Ischia, le cifre impietose: ​voltiamo pagina con il Pnrr

di Erasmo D’Angelis
Domenica 27 Novembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 07:00
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Dopo l’ennesima agghiacciante frana di massi e fango innescata dall’ennesimo evento meteo che ci ostiniamo a considerare “estremo” quando ormai sono sempre più ordinari con 130 mm di pioggia in poche ore, e che ha sradicato dieci case di Casamicciola travolgendo vite umane e beni fino al mare, serve altro? Quando tornerà il sole tocchiamo ferro e cornetti corallo, invochiamo santi protettori e ci affidiamo alla buona sorte oppure chiamiamo bravi geologi, ingegneri e architetti e muratori e iniziamo sul serio a mettere in sicurezza del territorio più fragile d’Europa?

Ne va della protezione di chi vive ad Ischia, ma anche dei circa 12,6 milioni di italiani con il 14,1% di industrie nazionali, il 21,1% dei beni culturali e infrastrutture primarie presenti sulla superficie nazionale maggiormente in dissesto estesa per 59.981 km2, con aree presenti in 7.275 comuni sul totale di 7.904, cioè praticamente in tutti. Continuare solo ad inseguire le emergenze significa gestire nuove catastrofi, quelle che lasciano vittime e che dal dopoguerra ad oggi fanno sborsare allo Stato oltre 3.5 miliardi di euro all’anno per la sola riparazione dei danni, mentre aumenta la superficie cementificata in aree soggette a frane e alluvioni e nell’ultimo quinquennio rispettivamente di un più 4% e un più 19%. 

Nel dramma di Ischia si rispecchia l’Italia. Come la penisola, anche l’isola “fra le isole belle una bella più bella” di Elsa Morante, è di una bellezza incomparabile, splendida per posizione geografica, privilegiata dalla gradevolezza dei paesaggi, amata e invidiata ma terribilmente esposta ai capricci più violenti di Madre Natura che ha voluto esagerare con la vulcanologia, la geologia, l’orografia e la morfologia, e le acque, regalandole un Lato B di straripante fragilità e rischiosità. Il suo territorio, soprattutto nel versante settentrionale con Casamicciola, va curato, manutenuto, tutelato costantemente, e soprattutto va preso con le molle. Tra tanta e rara bellezza, infatti, si nasconde l’esposizione ad una gamma di rischi naturali amplificati dalla “mano dell’uomo” che ha seminato “trappole a tempo” nella corsa a costruire infischiandosene dei pericoli. La follia dell’urbanizzazione italiana ha visto edificare suoli con ritmi unici che ci hanno fatto passare dal 2.3% del suolo nazionale “costruito” in 2000 anni di storia fino al 1950, portandolo all’8.3% nel 2022, triplicandolo nel flash di appena 7 decenni anche su aree vietatissime alluvionali e franose, in molti casi fuori dai piani regolatori e approfittando dei 3 condoni edilizi, aggiungendo la quasi scomparsa di manutenzioni di alvei, canali di scorrimento di acqua e fango, in una parola: la prevenzione.

Ischia racconta, con resoconti, diari e mappe storiche la progressiva instabilità dei suoi versanti che hanno modificato spesso la morfologia dell’isola, la sismicità con fratture e frane sismo-indotte concentrate sui versanti del Monte Epomeo, e ben 15 grandi frane hanno colpito Casamicciola nell’ultimo secolo. Basterebbe dare un’occhiata alle cartografie del Piano di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di bacino, alla mosaicatura dell’Ispra, alle analisi dell’Ingv, del Cnr, della Protezione Civile per rendersi conto dell’esposizione del costruito in prossimità di scarpate, in aree chiaramente vulnerabili. Nel Comune più grande, Ischia, oltre un terzo della sua superficie, 3,27 km2, è a pericolosità di frana con circa 4 mila abitanti, il 18% della popolazione; Barano ha circa 3 mila persone, un terzo di popolazione, in 6,19 km2, più di metà superficie comunale a rischio frane; a Serrara Fontana nei 3,77 km2 a pericolosità di frana vivono 1.300 abitanti cioè oltre metà popolazione; a Forio nei 5,55 km2 più a rischio frana abitano più di 2.000 persone; nella deliziosa Lacco Ameno in 0,55 km2 più a rischio ci sono più di 1000 persone; nei 3,47 km2 franosi di Casamicciola a ridosso di aree a rischio molto elevato vivono 800 persone, circa 1.200 nell’area a rischio elevato, 30 in zone a pericolosità media, 560 in zone a rischio moderato. 

L’isola è reduce anche da terremoti devastanti come quello che nel 1883 che uccise nella sola Casamicciola 2.333 persone, tra le quali padre, madre e sorella di Benedetto Croce, distrusse 537 edifici su 672, e prima di quello scossone ce ne erano stati altri nel 1881, 1828, nel 1796 e nell’ antichità, così come frane e alluvioni.

E anche dopo il tragico 1 agosto 2017, la scossa che riportò l’isola ai crolli con 2 morti e 42 feriti, saltarono fuori costruzioni scadenti e fuori norma, 7.235 domande di condono edilizio 4.408 delle quali, denuncia Legambiente, ancora da evadere, e percentuali minime sotto l’1% di delocalizzazioni e demolizioni eseguite su oltre 2000 abitazioni abusive. Ma i condoni tombali e rimozioni dei rischi hanno unificato la politica. 

Ischia però fotografa perfettamente l’Italia che frana, si allaga e crolla troppo facilmente per i due terzi di territorio montuoso e collinare, per la più ricca idrologia europea con una media annua di 305 miliardi di m3 di acqua piovana, per 7.494 corsi d’acqua con la loro natura torrentizia, e la media record di uno smottamento ogni 45 minuti. L’Ispra censisce oggi la cifra record di 628.808 frane da Nord a Sud sul totale delle circa 750.000 dell’intero continente europeo, e i centri funzionali della Protezione Civile controllano in real time le 2.400 più pericolose. In un secolo, 4.439 località di 2.458 Comuni in tutte le nostre Regioni sono state colpite da oltre 17.000 gravi frane che hanno lasciato 5.455 morti, 98 dispersi, 3912 feriti gravi e oltre un milione di senzatetto. 

L’ennesima lezione di Casamicciola ci dice che non va perso neanche un minuto per voltare pagina, e che gli impegni solennemente presi anche in queste drammatiche ore da ogni parte politica non devono puntualmente finire nel fango, ma produrre una svolta di prevenzione permanente. La grande opera pubblica più urgente è nel fabbisogno per ogni Regione presente nell’unico piano depositato a Palazzo Chigi nel 2019 dalla struttura di Missione Italiasicura: circa 11.000 tra opere e interventi per un costo di circa 31 miliardi di euro da realizzare in 10 anni di lavori costanti. Nella sola Campania contro le alluvioni sono elencati 259 interventi per 1.494.400.00 euro, per contenere le frane 716 interventi per 1.768.800.000 euro, per l’erosione costiera 26 interventi per 264.050.000 euro. Per Ischia gli interventi urgenti di varia tipologia valgono circa 20 milioni di investimenti per briglie, vasche di laminazione, risagomatura di canali tombati, difesa della costa, consolidamento di versanti in frana a monte dei centri abitati. Le risorse? Il PNRR destinava ben 8,4 miliardi di euro al contrasto al dissesto idrogeologico, e moltissime opere possono essere realizzate nei prossimi 4 anni, Basterebbe volerlo.

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