Caso Triassi, si muove il ministro: «Deve essere trasferita»

Caso Triassi, si muove il ministro: «Deve essere trasferita»
di Giuseppe Crimaldi e Leandro Del Gaudio
Sabato 14 Agosto 2021, 00:00 - Ultimo agg. 15 Agosto, 11:08
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Non si è fatta attendere la mossa del ministero della Giustizia, che ha deciso di aprire un fascicolo disciplinare a carico del procuratore di Nola Laura Triassi. Una svolta che arriva solo a poche ore dal giro di boa di Ferragosto, con una richiesta formale che porta la firma del Guardasigilli, Marta Cartabia, dopo le accuse di tutto il pool di inquirenti vesuviani al capo dell’ufficio. È dai piani alti di via Arenula che giunge una mossa che rappresenta un termine di confronto utile anche per definire la procedura di incompatibilità ambientale che si è discussa (senza una conclusione formale) lo scorso luglio dinanzi al Plenum del Consiglio superiore della magistratura: un caso, quello nolano, che - di fatto - ha spaccato a metà l’organo di autogoverno della magistratura.


Un doppio binario su cui conviene fare chiarezza. Partiamo dal dato più recente, dalla notizia emersa ieri pomeriggio al termine di un’udienza che si è tenuta dinanzi alla sezione disciplinare, a Palazzo dei Marescialli. Che cosa è accaduto? In sintesi, il ministro della giustizia ha inoltrato la richiesta di trasferimento di ufficio in via cautelare a carico della procuratrice Triassi. Una richiesta che è stata recepita dalla sezione disciplinare, presieduta dal vice presidente del Csm David Ermini. Incartata la richiesta, la seduta è stata aggiornata al prossimo sei settembre, probabilmente per leggere gli atti di un’istruttoria che ha valutato alcune testimonianze raccolte in seno all’ufficio inquirente nolano, che ha coinvolto magistrati e personale dello stesso ufficio giudiziario.

Per conoscere l’esito di questa procedura, si dovrà dunque attendere ancora qualche settimana, mentre a carico del magistrato napoletano (da meno di due anni in sella alla Procura di Nola) pende anche una procedura di trasferimento per incompatibilità ambientale. Ricordate quanto accadde lo scorso 28 luglio? È stato il Plenum del Consiglio superiore ad affrontare (dopo un’istruttoria formalizzata dalla Prima commissione) il caso, decidendo nei fatti di non decidere, con un rinvio della valutazione, in attesa degli esiti della procedura disciplinare. Che ieri pomeriggio è stata di fatto intrapresa dallo stesso ministro guardasigilli. Serena, convinta di aver agito negli interessi della giustizia, determinata a dimostrare di aver abbattuto una serie di pendenze e di aver rimesso in moto la macchina inquirente nolana, Laura Triassi attende il momento per poter raccontare la sua versione dei fatti. Insomma, un terremoto estivo in una delle frontiere investigative in un territorio complesso come quello vesuviano, che sembra essere giunto a uno snodo cruciale. 

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Ma torniamo agli ultimi passaggi della vicenda. Da un lato i 12 sostituti procuratori, e insieme a loro il personale amministrativo con le forze della polizia giudiziaria: tutti concordi nel rappresentare il presunto «disagio» di lavorare in condizioni di autonomia e soprattutto di armonia con il numero uno dell’ufficio inquirente: posizione rilanciata dallo stesso procuratore generale presso la Corte di Appello di Napoli, Luigi Riello, che con una nota inviata alla Prima commissione del Consiglio superiore aveva fatto scattare il procedimento (che coinvolgeva anche il procuratore aggiunto, Stefania Castaldi); dall’altro, lei: Laura Triassi, magistrato di lungo corso stimato e forte di un’esperienza maturata negli ambienti giudiziari sin dai tempi della tangentopoli napoletana. Durante la seduta plenaria del 28 luglio il procuratore di Nola aveva respinto al mittente tutte le contestazioni: «Da quando mi sono insediata - aveva ricordato Triassi - ho dato respiro al lavoro di tutti, abbassando i carichi e le pendenze fino al 20-30 per cento, razionalizzando l’uso delle risorse, a cominciare da quelle della polizia giudiziaria, «sottraendo una o anche due unità a qualche collega che ne disponeva in eccesso per rispondere alle esigenze dell’Ufficio intercettazioni. Questo probabilmente ha creato qualche malcontento ingiustificato tra i sostituti». Poi l’affondo: «Dietro quegli esposti c’è stato un accordo preordinato per allontanarmi dalla Procura». Contro la decisione del trasferimento d’ufficio si erano schierati consiglieri del calibro di Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita. E così, dopo un lungo dibattito, si era deciso di sospendere il giudizio.

Il nome di Laura Triassi comparve anche in una chat intercettata all’ex presidente dell’Anm, Luca Palamara (poi radiato dalla magistratura). In quel momento era in atto un braccio di ferro con Tar e Consiglio di Stato, che avevano annullato alcune nomine. Palamara scrisse messaggi a due ex consiglieri di «Area», Fracassi e Clivio, che riguardavano proprio la nomina di Laura Triassi, in quel momento procuratore aggiunto a Potenza, alla guida della procura di Nola. Nomina che non sembrava loro gradita.
 

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