Finti green pass a Napoli, c'è la svolta: «Ecco il medico corrotto»

Finti green pass a Napoli, c'è la svolta: «Ecco il medico corrotto»
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 20 Aprile 2022, 23:45 - Ultimo agg. 21 Aprile, 16:01
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Quando è uscito dallo studio medico, ha avuto un attimo di esitazione, al punto tale da improvvisare una sorta di messa in scena. Detta con le parole del testimone, le cose sono andate in questo modo: «Uscito dalla stanza del medico, ho messo la mano sulla spalla, poi ho accennato una smorfia di dolore, ho detto ad alta voce a mia figlia che mi faceva male all’altezza della spalla ed è stato a quel punto che tutti quelli che stavano nella sala di aspetto, si sono messi a ridere..., già tutti a ridere: è stato così che ho compreso che in quel posto, in quello studio medico, erano tutti per lo stesso motivo e avevano pagato tutti per un vaccino fasullo: per una puntura che non poteva fare male, perché non era stata mai effettuata».

Parola di un testimone di giustizia, uno che ha pagato per avere il vaccino, lo ha fatto per sè e per la sua famiglia, nei tempi drammatici segnati dall’avvento di omicron, quando per ogni spostamento era necessario mostrare il green pass.

Due mesi fa c’è stato un blitz della Mobile, che ha consentito di arrestare Luca Esposito, genero del boss Patrizio Bosti, finito in cella con l’accusa di corruzione per aver pagato finte dosi di vaccino in grado di fornire un green pass aggiornato sulla piattaforma sanitaria. A distanza di due mesi da quell’arresto, emergono conferme investigative e particolari inediti a proposito della storia dei finti vaccini e di probabili medici corrotti che hanno garantito impunità a tanti pazienti che hanno pagato per una terapia posticcia, mai avvenuta, favorendo la circolazione del virus in un periodo di picco pandemico. 


Ma andiamo con ordine, a partire dalla testimonianza resa proprio da Luca Esposito, i cui verbali sono stati resi pubblici in questi giorni nel corso del doppio filone processuale aperto contro alcuni presunti esponenti dell’alleanza di secondigliano. In sintesi, la storia dei finti vaccini nei pressi di piazza Nazionale, è finita in un fascicolo su cui sono in corso verifiche. Ci sono i primi nomi e degli identikit abbastanza chiari nelle mani degli inquirenti. Si parte dal ruolo di una donna - si chiama Grazia - che avrebbe condotto famiglie intere nello studio di un medico, che - sua volta - avrebbe intascato fino a tremila euro a persona. Spiega Luca Esposito, a proposito del ruolo del medico: «Una persona di bell’aspetto, aveva la carnagione scura, sessanta anni al massimo: quando sono andato l’ultima volta, mi ha fatto un gesto con il pollice, indicandomi che voleva altre mille euro, in tutto gli ho dato 3mila euro per me è tremila euro per mia figlia». 

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Ma a risultare degno di nota sono anche altri aspetti del verbale-confessione sottoscritto dall’imprenditore in odore di camorra. Si va dal numero di persone presenti nell’anticamera del medico, per arrivare alla reazione sollevata dal teste quando lascia la stanza del medico: «I soldi li ho consegnati a Grazia - spiega - e non so se lei ha tenuto qualcosa per se stessa. Si tratta di una donna amica di famiglia a cui avevo esternato le nostre perplessità a fare i vaccini, che ci ha fatto da tramite con il medico». E ancora: «Quando sono uscito dalla stanza del dottore, ho fatto finta di avere un dolore sulla spalla, ho simulato acciacchi come se fossero i postumi della puntura, per altro lamentandomi con mia figlia. A quel punto, le persone presenti in sala di aspetto hanno iniziato a ridere istintivamente».

Un passaggio chiave, che evidenzia quanto fosse generalizzato il fenomeno dei vaccini posticci. Saranno gli uomini della Mobile (guidati dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini) a dovere chiudere le indagini attorno al medico che avrebbe intascato soldi, secondo il racconto fatto dal teste. Una inchiesta che ora ruota attorno a una serie di domande: quanti sono gli intermediari nella storia dei falsi vaccini? E quali soluzioni andranno prese verso chi ha mercanteggiato la sua professione in un periodo di emergenza pandemica?

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