Il calcio che prende a calci il virus

di Francesco De Luca
Martedì 2 Marzo 2021, 23:35 - Ultimo agg. 3 Marzo, 07:00
4 Minuti di Lettura

Il calcio italiano non finirà mai di non imparare. E di stupire. Continua a non rispettare le regole e a gettare metaforicamente la palla in tribuna. La conferma è arrivata da Lazio-Torino, seconda partita fantasma dopo Juve-Napoli del 4 ottobre. Il 22 dicembre il Collegio di garanzia presso il Coni, annullando la penalizzazione di un punto al club azzurro e disponendo il recupero della gara, ha chiarito che si deve rispettare il provvedimento di una Asl, che va ovviamente al di là del protocollo di giugno e della disposizione sul rinvio possibile una tantum.

Il presidente federale Gravina ha tentato un forzato distinguo tra i due casi, sottolineando che il provvedimento della Asl di Napoli era stato emesso il giorno prima e quello della Asl di Torino una settimana prima. Una questione di tempi. Ma è una questione sbagliata perché un provvedimento emesso un giorno prima o una settimana prima ha la stessa valenza, trattandosi della materia più delicata, quella della salute pubblica.

Il consiglio della Lega Serie A si è riunito per decidere sulla «oggettiva impossibilità a fare giocare Lazio-Torino» segnalata da Gravina, ma non l’ha ritenuta tale anche per le pressioni di altri club che si erano precedentemente attenuti al protocollo. E così, dopo cinque mesi, ancora una volta si è purtroppo vista una squadra presentarsi allo stadio e attendere 45 minuti negli spogliatoi prima di tornare a casa. Secondo talune interpretazioni il giudice sportivo potrebbe ritenere l’assenza del Torino causata da “forza maggiore” e disporre il recupero della gara di Roma, non decretando la sconfitta per 0-3 e il -1 per i granata al contrario di quanto accaduto per il Napoli. Ma poi si dovrebbe spiegare perché al club azzurro che ha impiegato due mesi e mezzo per far valere le stesse sacrosante ragioni.

A differenza del caso dello scorso ottobre Figc e Lega non hanno avuto la stessa posizione: allora alzarono insieme un muro dinnanzi al Napoli, stavolta su questa linea è rimasta soltanto la Lega. La sentenza del Collegio di garanzia - uno schiaffo ai giudici federali di primo e secondo grado - ha fatto giurisprudenza e avrebbe dovuto suggerire a Gravina e ai presidenti delle Leghe di convocare immediatamente la commissione medico scientifica per un aggiornamento del protocollo. Non è stato fatto, forse anche perché il presidente federale era impegnato nella campagna elettorale, trionfalmente conclusa nella scorsa settimana, con il sostegno di Cairo, patron del Torino, e l’opposizione di Lotito, numero uno della Lazio.

Si era capito in occasione di Juve-Napoli che il protocollo era inadeguato e il club azzurro lo aveva fatto presente in due ricorsi ai giudici federali, subendo in secondo grado addirittura una scarica di offese prima di avere finalmente giustizia nelle aule del Foro Italico. Ha sorpreso poi sapere che De Laurentiis avrebbe appoggiato Gravina nell’elezione per la presidenza.

Quella vicenda non si è chiusa perché Juve-Napoli deve essere ancora giocata. Come ipotesi più concreta, dopo l’eliminazione degli azzurri dall’Europa League, è emersa la data di mercoledì 17 marzo. Se fosse confermata, gli uomini di Gattuso si troverebbero ad affrontare tre trasferte dal 14 al 21 sui campi di Milan, Juve e Roma, concorrenti dirette per la qualificazione Champions. È vero che una partita va recuperata nella prima data utile, tuttavia si potrebbe tener conto dell’evidente danno che rischia di subire il Napoli. Se davvero vuole aiutare la sua squadra in queste settimane complicate, De Laurentiis si batta affinché si attenda perlomeno di sapere se la Juve proseguirà nel cammino in Champions per un’eventuale data alternativa.

La contrapposizione Figc-Lega su Lazio-Torino è la conferma che nel calcio non vi è unità di intenti. Si è visto anche nelle vicende della vendita dei diritti televisivi per il triennio 2021-2024 e dell’ingresso dei fondi nel capitale della Lega. Affari milionari su cui i club si sono spaccati. C’è chi quei soldi li vorrebbe subito e chi invita a non accelerare i tempi per fare alzare le offerte. La pandemia ha rappresentato un colpo durissimo per il sistema, con un danno calcolato sui 700 milioni. Ma tanti club navigavano da tempo in brutte acque, tenuti a galla da bilanci “aggiustati” grazie a plusvalenze fittizie sulle cessioni di calciatori. Una vera e propria bolla finanziaria, per la quale era stato annunciato un rigoroso controllo da parte della Federazione, però poi le cose sono andate diversamente. La questione non riguarda soltanto club medi o piccoli ma anche uno di quelli più potenti e conosciuti al mondo: quale fine rischia di fare l’Inter dopo che il presidente Zhang ha sospeso gli investimenti nel calcio cinese? Quanta attenzione vi è realmente da parte degli organi di controllo sulla situazione finanziaria della squadra prima in classifica? È legittimo chiederselo ricordando che quasi vent’anni fa due prestigiose piazze, Firenze e Napoli, furono obbligate a ripartire dalla serie C.

© RIPRODUZIONE RISERVATA