Napoli è una città che sprigiona potente energia, spesso positiva. Ma è anche un luogo capace di generare forti contrasti: da una parte passione, bellezza e intelligenza, dall’altra brutalità e violenza.
Napoli è meravigliosa, di struggente magnificenza ma, come colse Curzio Malaparte nel romanzo “La pelle”, accoglie basse miserie umane dove si combinano una natura rigogliosa, le architetture urbane, il dominio del mare con l’inumana violenza e il disprezzo per l’altro. Oggi ci troviamo a ripetere uno stanco rituale, come succede ogniqualvolta in città si consumano vicende tragiche come quella di Francesco Pio Maimone.
Urlare lo sdegno, indignarsi, sottolineare l’assurdità di tali eventi è doveroso ma non basta.
Per pochi giorni, forse ore, si denuncia quanto è accaduto. Poi la stanchezza e l’accettazione mesta di una certa inevitabilità prendono il sopravvento. È tremendo ciò che è avvenuto e purtroppo ciclicamente accade. Dobbiamo rompere questo circolo vizioso. Perché Napoli non è questo, o meglio, non è solo questo. Location suggestiva e splendente, sembra sospesa tra due dimensioni. Alla grandeur della sua storia, dei monumenti, della cultura fa da contraltare la bieca facilità con cui si spezza una vita umana, la “banalità del male”, come direbbe la grande filosofa Hannah Arendt. Napoli è la sublime mostra di Capodimonte a Parigi, le nuove sale del Museo Archeologico Nazionale, l’ambizioso progetto dell’Albergo dei Poveri e… la vita stroncata di un giovane, ucciso persino nelle sue speranze di vita migliore attraverso l’impegno e il duro lavoro.
La cultura, oltre a essere fattore di identità e strumento di attrazione, è la chiave di volta con cui operare cambiamenti solo all’apparenza impossibili. La crescita civile e culturale delle persone ha infatti un ruolo sociale e morale. Dobbiamo educare le giovani generazioni a comprendere il valore e il significato della bellezza che le circonda, abituarle a frequentare i nostri musei, teatri e biblioteche, rendendole capaci di emozionarsi ad ogni sguardo che gettano sulla nostra città. Per questo nobile scopo, il libro e la lettura hanno un ruolo cruciale.
Leggere, nella nostra era convulsa, compulsiva e frammentata, è quasi un gesto rivoluzionario: concedersi del tempo per immergersi tra le pagine, in cui scatenare il proprio immaginario, senza alcuna mediazione se non il proprio bagaglio personale, è una delle esperienze più belle e gratificanti di cui dobbiamo riappropriarci con forza. Attraverso la letteratura si matura, si acquisisce consapevolezza e, in una sola parola, si migliora. Migliorando, con noi stessi, anche ciò che ci circonda.
La scuola, le istituzioni locali e lo Stato devono fare la loro parte. La crescita morale, la sconfitta della violenza sono un dovere di tutti. Nessuno può girarsi e guardare dall’altra parte.
* Ministro della Cultura
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