Giulio, calmati: l’ultimo appello del capitano

Giulio, calmati: l’ultimo appello del capitano
di Pietro Treccagnoli
Venerdì 15 Maggio 2015, 23:57 - Ultimo agg. 20 Maggio, 15:45
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«Esistono i servitori dello Stato ed esistono i servitori delle Città. Francesco Bruner era un servitore di Napoli. E lo è stato fino alla morte»: l’ex-sindaco Antonio Bassolino è rimasto sconvolto dalla strage di Secondigliano.



«Per un filo del bucato? Ma com’è possibile?». Nel dolore per tutte le vittime e nella solidarietà per i feriti, spicca la tragica fine del capitano della polizia municipale, conosciutissimo e amatissimo per il rigore e le straordinarie capacità umane e professionali. «Andate via, presto», grida Bruner. Poi alza la testa e guarda verso il balcone. Vede Murolo armato di fucile: «Dai, calmati - gli dice - Ora smettila». E invece Giulio Murolo non la smette: punta il fucile verso il capitano dei vigili. Mira. Spara. E lo ammazza.



Un eroe, come ha testimoniato anche il sindaco Luigi de Magistris che si è precipitato al Cardarelli a rendere omaggio alla salma di Bruner.



Giovanni Calamaio, 32 anni, capelli a spazzola. «Era una persona integerrima, stimata da tutti e lo ha dimostrato la vasta e spontanea presenza dei numerosi colleghi non in servizio che sono accorsi all’obitorio» commenta commosso il comandante della polizia municipale, Ciro Esposito del quale Bruner era diventato un diretto e stretto collaboratore. «Francesco aveva una funzione ispettiva, datagli dal comando, e sapeva relazionarsi con chiunque, proprio per la sua affidabilità. Era attivo e proattivo, coinvolgeva con il semplice esempio, in modo naturale. Non si tirava indietro mai». E persino nella morte l’ha tragicamente dimostrato. «Francesco conosceva l’assassino, era un suo vicino di casa» spiega Esposito. «Al momento della strage non era in servizio, ma è sceso in strada per bloccare le auto, per impedire che chi passasse fosse colpito. Ed è stato colpito proprio lui».



Un vigile modello, ricordano Bassolino e l’eurodeputato Massimo Paolucci, all’epoca assessore alla Mobilità, con il quale la vittima della follia assassina di Giulio Murolo s’è mosso fianco a fianco dal 1995 al 2001. «Bruner ha lavorato per anni con Giuseppe Colombo» rievoca Paolucci. «Erano una coppia mitica. Ogni volta che c’era un missione difficile loro erano in prima linea. "Chiamate Bruner e Colombo" chiedeva secco Bassolino, quando prendeva una delle sue ’nzirie "vedrete che con loro due si risolve"». E così era. Colombo è finito nel marzo di cinque anni fa per un infarto e Bruner ha continuato da solo con invariato impegno e con una disponibilità al dialogo che ne facevano un leader naturale. «Era capace di tenere a bada ogni tipo di automobilista» ricorda l’ex-sindaco «ma anche interi quartieri, quando, ad esempio, scattavano i nuovi dispositivi di traffico che inevitabilmente, nei primi giorni generavano disagi e proteste».



Non si fermava davanti a nulla. «Quando decidemmo di liberare via Medina dalle auto della polizia in doppia fila che intasavano quell’importante snodo viario» continua Bassolino «mandai lui in Questura, dopo aver parlato direttamente con il questore. Non esitò un attimo e raggiunge efficacemente il proprio compito. Ed era sempre lui a far sloggiare da piazza del Plebiscito pedonalizzata le auto degli ospiti o degli impiegati della Prefettura che si imbucavano. Le regole valevano per tutti». Bruner era pure l’uomo di fiducia che «scortava» il presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, durante le frequenti visite a Napoli. «E non si limitava all’ufficialità» aggiunge l’ex-sindaco. «Lui e Colombo erano gli addetti al coordinamento nei luoghi dove andava il Presidente, non solo per le cerimonie pubbliche, ma anche per le uscite private, in pizzeria, ad esempio. Con loro due eravamo sicuri che tutto sarebbe filato liscio e non sbagliavamo. Bruner non era mai fuori servizio. Tante volte l’ho visto, senza divisa, sotto Palazzo San Giacomo a intrattenersi con i colleghi e a dare loro consigli».



«Bruner e Colombo, inseparabili, rappresentavano l’opposto della facile immagine del vigile scansafatiche. Spesso quando varavamo i nostri dispositivi» spiega Paolucci «sconvolgendo vecchie abitudini dei napoletani, si scatenavano delle guerre mondiali e solo loro due, muovendosi da generali su un campo di battaglia, districavano ingorghi e calmavano gli animi». Negli anni Novanta facevano capo all’unità operativa di Mezzocannone, quindi presidiavano Portosalvo, un incrocio tremendo per la viabilità cittadina, allora molto più di adesso. «Le rare volte che non vedevi Bruner e Colombo» continua l’eurodeputato «facilmente si scatenava l’inferno. «Spesso li volevamo nelle nostre riunioni operative e fornivano indicazioni preziose, come quando c’erano blocchi temporanei al traffico, grandi avvenimenti, visite importanti o spettacoli. Non erano solo due lavoratori, ma due eroi civili». E Bruner lo è stato anche nella sua ultima ora, nella sua ultima sfida in un pomeriggio di follia nella sua Napoli.
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