In kayak alla Gaiola,
scattano le denunce

In kayak alla Gaiola, scattano le denunce
di Gennaro Di Biase
Lunedì 26 Agosto 2019, 22:30 - Ultimo agg. 27 Agosto, 06:59
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Kayak e Gaiola, un binomio che torna a far parlare. Dopo l’allarme frane per i «4 chilometri di costa a rischio» - lanciato dal Centro Studi Interdisciplinari Gaiola Onlus a inizio agosto - le iniziative di sensibilizzazione e i tour di centinaia di appassionati nell’area marina protetta nell’estate 2019, la scorsa settimana due kayakers sono stati denunciati dalla Guardia Costiera mentre pagaiavano nei dintorni della Scuola di Virgilio. L’episodio riaccende i riflettori sull’uso e sulle regolamentazioni del paradiso posillipino. Da un lato c’è la delusione dei noleggiatori, che si è fatta sentire sui social dopo l’operazione delle forze dell’ordine. Dall’altro lato c’è l’esigenza di rispetto delle regole sui kayak da parte Gaiola Onlus: «Alla Gaiola, come in tutte le aree marine protette - dice Maurizio Simeone, presidente del Csi - esiste una normativa da rispettare, che indica quali attività sono consentite, quali non sono consentite e quali sono consentite solo tramite esplicita autorizzazione e disciplina da parte dell’ente gestore». Di fatto, al momento non esiste un accordo - con le relative royalties - che autorizzi il transito di kayak alla Gaiola. Le autorizzazioni precedenti (siglate tra noleggiatori e Sovrintendenza) sono scadute nel 2015, e non si è ancora giunti a una nuova intesa tra Csi e noleggiatori. 

LA DENUNCIA E IL POST 
A commentare l’episodio della denuncia dei due kayakers è la stessa Kayak Napoli con un post sulla sua pagina Facebook: «I ragazzi di Kayak Napoli non possono più entrare alla Gaiola. Dopo aver dato la possibilità a tantissime persone di godere di questi posti, 2 dei nostri ragazzi sono stati denunciati per essere transitati con le canoe. Vi sembra giusta questa gestione della Gaiola da parte del Csi Gaiola Onlus?». Di certo, la situazione è delicata, al momento, così come è delicata la gestione di un’area marina protetta e l’applicazione di tutti i regolamenti che la vincolano. Da quattro anni circa, in ogni caso, manca un accordo ufficiale per il passaggio di canoe, canadesi e kayak nel mare della Scuola di Virgilio e dintorni. Niente accordo, niente autorizzazioni, niente kayak. 

IL CSI 
Dall’altro lato, Gaiola Onlus chiama in causa le normative: «Esiste un riferimento normativo molto chiaro su cosa è consentito o non consentito nelle diverse zone del Parco - prosegue Maurizio Simeone - Basterebbe attenersi alla normativa già esistente. Inoltre per ancora maggiore chiarezza, stiamo lavorando ad una regolamentazione organica di tutte quelle attività che per legge possono essere consentite previa specifica autorizzazione e regolamentazione del Parco, compresi i tour in kayak». In particolare, il Csi starebbe lavorando d’intesa con la Federazione Italiana Canoa e Kayak. «Il Parco - continua Simeone - è stato ed è prima di tutto un presidio di legalità, non dimentichiamoci che l’area della Gaiola veniva da uno stato disastroso di abbandono totale trentennale, alla mercé di qualsiasi attività illecita di ogni genere, dalla pesca di frodo praticata con ogni mezzo anche altamente distruttivo, come il tritolo, al transito di motoscafi e ancoraggio selvaggio ovunque, all’abbandono di rifiuti a terra e in mare. Siamo felici che oggi il Parco abbia permesso il fiorire di attività economiche prima impensabili come i tour in kayak, ma tutto deve essere svolto nel pieno rispetto delle norme».
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