Una “dimenticanza”: la foto di Corrado Ferlaino, il presidente degli unici due scudetti del Napoli, apparirà sui pannelli della stazione Mostra della Cumana.
Il presidente della Eav, Umberto De Gregorio, ha chiesto scusa senza peraltro chiarire come sia stato possibile inserire un solo dirigente del Napoli, De Laurentiis, nella galleria storica sul club. Chi è stato il suo consigliere?
La memoria non può avere due facce. Subito l’intitolazione dello stadio a Diego Armando Maradona: legittima, nel pieno rispetto dell’opinione contraria di una parte del clero scesa in campo per difendere il “San Paolo”. Sui murales alla fermata della Cumana, invece, ignorato inizialmente Ferlaino, il presidente che acquistò il Pibe con un autentico colpo di follia e senza il quale dunque non vi sarebbe stata la bella favola che non si è poi ripetuta.
Peraltro, la storia del Napoli non parte dal 10 maggio 1987, il giorno del primo scudetto con Maradona, o dal 10 settembre 2004, il giorno in cui De Laurentiis rilevò la squadra dalla Fallimentare. Essa comincia ancor prima del 1° agosto 1926, anno di fondazione dell’Associazione Calcio Napoli da parte dell’illuminato imprenditore Giorgio Ascarelli, il primo in Italia a costruire uno stadio di proprietà di una società calcistica. E Ferlaino, anche quando non era più presidente del Napoli, si impegnò per divulgare l’opera del suo predecessore, morto a soli 36 anni.
Nella storia azzurra ci sono stati altri grandi presidenti, come ‘O comandante Achille Lauro, che investì milioni per i bomber Hasse Jeppson e Luis Vinicio, o don Roberto Fiore, che fondò la Ssc Napoli e acquistò José Altafini e Omar Sivori arrivando a 69mila abbonati. E chi ha scritto queste pagine del grande romanzo popolare del Napoli - un Simbolo della città, una passione che si è tramandata di padre in figlio resistendo alle retrocessioni, ai tormenti societari, alle mediocrità tecniche e al fallimento - merita sempre di essere menzionato.
Vi fu già uno scivolone il 10 maggio del 2017, quando un gruppo di azzurri campioni d’Italia, guidati dal vecchio capitano Bruscolotti, si presentò per una visita al San Paolo nel giorno del trentesimo anniversario dello scudetto e fu respinto.
Il passato non deve essere avvertito come un peso, ma un’eredità da custodire e uno stimolo per il presente: Maradona sarebbe stato il primo a voler vedere il Napoli ancora campione d’Italia e l’Argentina ancora campione del mondo. Si legge del Museo Azzurro e del film che De Laurentiis intende realizzare sulla storia del club: non si dimentichino figure che hanno dato parte della loro vita per la maglia azzurra. La morte di Maradona non ha fatto risvegliare un ricordo: la sua presenza è stata sempre viva a Napoli, una fiamma che niente potrà spegnere e pazienza per chi, lontano da qui, non comprende tali sentimenti. Ma tanti altri ex calciatori sono stati eroi per generazioni di tifosi azzurri.
Proprio Diego ha sempre avuto memoria di quegli uomini: il primo settembre scorso aveva criticato il Napoli per aver dimenticato di celebrare la conquista della Supercoppa (il club poi pose rimedio). Non si dispiacque, invece, per non aver ricevuto ufficialmente la proposta di diventare ambasciatore del Napoli nel mondo - la sua condizione non avrebbe consentito un impegno duraturo, ancorché non operativo - perché l’azzurro è stato vero amore per lui e lo è anche per chi non trova uno spazio, seppure piccolo, su un murales.