Garza nella ferita, donna muore d'infezione dopo un mese e mezzo

Garza nella ferita, donna muore d'infezione dopo un mese e mezzo
di Dario Sautto
Mercoledì 17 Ottobre 2018, 22:46
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Dopo un delicato intervento chirurgico inizia la cura riabilitativa, ma in pochi giorni si aggrava e, di nuovo in ospedale, i medici scoprono un’estesa infezione dovuta a una garza rimasta nella ferita. La seconda operazione, però, non risolve il problema e la paziente muore. Sono 17 i medici e infermieri di tre strutture sanitarie del Napoletano iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Torre Annunziata con l’accusa di omicidio colposo. A perdere la vita è stata Rosa Dabene, 67enne di Torre del Greco, che nel giro di un mese e mezzo è passata dal tentativo di risolvere un piccolo problema di salute alla morte. 
LE TAPPE 
Era fine agosto, quando la donna si è rivolta all’ospedale Maresca di Torre del Greco per l’asportazione di un ascesso inguinale molto profondo. L’intervento chirurgico è riuscito, ma la degenza ospedaliera è durata circa un mese. A inizio ottobre è arrivato il trasferimento alla Clinica Bianchi di Portici nel reparto di Lungodegenza Riabilitativa, dove la paziente è rimasta poco più di una settimana. Poi, i medici hanno riscontrato alcuni malesseri gravi – tra cui un blocco renale – riconducibili a un’infezione e hanno richiesto il trasferimento in ambulanza in un ospedale. Il posto letto disponibile ha portato la signora Dabene al San Leonardo di Castellammare dove – come raccontano le figlie nella denuncia – la 67enne ha atteso quasi ventiquattr’ore prima di essere sottoposta a tutti i controlli medici. Una tac, poi, ha riscontrato la presenza di una garza ancora all’interno della ferita (rimarginata) della precedente operazione, così la paziente è stata sottoposta ad un nuovo intervento per la rimozione di quello che era un drenaggio classico per quel tipo di chirurgia. Sabato mattina Rosa Dabene è morta, forse a causa delle conseguenze dell’infezione. Le figlie, assistite dall’avvocato Francesco Matrone, hanno presentato un esposto nel quale hanno indicato le fasi salienti dell’iter sanitario affrontato dalla madre, specificando che «dalla ferita è stata rimossa una garza da un metro e mezzo». 
L’INCHIESTA
Il sostituto procuratore Mariangela Magariello ha così aperto un’inchiesta, disposto il sequestro della salma che entro venerdì sarà sottoposta all’autopsia e ha ordinato l’acquisizione delle varie cartelle cliniche in possesso dei due ospedali e della clinica privata. Da capire se la garza, che fungeva da drenaggio, sia stata dimenticata da qualcuno e, soprattutto, se nei vari passaggi tra le tre strutture sanitarie la 67enne avrebbe potuto essere salvata o se ci sia stata qualche negligenza. A chiarire se si sia trattato di malasanità sarà l’inchiesta, che vede indagati medici e infermieri dei due ospedali e della clinica che hanno avuto in cura la paziente. 
L’ASL
L’Asl Napoli 3 Sud ha avviato un’indagine interna per capire se ci siano state irregolarità nelle procedure sanitarie osservate dai due ospedali coinvolti. Una commissione interna ha già acquisito le cartelle cliniche e relazionerà alla direzione sanitaria. Dall’Asl, però, precisano che «da una prima analisi della documentazione, possiamo dire che la garza non è stata dimenticata, tutt’al più non è stata sostituita». In generale, infatti, tutti gli ascessi vengono curati con interventi chirurgici e dopo trattati con drenaggi che prevedono l’inserimento di garze all’interno della ferita. Il protocollo – spiegano dall’Asl – prevede la sostituzione dei drenaggi ogni 5-7 giorni per evitare un eccesso di carica batterica. «La cartella clinica che ha accompagnato le dimissioni della paziente con il trasferimento in lungodegenza riabilitativa – fa sapere l’Azienda sanitaria – prevedeva la sostituzione del particolare drenaggio allo scadere massimo dei 7 giorni, ma dall’uscita dalla struttura pubblica non sappiamo se sia stato effettuato». Una volta a Castellammare, poi, «è stato fatto tutto il possibile» ma il quadro clinico è sembrato ormai compromesso. 
LA CLINICA 
Adriano De Simone, direttore Sanitario della clinica Bianchi, ha precisato che «la paziente era ricoverata in Lungodegenza Riabilitativa. Noi siamo una struttura che si occupa solo di prevenzione e trattamento della sindrome da allettamento, con riabilitazione a 360 gradi. Appena il medico del reparto si è accorto che la paziente necessitava di approfondimenti è stata subito trasferita presso una struttura dotata di reparto chirurgico».
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