Federica Pellegrini, quei 200 metri che vanno da una vita all'altra

di Marco Ciriello
Giovedì 29 Luglio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 06:03
4 Minuti di Lettura

I suoi ultimi duecento metri in vasca, Federica Pellegrini, li ha percorsi ridendo. Era anche l’ultimo tratto di una grande carriera che da Atene 2004 arrivava a Tokyo 2020. E noi con lei, tribolanti. Andava da una vita all’altra.

I suoi ultimi duecento metri in vasca, Federica Pellegrini, li ha percorsi ridendo. Era anche l’ultimo tratto di una grande carriera che da Atene 2004 arrivava a Tokyo 2020. E noi con lei, tribolanti. Andava da una vita all’altra, questa volta per farsi raggiungere, tornare umana, pur nuotando con il miglior tempo della sua stagione (1’55”91) e conservando il record del mondo (1’52”98) nei 200 stile libero. Ad ogni bracciata si allontanava dalla Pellegrini per raggiungere Federica, lasciava la divinità per tornare ragazza. 

È arrivata settima, ma non aveva più importanza, essere in quella vasca, in finale, alla quinta olimpiade di seguito, contava, e serviva a dire: Sono ancora qua, nonostante il Covid, le medaglie mancate e conquistate, i suoi 32 anni, i servizi fotografici sbagliati, le scelte eccentriche, gli amori e la gloria. L’inarrivabile ora è di tutti, nel suo momento di normalità. L’arcitaliana resta super nei ricordi e prova a ricostruire il quotidiano, a darsene uno, dopo aver avuto solo allenamenti, palestre, gare e fama da spalmare tra vasche, tivù e Instagram. È lo scarto molto atteso, l’ultimo. Tanto da permetterle di fare i conti con tutto, anche col privato, ammettendo il legame sentimentale con Matteo Giunta, suo allenatore. Con lei se ne partono molti ricordi del nuoto, ma dietro di lei si vede una nuova generazione di ragazze che può fare l’impresa nonostante la magrezza di vittorie a Tokyo.

Federica Pellegrini in questi anni c’ha dimostrato moltissime cose e ne ha confutate altrettante: c’ha fatto vedere come si vince e anche come si perde, come si può essere infallibili e poi improvvisamente molto fallibili, c’ha fatto vedere le montagne russe emotive di una atleta negli anni della liquidità (baumaniana) del mondo anche fuori dalle vasche che ora tutti scoprono con un’altra ragazza, la ginnasta Simone Biles. 

La nostra Fede/Chicca ha vissuto una circolarità impazzita di amore-odio-gloria-critiche con una sempre prevalenza di amore sul resto.

La sua leggerezza le ha permesso di andare oltre, di nuotare e svoltare, segnare record e vittorie, evitando il fango. Non è mai diventata il relitto dei suoi errori, ma è sempre stata la diva del nuoto italiano. 

Con un rigore inesorabile, una grande forza e un pensiero cinico da campione ha raggiunto il vertice dello sport italiano (con Valentino Rossi). Ha superato crisi, lottato contro il tempo – fuori e dentro le vasche –, si è divertita, ha sofferto, incarnando i desideri che si proiettavano sulle sue spalle, accettando d’essere un riferimento sportivo per gli italiani. Riuscendo a non smettere di strizzare l’occhio alla vanità bambina, al voler apparire, mostrarsi, stare nel mezzo dell’azione anche quando le gare di nuoto erano lontane e le Olimpiadi un filo dell’orizzonte, e intorno aveva solo scetticismo. Ha saputo riequilibrarsi sempre, senza perdersi mai. Non si è fatta surclassare dal frastuono del Luna Park televisivo, né dalle copertine, e man mano che cresceva, raggiungendo la dimensione più vicina all’età adulta, è andata posizionando imprese sportive che coprivano quelle del suo corazón. Con agilità, semplicità, efficacia. Un po’ atleta, un po’ diva, tanto che se ora ci fosse un Gianni Boncompagni ci sarebbe subito un programma – alla Raffaella Carrà – per lei, senza le ingessature da santa, ma con la libertà di portare nelle case degli italiani la ragazza che tanto piace agli italiani. Federica lascia una vasca per infilarsi in un acquario, ancora gocciolante di gloria, stanchezza e sacrifici, ma già pronta a cantare e ballare, presentare, sfilare, come ha già fatto in passato, ma sempre con la precarietà e la fretta di dover tornare in acqua, di dover rispettare il suo amore principale: il nuoto. 

È libera, può finalmente perdere tempo, non rispondendo al patriottico richiamo della rappresentanza sportiva di una Nazione, ma rispondere solo ai suoi desideri – d’apparire o meno – o al massimo all’audience. Esce soddisfatta dall’acqua, lascia il cloro per i lustrini, ripone l’inquietudine per le gare, la paura di non essere prima, per una normalità con meno ossessioni e più sorrisi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA