I robot del Righi in finale:
resta il nodo dei fondi

I robot del Righi in finale: resta il nodo dei fondi
di Nico Falco
Giovedì 13 Dicembre 2018, 22:56 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 08:44
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Adesso è ufficiale: il team dell’Augusto Righi sarà alla finale di Zero Robotics, la competizione internazionale di programmazione di robotica aerospaziale che quest’anno ha visto la partecipazione di quasi 200 squadre provenienti da tutto il mondo. La storia, poi diventata storiaccia, era scoppiata un mese fa, quando uno dei ragazzi si era lamentato della scarsità di risorse a disposizione dell’istituto, ed il caso aveva interessato anche il Senato: prima gli studenti erano stati esaltati come dei giovani geni su cui investire, poi additati come degli sfaccendati millantatori quando era venuto fuori che i finalisti non erano stati ancora decretati. Adesso anche quei dubbi sono dissolti, ma il problema resta: alla finale i ragazzi ci sono arrivati facendo le classiche nozze coi fichi secchi. 
LA STORIA 
È il 10 novembre scorso quando Davide Di Pierro, della squadra ZRighi della scuola di Fuorigrotta, prende la parola al Sabato delle Idee, la manifestazione culturale di Marco Salvatore. La competizione è alle semifinali e il team, composto da Di Pierro, Alessia Caparro, Mauro D’Alò, Davide Di Pierro, Emilia Napolano e Luigi Picarella, è secondo in una classifica da cui verranno fuori 14 finalisti. Il ragazzo si lamenta dell’esiguità di risorse in un torneo dove affrontano ragazzi sponsorizzati da multinazionali. E, aggiunge, se dovessero arrivare in finale, non avrebbero nemmeno i soldi per seguirla dalla sede del MIT di Boston. La situazione ha una eco nazionale e ben presto le facce di Di Pierro e di due dei suoi compagni, Picarella e d’Alo, finisce su tutti i media, complice una storia accattivante: diventano i geni arrivati dalla periferia, che col cervello sbaragliano la concorrenza di altri che possono contare su finanziamenti e strutture all’avanguardia. Parte la gara di solidarietà, diversi imprenditori si fanno avanti per pagare il viaggio in America e se ne interessa anche il Senato, che promette di reperire i fondi. Però, poi, la situazione precipita. 
LA POLEMICA 
A spegnere gli entusiasmi ci pensa qualche giorno dopo il Politecnico di Torino, coordinatore del torneo europeo di Zero Robotics, che tramite il suo sito Internet precisa che «i vincitori saranno decretati a metà gennaio 2019», che «tutte le 84 squadre attualmente in classifica sono quindi ancora in gara» e, si legge ancora nel comunicato, «per le squadre europee la finale si svolgerà ad Alicante», anche se c’è la possibilità, organizzandosi in autonomia, di seguirla dalla sede del MIT. I ragazzi provano a spiegare che non avevano mai detto di essere in finale, anche se con quel secondo posto era quasi una certezza, ma il tritacarne mediatico è già partito.
L’EPILOGO 
Mercoledì pomeriggio, la battuta conclusiva, con la pubblicazione della classifica delle squadre che si sfideranno nell’ultimo round. Il vincitore sarà proclamato a gennaio. Dei 149 team di partenza ne sono rimasti 42 (11 dei quali italiani), aggregati in 14 alleanze (7 delle quali guidate da team italiani, 2 del Sud con Napoli e Trapani). I ragazzi del Righi partono dal settimo posto, con l’alleanza Pizza&Bacon; con loro team americani: il BACON (della Charlottesville High School, Virginia) e il Team Kuhlschrank (Pope John XXIII High School, New Jersey). Oggi i ragazzi incontreranno il presidente Casellati con la speranza di poter raggiungere Boston dove potranno incontrare astronauti che hanno partecipato a missioni sulla Stazione Orbitante, i ragazzi con cui hanno lavorato, e toccare con mano gli SPHERES, i microsatelliti che stanno programmando. Ma il problema di fondo resta lo stesso, come aveva spiegato il professor Salvatore Pelella, coordinatore del team insieme al collega Ciro Melcarne: «Siamo arrivati a questo punto lavorando con due portatili in un ambiente messo a disposizione dalla preside: ci sono tante realtà, oltre alla nostra, che soffrono della mancanza di fondi e le Istituzioni dovrebbero farsene carico».
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