Casamicciola, la strage dei bambini: Teresa e il pigiamino rosa, il neonato tra i peluche

Francesco, Maria Teresa, Giovan Giuseppe: è la strage degli innocenti

Le vittime della frana
Le vittime della frana
di Massimo Zivelli
Lunedì 28 Novembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 29 Novembre, 07:30
5 Minuti di Lettura

Francesco, Maria Teresa, Giovan Giuseppe. La strage degli innocenti è qui. Nel pomeriggio più triste per l’isola d’Ischia, quanto si temeva fin dall’inizio si trasforma rapidamente in orrida realtà, con la fanghiglia che stronca ogni speranza mentre restituisce ai soccorritori, uno alla volta, tre dei quattro bimbi dati per dispersi fin dall’alba di sabato.

Prima Maria Teresa Monti, 5 anni, nel suo pigiamino rosa, poi il suo fratellino Francesco di undici, e infine la spina ancor più dolorosa: Giovan Giuseppe Scotto di Minico, il bimbo nato il 4 novembre 2022. Per lui, l’esistenza su questo mondo si è fermata dopo appena ventidue giorni, vissuti intensamente fra poppate, cambi di pannolini e la gioia immensa che a due giovani genitori può regalare un bambino.

Scavando con le pale e gettando il sudore oltre l’ostacolo, come da 48 ore stanno facendo senza sosta, i vigili del fuoco lo hanno trovato, alla fine, il piccolino e lo hanno strappato alle braccia dell’orco di fango che lo aveva portato via. Vicino a lui, una gamba, un arto strappato dalla furia della valanga dal resto del corpo di uno dei genitori, resti martoriati ritrovati poco dopo e ricomposti alla meglio per essere trasportati giù, a Piazza Maio e poi in ambulanza alla morgue dell’ospedale Rizzoli.

Video

Aveva 30 anni Giovanna Mazzella, la mamma che si stava godendo a casa un periodo di riposo post parto, ed aveva 32 anni papà Maurizio Scotto di Minico. Lavoratore stagionale, Maurizio aveva da pochi giorni smesso di lavorare e si stava amorevolmente dedicando anima e corpo a quel piccolo batuffolo. «Un bravissimo ragazzo, adorabile e dai modi gentili. Ha lavorato per noi alcuni anni e poi ha cambiato lavoro. Che tragedia», dice Nadia Germani, proprietaria del ristorante Giardini Eden alla baia di Cartaromana.

Una coppia semplice, piena di vita, con amici “quanto basta”, qualche foto sorridente sui rispettivi profili social, pochi fronzoli per la testa. Il destino tragico li ha spazzati via insieme, tutti e tre, e li tiene ancora insieme nel freddo di una camera mortuaria dell’ospedale. 

Dovranno invece ancora attendere, chissa se stamattina o ancora di più, i fratellini Francesco e Maria Teresa, per riunirsi al resto della famiglia. Non sono stati infatti ancora trovati i corpi del fratello maggiore Michele, di 15 anni e dei genitori, Valentina Castagna e Gianluca Monti entrambi trentottenni, che risultano ancora dati per dispersi, perché davvero la fiammella – seppur debole - della speranza deve essere sempre tenuta accesa fino all’ultimo. Che pena e che tristezza e quanto doloroso può essere il compito di dover riconoscere i corpi senza vita di due piccoli cuccioli. Lo zio, Raffaele Di Meglio, si è dovuto armare di coraggio e lucidità, per confermare al magistrato che “sì”, quelli che giacciono l’uno accanto all’altro sul lettino sono proprio Francesco e Maria Teresa.

Raggiunto al telefono, Raffaele, vicesindaco del Comune di Barano d’Ischia e braccio destro del sindaco Dionigi Gaudioso, per la prima volta nella sua vita, non è riuscito a profferire parola. Parlano, dei due fratellini, le foto postate da mamma e papà su Facebook. Francesco sorridente al suo primo giorno in prima media, con il commento amorevole di mamma, e ancora le foto di lui e di Maria Teresa assieme ai genitori mentre nell’agosto scorso si godono una bella giornata al mare. Foto che fissano per sempre quei momenti di spensieratezza e gioia e che un po’ alleviano il dolore e anche la rabbia contro un destino infausto e maledetto. 

Strage di bambini, strage di innocenti. Ma anche di coppie ancora giovani. «Ogni vita umana che si perde è preziosa. E la sua perdita è fonte di umano dolore e di cristiana pietà. Ma in queste ore dolore e pietà sono raddoppiate perchè si sta parlando di bambini e di altre vite, comunque giovanissime», ripete don Gino Ballirano, il sacerdote che dall’alba di sabato non abbandona il suo gregge di fedeli, la sua comunità. Ogni salma che viene trasportata a valle è per lui una lama nel cuore, ma il volto si riga di lacrime e la cristiana speranza lascia il passo alla disperazione davanti ai corpicini dei bambini e alle membra distrutte di giovani vite, altrimenti ancora nel pieno della loro forza. Don Gino impartisce l’estrema unzione, recita preghiere e prova a dare coraggio a chi soffre, ma questa volta gli diventa davvero difficile nascondere la tristezza.

E poi c’è Blagova Nikolinka Gancheva, la 58enne di nazionalità bulgara, estratta in mattinata dalla sua bara di fango, pietre e calcinacci. È lei la “Nina” che, a quanto riferiscono alcuni, si accingeva a ricevere un riconoscimento dalla comunità casamicciolese ed invece è andata incontro alla morte. Si cercano ancora Maria Teresa Arcamone (classe 1991) e Salvatore Impagliazzo (classe 1990) compagno di Eleonora Sirabella, 32 anni a gennaio, che è stata la prima vittima della frana ad essere stata recuperata.

 

Il lato umano di questa vicenda comprende ovviamente anche il prezioso operato messo in campo da tanti uomini e donne, che ancora in queste ore e per i prossimi giorni si prodigheranno per continuare le ricerche dei dispersi e cercare di mettere quanto più in sicurezza possibile l’intera area da sabato a forte rischio di nuovi cedimenti. È di ieri pomeriggio il tam tam delle associazioni di volontariato che a supporto della protezione civile locale hanno richiesto con urgenza a «tutti coloro che sono dotati di buona forza e muscolatura, di presentarsi a Casamicciola alta, armati di gambali e vanga, per spalare il fango e i detriti che ancora ostacolano il corretto accesso di uomini e mezzi di soccorso direttamente al luogo maggiormente colpito dalla valanga di fango». Quell’area di poche centinaia di metri quadrati dove giacciono ancora sepolte sotto due o tre metri di fango alcune delle case investite in pieno dalla enorme colata staccatasi dal fianco superiore dell’Epomeo. Perchè un dato è certo, nonostante l’afflusso di mezzi e tecnologie adeguate, la maledetta frana di Casamicciola impone che lo sgombero venga effettuato ancora con la sola forza delle braccia. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA