«Fungo» in via Marina, lo stop del ministero

«Fungo» in via Marina, lo stop del ministero
di Paolo Barbuto
Mercoledì 6 Novembre 2019, 22:32
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Il “fungo” di via Marina non può essere usato per diffondere messaggi pubblicitari: il definitivo stop alla querelle sull’installazione della struttura è arrivato direttamente dal Ministero dei Trasporti in seguito all’esposto presentato dall’unione di associazioni riunite dall’avvocato Brancaccio sotto il simbolo di “Insieme Per Napoli”.

IL CODICE
Il direttore generale del dipartimento dei Trasporti del Mit ha inviato una nota ufficiale al gabinetto del ministro Paola De Micheli che aveva attivato le procedure dopo l’esposto giunto da Napoli. Una manciata di righe nelle quali si citano gli articoli di riferimento del Codice della Strada e si chiarisce senza ombra di dubbio che «sussiste allo stato un divieto di carattere generale all’ubicazione ed installazione di mezzi pubblicitari in corrispondenza delle intersezioni stradali, incluse le rotatorie stradali».
Quella nota è stata immediatamente girata dal Ministero dei Trasporti al Prefetto di Napoli, Carmela Pagano, e al sindaco Luigi de Magistris. Proprio il sindaco è coinvolto direttamente nella spiegazione del «no» al fungo pubblicitario che chiarisce come «nella fattispecie è utile osservare che è in capo al Comune di Napoli in via esclusiva il rilascio delle autorizzazioni in argomento».

LA REAZIONE
Da Palazzo San Giacomo l’assessore Calabrese spiega che sul futuro di quel fungo non c’è ancora nulla di determinato. Si tratta di un’opera dal costo complessivo di cinque milioni di euro, posizionata a cavallo della rotatoria di via Marina, all’altezza di corso Arnaldo Lucci. Lo scheletro della struttura è stato realizzato, in tutta fretta, durante lo scorso mese di agosto, si tratta di un gigantesco cerchio in ferro largo 22 metri e alto undici. Il completamento, nelle previsioni dei progettisti e del Comune, prevederebbe l’installazione, in cima alla struttura, di 28 pannelli al led larghi tre metri e mezzo e alti due metri e mezzo. Su quegli schermi era prevista la diffusione di spot pubblicitari e messaggi di benvenuto in città: «Non sappiamo ancora quale sarà l’utilizzo della struttura - ha spiegato ieri l’assessore alle infrastrutture Mario Calabrese - stiamo ancora decidendo se lasciarlo con la semplice funzione di “landmark”, segno di accesso alla città, oppure per ospitare un’installazione artistica o, infine, con funzioni pubblicitarie».

LA SFIDA
L’incertezza sull’utilizzo del “fungo” da parte dell’assessore Calabrese, apre nuovi fronti di polemica da parte dell’avvocato Brancaccio che sta conducendo, alla testa dell’unione di associazioni civiche, la battaglia contro quel totem: «Se è vero che non esiste ancora una previsione di utilizzo, allora chiederò l’intervento della Corte dei Conti - tuona il legale - Per quella struttura che offende la storicità del luogo sono stati investiti cinque milioni, sono stati allungati i tempi dei lavori di via Marina, è stato ritardato il percorso di rinascita della linea tramviaria e adesso scopriamo che il Comune non ha ancora deciso come utilizzare quel mostro di ferro? Mi sembra davvero troppo».

LE TENSIONI
Sulla costruzione di quella struttura fin dal giorno d’inizio dei lavori ci sono state polemiche e tensioni. Secondo le associazioni la presenza di edifici storici nei dintorni e i divieti imposti dal Codice della Strada avrebbero dovuto bloccare sul nascere l’idea. 
In particolare c’è stata una lunga querelle con l’ex soprintendente Luciano Garella il quale ha firmato i permessi per la realizzazione della struttura considerandola compatibile con l’ambiente nel quale doveva essere inserita. I permessi per l’impatto sull’ambiente storico circostante, però, sono arrivati tutti: quella struttura poteva essere montata secondo le norme della Soprintendenza.
Non può essere utilizzata, invece, secondo le norme del codice ribadite dal Ministero. Ecco perché, con il passare del tempo, l’idea di metterci la pubblicità viene messa sempre più in disparte, a favore di ipotesi su messaggi di benvenuto o su non meglio precisate installazioni artistiche. Eppure nella richiesta presentata all’allora Soprintendente Garella, datata ottobre 2015, era tutto ben chiaro: «...la realizzazione, in corrispondenza della nuova rotatoria, di una struttura a traliccio su pianta circolare sulla quale concentrare la comunicazione pubblicitaria e/o istituzionale, che rappresenta una proposta alternativa per una totale bonifica ambientale della cartellonistica pubblicitaria disseminata sul territorio».
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