Giovani e lavoro, al Sud la formazione è un investimento, non un costo

di Doriana Buonavita*
Giovedì 11 Ottobre 2018, 22:37
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La discussione in atto in questi giorni su reddito di cittadinanza e centri per l’impiego è la dimostrazione “dell’emergenza lavoro” e dell’ineludibile necessità di costruire e potenziare il sistema di politiche attive. Le politiche attive, se non mirate a iniziative parallele di investimenti pubblici e privati, non possono risolvere da sole “il problema della disoccupazione/inoccupazione perché non è con i sussidi che si “creano” posti di lavoro. Non si tratta infatti di incentivi all’occupazione ma di servizi personalizzati e azioni finalizzate alla presa in carico e accompagnamento che permettono di sostenere il disoccupato accompagnandolo verso un nuovo lavoro, anche molto diverso dal precedente.
I centri per l’impiego, che nella nostra regione sono 46 per un totale di 560 impiegati, diventano fondamentali nelle operazioni di matching fra la domanda e l’offerta. Ecco perché la Cisl anche in questa Finanziaria ha chiesto non solo il loro potenziamento in termini numerici, quanto soprattutto in termini di investimento di azioni formative e di dotazioni organiche funzionali - in una visione di sistema di rete integrata con le Agenzia per il lavoro - anche in considerazione della strutturata carenza di personale che verrà accresciuta, in maniera esponenziale, dalle scelte che il governo ha annunciato sulle modifiche alla legge Fornero con l’applicazione del meccanismo “della quota 100”. La Regione Campania sta già lavorando in questa direzione e auspichiamo che continui su tale linea.
Più risorse per assunzione del personale quindi, e più risorse per la formazione. In tale direzione il Piano per l’impiego della giunta De Luca, frutto della concertazione sociale, è sicuramente – se concretizzato – un’apprezzabile iniziativa. Quella del lavoro è una priorità che non può essere “liquidata” sull’altare del populismo; il Def affronta senza approfondire e declinare realmente gli interventi per il Sud, se non con qualche accenno alle politiche di coesione. Il tema vero è quello di selezionare le misure finanziare a sostegno delle imprese e dei lavoratori ovvero come e dove investire per incentivare la crescita. Sì agli sgravi per le imprese che assumono giovani nel Mezzogiorno e dunque in Campania dove la disoccupazione è al 20% e dove ben 211mila lavoratori sono in attesa di essere ricollocati, (Cig in deroga 4000), mobilità ordinaria (5.500), naspi (194mila), senza mai invertire o sovvertire la piramide dei bisogni dei cittadini campani che chiedono da sempre reddito da lavoro oltre ad una qualità dei servizi che li facci sentire alla pari degli altri.
Le politiche assistenziali non risolvono il problema sociale del Mezzogiorno che non va affrontato solo in termini di trasferimento del reddito. Le misure messe in campo devono essere coerenti con un progetto di sviluppo produttivo della nostra regione, e non utilizzate semplicemente per gestire l’emergenza in aree fortemente depresse, impiegando e depauperando di fatto risorse pubbliche che non potranno tradursi in vere opportunità lavorative.
La sostenibilità degli investimenti al Sud passa attraverso la lotta all’evasione, la riduzione della precarietà, una fiscalità equa, l’adeguata risposta ai bisogni socio-sanitari, investendo sulla prevenzione e sull’ambiente e quindi in una visione complessiva delle ricchezze in termini di capitale umano rappresentato da ogni singolo uomo e donna. In tal senso, la formazione non va scorporata dai processi occupazionali; si alza l‘asticella della sfida competitiva dei nostri tempi per cui, insieme alla competenza, la formazione è un investimento e non un costo. È altrettanto indispensabile un riordino mirato all’efficientamento e semplificazione della Pubblica amministrazione e l’innalzamento, quindi, della qualità dei servizi, a partire dai trasporti, che nell’insieme devono rappresentare un volano per la crescita e lo sviluppo. Come va anche scelta, finalmente, la strada di affiancare alle risorse europee un fondo straordinario regionale, finanziato dal governo centrale, che consenta investimenti strutturali pluriennali in grado di finanziare interventi per i nuovi insediamenti produttivi e per la valorizzazione del patrimonio culturale, artistico e paesaggistico in un’ottica di potenziamento del turismo, a partire da quello marittimo e crocieristico. In sintesi la Cisl della Campania privilegia e rivendica un progetto organico per la crescita e lo sviluppo. In tale contesto riteniamo il reddito di cittadinanza un ripetersi di scelte, come il Rei, che hanno affrontato solo l’emergenza sociale e non un processo organico propulsivo. La Cisl ritiene altresì che solo il rafforzamento della partecipazione responsabile di tutti i soggetti sociali può determinare le condizioni per la coesione, la crescita e il lavoro.

* Segretaria generale Cisl Campania
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