Napoli, stop alla riapertura della Galleria Vittoria: «Rischio nuovi crolli, impossibile aprire»

Napoli, stop alla riapertura della Galleria Vittoria: «Rischio nuovi crolli, impossibile aprire»
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 20 Gennaio 2021, 23:28 - Ultimo agg. 21 Gennaio, 16:40
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C’è il rischio sicurezza per la viabilità, perché restano attuali le esigenze che hanno spinto mesi fa - eravamo ad ottobre scorso - a porre sotto sequestro la galleria Vittoria. Anzi. A voler approfondire meglio la questione, l’approccio del Comune va ritenuto «parziale e incompleto», comunque non all’altezza di fotografare la «complessità della situazione di degrado» in cui versa il tunnel di Napoli. 

Prosa tecnica a parte, i dirigenti comunali hanno chiesto di dissequestrare quel gigante, senza svolgere i dovuti approfondimenti a proposito di infiltrazioni idriche provenienti dall’altezza del borgo Monte di Dio e senza la dovuta considerazione della tenuta dei materiali. 

Parola del gip Enrico Campoli, che dice no alla richiesta di dissequestro avanzata poche settimane fa da Palazzo San Giacomo, per riaprire - almeno in parte - la galleria al traffico (e di condurre in parallelo i lavori di ristrutturazione). 

Poche pagine per firmare il rigetto della richiesta di dissequestro temporaneo avanzata dal Comune, sulla scorta di un semplice raffronto di pareri e conclusioni tecniche avanzate dalle parti, vale a dire dopo aver analizzato gli studi dell’ufficio strade del Municipio e della Procura, a proposito dei rischi legati alla riapertura al traffico. 

Ma facciamo un piccolo passo indietro, giusto per ripercorrere un braccio di ferro che si sta giocando su uno dei punti strategici della vivibilità (e della tenuta economica) di un pezzo di Napoli. Ricordate cosa accadde lo scorso ottobre? Pioggia di calcinacci dalle pareti, evento avvenuto fortunatamente di notte, che non provocò alcuna conseguenza sulla vita delle persone. Un miracolo. Pochi giorni dopo, la Procura chiese il sequestro del tunnel, dopo aver ravvisato l’attualità del rischio crolli all’altezza di entrambe le carreggiate. Stando alle indagini condotte dal pool coordinato dal procuratore aggiunto Simona Di Monte, il crollo di pietre e calcinacci poteva ripetersi ancora, in altri momenti del giorno e della notte, mettendo a repentaglio la vita di centinaia di persone. 

 

Mesi dopo, la situazione non è cambiata.

E non c’è spazio, per il gip per un dissequestro parziale. Poco convincente risulta l’istanza del Comune, agli occhi del giudice, che invece ritiene più ampio e articolato il lavoro del consulente della Procura, il docente Antonio Prota. Ma proviamo a capire cosa spinge il giudice a definire «parziale e incompleto» l’approccio di Palazzo San Giacomo, nell’affrontare la situazione di degrado - nella sua complessità - in cui versa la galleria. C’è un punto fermo nell’ottica del gip: «Non c’è alcuna eliminazione delle esigenze cautelari»; non si ravvisa «l’eliminazione di potenziale pericolo per la pubblica e privata incolumità». E arriviamo invece alla ricostruzione fatta dal consulente della Procura, che ha «evidenziato i limiti dell’operato tecnico dell’ente comunale», su un punto in particolare: la documentazione presentata «non consente di asserire che non ci sia più alcuna situazione di concreto e attuale pericolo». Documentazione incompleta - insiste il giudice -, «verifiche di tenuta e di sicurezza condotte solo su base qualitativa e visiva». Ma c’è un punto in particolare su cui si sofferma il giudice e riguarda la mancata indicazione del contributo offerto da Abc (che gestisce l’acqua pubblica) «in merito alle infiltrazioni d’acqua provenienti dal borgo monte di Dio». 

E ancora: «Senza un necessario approfondimento che prenda in considerazione l’intera complessita delle opere da effettuare nei sensi sopra indicati, non è possibile neppure progettare gli intereventi di potenziamento. In particolare, le verifiche svolte non hanno preso in considerazione l’intero sistema di pannellatura - selezionando solo alcune parti della stessa -, e, soprattutto, quanto alle possibili infiltrazioni e al degrado dei materiali, non si possono ecludere nuovi eventi di crollo come quelli già verificatisi». 

A questo punto, è ancora il giudice a disporre che il Comune «tenga in debita considerazione le indicazioni operative della consulenza tecnica del pm, per poi sviluppare un’articolata, dettagliata e complessa verifica tecnica della intera struttura». E per essere più chiaro, il magistrato suggerisce di scandire veririche e accertamenti all’insegna di un «cronoprogramma di interventi di manutenzione, da sottoporre all’attenzione dell’ufficio del pm». Come a dire. A partire da questo momento, bisogna operare seguendo il solco tracciato dalle conclusioni del consulente del pm, fissando un’agenda di interventi), prima di affacciarsi di nuovo a chiedere la riapertura al traffico del tunnel napoletano. Prima di chiedere la riapertura al traffico della galleria, bisogna avere le idee chiare su tutti i potenziali rischi sulla vita delle persone. 
 

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