Palazzo Chigi sonda i Responsabili: si partirà dalla legge elettorale

Paolo Romani
Paolo Romani
Mercoledì 19 Febbraio 2020, 23:40
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I contatti ci sono. Ma vanno a braccetto con le smentite tattiche dei diretti interessati. E cioè i Responsabili che al Senato, dove i numeri sono ballerini, potrebbero palesarsi per salvare il premier Conte e la legislatura in caso di rottura netta e improvvisa di Matteo Renzi. Ma il silenzio, così come i depistaggi, sono d’oro oltre che d’obbligo. «Non esistono piani B, una maggioranza c’è», dice, o forse svia, Federico D’Incà, il grillino di Belluno che ha l’ingrato compito di essere ministro per i rapporti con un Parlamento in piena ebollizione. Sicuramente litigioso e pieno di vasi comunicanti.

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LA MOSSA 
Il premier Giuseppe Conte - con telefonate dirette e messaggi di inviati da emissari di Palazzo Chigi tanto che ieri si parlava di un funzionario del Viminale a lui molto vicino in azione- continua la sua opera di «discreto «sondaggio dei parlamentari». 

Chi per esempio ha parlato in queste ore con la senatrice azzurra Anna Carmela Minuto racconta di aver sentito queste confessioni: «Ci ha svelato che il premier l’ha chiamata per chiederle un aiuto, qualora ce ne fosse bisogno». 
I canali, nei sotterranei della politica, sono aperti e la tattica del «negare, negare sempre, anche l’evidenza» è quella giusta. 

Anche perché, come scherza il deputato azzurro Andrea Ruggieri con l’occhio disincantato di chi però non sembra interessato a queste dinamiche, «i barellieri entrano in campo solo quando c’è un infortunio, mica prima no?». 
Il toto-responsabile impazza e fa impazzire le parti in causa. E anche chi aspetta «solo una chiamata, ma come si deve». 

Sempre alla Camera - dove continuano a circolare le notizie di incontri tra il premier e la forzista critica Renata Polverini - girano anche le percentuali. «In Senato almeno il 35% del gruppo, seppur per motivi diversi, potrebbe aiutare Conte ad andare avanti: con il taglio dei parlamentari i posti si dimezzeranno quindi meglio far continuare questa avventura sperando di trarne più vantaggi possibili». 
Per i Responsabili, nel frattempo, è tempo di restare «in sonno». 

IN SENATO
A Palazzo Madama tutti sanno della potenziale esistenza del drappello. Ma il suo arrivo, inesorabilmente, comporta una serie di effetti collaterali politici, che rischiano di indebolire ulteriormente l’esecutivo. I contatti, tuttavia, si fanno sempre più fitti. Paolo Romani non smentisce i retroscena che lo definiscono come il gran tessitore del gruppo. E sorride a chi gli mostra la reazione di FI. I nomi, però, restano coperti. Circolano con insistenza i nomi degli azzurri Andrea Causin o Massimo Mallegni (che, in quel caso, sarebbe allontanato da Voce Libera, l’associazione di Mara Carfagna) o quello dell’ex M5S Saverio De Bonis. Secca invece la smentita di Quagliariello. Alla Camera un altro attore molto coinvolto dietro le quinte sembra essere Bruno Tabacci. 

Ma il problemi di tenuta di possibili ingressi preoccupano il resto della maggioranza alle prese con Italia Viva. Soprattutto in casa M5S dove il ritorno di Alessandro Di Battista ormai è imminente: ieri ha postato un selfie dall’Iran su un pullman con la dida: “Sulla strada di casa”. Ecco il primo no a operazioni ardite potrebbe arrivare proprio da lui, per esempio. 

E dunque è meglio continuare a tessere in silenzio i rapporti. Su questo Palazzo Chigi usa la tecnica dell’accelerazione seguita da una frenata repentina. In un gioco che sembra nascondino, ma anche il film “Prova a prendermi”. 

In questo scenario c’è anche il Pd che assiste con un crescente fastidio alle mosse di Renzi. Il leader di Italia Viva con il lancio della riforma «sindaco d’Italia» ha di fatto messo ancora una volta in dubbio l’accordo di massima su una legge elettorale proporzionale. «Preferisce il paurellum», dicono dal Nazareno. Che non solo bocciano l’idea di Renzi ma contrattaccano ribadendo la necessità di approvare «una nuova legge concordata in maggioranza da approvare con la più larga maggioranza possibile». E quindi in attesa di scossoni improvvisi il primo caso per separare i destini di Italia Viva da quelli del resto della coalizione potrebbe essere proprio su questo tema. Un proporzionale che non dispiace affatto a Forza Italia. Sempre che prima non accada l’infortunio. E a quel punto entrerebbero in campo, nei piani di Conte, i «barellieri». 
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