e degli altri partiti della coalizione alle prossime elezioni regionali. L’assemblea è stata convocata in fretta e furia dai pentastellati campani e si è svolta sabato scorso nella sede M5s più celebre d’Italia. Nel corso dell’incontro è stata messa ai voti la proposta dell’alleanza: una cinquantina i partecipanti e i favorevoli alla svolta – viene fatto sapere - hanno superato di poco i contrari nella conta. Se ne discuterà ancora, per ora si è trattato del primo ok, ma la decisione non ha realmente i crismi dell’ufficialità anche perché l’assemblea è stata duramente contestata dagli attivisti.

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«Carissimo portavoce comunale – era scritto nella mail inviata la scorsa settimana che convocava la riunione – è importante incontrarci quanto prima per condividere assieme a voi il percorso che ci porterà alle prossime elezioni regionali. Per tale motivo urge incontrare tutti i portavoce della Regione Campania. All’incontro non potranno tassativamente partecipare eventuali accompagnatori». Il messaggio era firmato dai referenti per le elezioni regionali, Valeria Ciarambino e il deputato Salvatore Micillo, ma anche dai neoeletti “facilitatori regionali” per le relazioni interne Luigi Iovino e Agostino Santillo. A far sapere dell’incontro – tenuto sottobanco quasi come se fosse una riunione carbonara - è stato l’ex candidato sindaco M5s di Grumo Nevano, Peppe Ricciardi, che nei giorni scorsi è stato anche lui in lizza per il ruolo di facilitatore. All’assemblea avrebbero partecipato pochi degli aventi diritto perché gli M5s sono ormai dilaniati dalle faide interne. Viene infatti contestato il metodo di questo genere di riunioni che sono riservate solo a chi ha qualche carica riconosciuta, escludendo di fatto gli attivisti che partecipano nei meetup e sulla piattaforma Rousseau. A far montare la rabbia soprattutto quella postilla che ammonisce i partecipanti che non potevano «tassativamente» essere presenti eventuali accompagnatori. Un modo proprio per escludere gli attivisti storici, l’uno non vale più uno. 
 


Molti dei referenti regionali hanno snobbato l’appuntamento nella sede di Pomigliano ritenendo che una decisione sulle alleanze andrà messa ai voti in maniera trasparente tra tutti gli attivisti campani. Ma la proposta – che ha più il valore di una sorta di sondaggio – è stata comunque messa ai voti. Per quattro, massimo cinque voti di scarto si sarebbe deciso il via libera all’alleanza, ma in molti hanno comunque spiegato che dipenderà anche da quale candidato sarà presentato. I malumori su un eventuale appoggio all’attuale governatore, Vincenzo De Luca, sono comunque forti, anche se ormai pur di non favorire l’avanzata del centrodestra in Campania sono tanti gli esponenti pentastellati favorevoli. «Se il Pd si ostina su De Luca – è l’interrogativo emerso – lasciamo comunque la Campania a Salvini e Berlusconi?». Contrarissima all’alleanza – viene fatto sapere – Valeria Ciarambino, possibilista invece l’ex sottosegretario al ministero dell’Interno, Salvatore Micillo. 

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Movimento spaccato mentre cresce il consenso per quella che può definirsi una vera e propria corrente all’interno del partito che si è organizzato sotto la sigla «Carta di Firenze 2019» in ricordo dell’assemblea costituente tenuta da Grillo proprio nel capoluogo toscano.
Ma in attesa degli stati generali di marco, la corrente si è organizzata con una proprie convention che si svolgeranno il 2 febbraio in tutta Italia. In Campania l’appuntamento si terrà nella scuola “Giulio Rodinò” di Ercolano e nel corso dell’iniziativa ci saranno collegamenti in videoconferenza con le altre regioni italiane. «È diverso tempo ormai – spiegano i proponenti dell’iniziativa – che chiediamo un ritorno alle origini». Proprio dalla corrente della Carta di Firenze è nata l’iniziativa che ha contribuito alle dimissioni di Di Maio e che ora chiede di rimuovere del tutto la figura del capo politico oltre al passaggio di proprietà della piattaforma Rousseau al Movimento 5 Stelle. 

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