Il prezzo equo per la buona informazione

di Ruben Razzante
Giovedì 26 Gennaio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 06:00
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Le aspettative sono elevate e le premesse incoraggianti, ma occorrerà attendere almeno qualche mese per capire se l’attuazione delle nuove norme sul copyright potrà garantire all’informazione di qualità la valorizzazione che merita. La recente emanazione, da parte dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), del Regolamento in materia di determinazione dell’equo compenso per l’utilizzo on-line delle pubblicazioni di carattere giornalistico sta alimentando un entusiasmo nuovo negli ambienti editoriali perché potrebbe preludere a un effettivo riequilibrio tra chi produce professionalmente contenuti e chi contribuisce a distribuirli on-line, traendone un profitto. Più nel concreto, i colossi della Rete dovranno assicurare un flusso costante e definito di risorse economiche agli editori, riconoscendo loro un’adeguata remunerazione dei contenuti informativi condivisi sulle proprie piattaforme. Non solo articoli, quindi, ma anche gallerie di foto, video, podcast.

Il Regolamento attua l’art.43-bis della legge sul diritto d’autore, che è stato introdotto con il decreto legislativo n.177/2021 e che recepisce l’articolo 15 della direttiva Ue 2019/790 in materia di copyright. Il nuovo quadro regolatorio europeo varato 4 anni fa si proponeva di assicurare agli editori un congruo riconoscimento dei diritti di riproduzione e comunicazione al pubblico, al fine di colmare lo squilibrio di ricavi tra le piattaforme on-line e i titolari dei diritti sulle pubblicazioni giornalistiche. Il Regolamento Agcom completa il percorso attuativo della nuova legislazione europea e punta a incentivare gli accordi tra editori e prestatori di servizi della società dell’informazione proprio per rivitalizzare la filiera di produzione e distribuzione dei contenuti di qualità.

Google, Meta e le altre piattaforme digitali, per ottemperare alle nuove disposizioni, dovranno quindi siglare accordi con i gruppi editoriali per assicurare loro un’equa remunerazione delle opere creative di natura giornalistica. Il Regolamento Agcom è una sorta di “libretto di istruzioni” per determinare l’entità di quel contributo, salvaguardando la libertà d’impresa delle multinazionali del web ma anche gli equilibri del mercato editoriale, il pluralismo delle fonti e l’affidabilità dei contenuti, al fine di realizzare una democrazia dell’informazione fondata sul bilanciamento tra diritti e doveri, tra libertà e responsabilità.

Non si tratta, quindi, di novità legislative pensate per gli addetti ai lavori, ma di riforme di sistema, orientate non solo a valorizzare meritocraticamente le professionalità ma anche a iniettare nei circuiti dell’economia digitale linfa nuova a beneficio degli utenti, garantendo loro diritti più maturi e autenticamente democratici.

Rendere più facilmente riconoscibile in Rete l’informazione prodotta professionalmente, quella verificata prima di essere data in pasto ai voraci internauti, vuol dire garantire nel concreto il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente su fatti di interesse pubblico che finiscono per incidere sulla qualità della vita di una comunità.

Se i giganti del web, uscendo progressivamente dal recinto dell’autoreferenzialità e superando gli angusti confini della logica del profitto, decideranno di stipulare accordi per la condivisione dei contenuti con tutti gli editori, anche quelli minori, mettendo al centro la qualità dei contenuti e non la sovranità imperscrutabile dell’algoritmo, contribuiranno a rendere lo spazio virtuale più affidabile e si accrediteranno quali “sentinelle” della libertà d’informazione on-line, nel suo auspicabile bilanciamento con gli altri diritti della persona.

Secondo il nuovo Regolamento, che stabilisce i criteri per la determinazione dell’equo compenso, saranno i ricavi pubblicitari a costituire la base di calcolo per la determinazione dell’ammontare della quota spettante all’editore.

Tuttavia, la scommessa di una piena ed effettiva valorizzazione del copyright sulle opere giornalistiche diffuse on-line sarà vinta soltanto se nelle libere negoziazioni tra le parti risulteranno efficacemente applicati anche i paramenti qualitativi, non solo quelli meramente finanziari e commerciali.

L’informazione di qualità ha un valore economico, che va quantificato e garantito a chi la produce. Ma al di là del valore economico c’è la componente della veridicità dei contenuti e delle competenze professionali degli operatori. Ecco perché è indispensabile che l’Agcom, in caso di intervento per assicurare la positiva conclusione del negoziato tra editori e piattaforme, tenga in doverosa considerazione il rispetto dei principi deontologici, che qualificano come attendibile e veritiera una ricostruzione giornalistica, distinguendola dal chiacchiericcio scomposto e anarchico che dilaga nello spazio virtuale.

Giornalisti ed editori hanno l’opportunità preziosissima di vedersi riconoscere, anche economicamente, il valore aggiunto della loro professionalità, ma dovranno continuare a dimostrare di esserne all’altezza, conformandosi ai codici di condotta che disciplinano l’esercizio dell’attività giornalistica e mettono al riparo il patrimonio informativo della collettività dai velenosi attacchi di produttori seriali di fake news e di avventurieri del web sempre a caccia di click e visibilità.

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