Sud, nelle terapie intensive un divario moltiplicato per 9

Sud, nelle terapie intensive un divario moltiplicato per 9
di Marco Esposito
Martedì 28 Settembre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 17:25
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La perequazione infrastrutturale entra finalmente nell’agenda politica, con le prime audizioni in Parlamento. E si avvicina la scadenza del 30 novembre 2021 fissata nel decreto per la “ricognizione”, ovvero il censimento dell’esistente, premessa per gli interventi appunto perequativi. Tra i nove capitoli della ricognizione spicca la sanità, la cui centralità era evidente già prima del Covid. Il decreto legge affida al ministero delle Infrastrutture di Enrico Giovannini il compito di effettuare il censimento anche del comparto salute e qualche dubbio sul fatto che chi si occupa di treni sappia altrettanto di ospedali è legittimo. Così però ha deciso il legislatore e allora diventa ancora più utile il lavoro effettuato proprio sulla sanità dalla Banca d’Italia, in una ricerca dal titolo «I divari infrastrutturali in Italia: una misurazione caso per caso».

Il rapporto colora l’Italia con pennellate di blu intenso dove il servizio è molto sopra la media (posta per definizione a 100) e aree di celeste chiaro, quasi bianco, nei posti sotto lo standard. Lo fa con un dettaglio più piccolo delle province, in modo da evidenziare le differenze locali su alcuni indicatori. Nei posti letto in terapia intensiva - dei quali sappiamo ormai l’importanza decisiva - i divari arrivano a nove volte, cioè ci sono cittadini che abitano in posti nei quali la disponibilità del servizio d’emergenza è nove volte maggiore rispetto ad altri luoghi d’Italia. Questo nonostante nella sanità, come negli altri servizi civili e sociali, dovrebbe valere la regola costituzionale dei «livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale». Nei confronti tra regioni l’Emilia Romagna è prima con 142,8 punti (cioè una disponibilità del 42,8% superiore alla media italiana) e la Sardegna ultima a 15,3. Quindi per raggiungere lo standard la rete di terapie intensive in Sardegna dovrebbe essere rafforzata di sei volte. Un secondo focus di Bankitalia punta il faro sui posti letto per le malattie infettive e in tale caso gli estremi sono se possibile ancora più distanti, con l’Emilia Romagna a 144,9 e la Sardegna a 10,5 punti. Terzo settore: i posti letto ospedalieri specializzati in pneumologia, altro comparto di cui il coronavirus ha evidenziato il ruolo centrale. In tale caso l’Emilia Romagna è sempre prima, a quota 148,9; la Lombardia seconda a 140,5; la Sardegna a 10,9 e la Sicilia penultima a 38,5.

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Come calcola l’indice lo studio di Bankitalia? Considera per ciascun territorio i posti letto disponibili nelle singole specializzazioni in rapporto alla popolazione e la loro raggiungibilità in automobile. Più i posti sono lontani, meno valore hanno per l’assistito. Questo spiega perché chi vive su un’isola come la Sicilia e più ancora in Sardegna può in pratica utilizzare soltanto la rete sanitaria locale, la quale però è oggettivamente sottodimensionata rispetto a quanto è attivo nell’area della pianura padana. L’analisi inoltre risente degli squilibri dovuti all’infrastruttura stradale, altro capitolo della ricerca dell’istituto guidato da Ignazio Visco. In particolare la Sardegna ha punteggi così bassi perché il suo indice di infrastrutture stradali è già di 63,5 (sempre con Italia uguale a 100). La Campania, in tale contesto non sfigura grazie alla centralità della sua posizione geografica (Roma è facilmente raggiungibile) e a una rete ospedaliera numericamente adeguata in rapporto alla popolazione.

Per i tre settori di terapia intensiva, malattie infettive e pneumologia l’indicatore per la Campania è sempre sopra quota 100 (110,2; 111,7 e 105,45 per gli amanti delle statistiche). 

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L’indicatore della Banca d’Italia, però, ha il difetto di essere eccessivamente dipendente da quantità numeriche, come se la conta dei posti letto in rapporto agli abitanti e i chilometri da percorrere per arrivare al parcheggio dell’ospedale fossero i soli parametri da considerare per chi ha bisogno di cure. Per migliorare tale analisi, la ricerca sui divari infrastrutturali elabora anche un ultimo parametro sulla sanità e cioè l’accessibilità complessiva dei posti letto (di tutte le tipologie) pesata però con il punteggio attribuito per i Lea (livelli essenziali di assistenza), vale a dire un indicatore di qualità dell’assistenza ospedaliera. Tale indice composito in pratica sintetizza in un numero solo quanto costa in termini di tempo a ciascun cittadino raggiungere una struttura ospedaliera di qualità nel caso in cui sia necessario ricorrere a un ricovero. 

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Ne viene fuori una banca dati preziosa che, tradotta in un’immagine colorata, porta la fotografia pubblicata in centro pagina. Sardegna e Sicilia sono sconsolatamente pallide e il celeste è molto chiaro anche in larga parte del Mezzogiorno e nelle aree alpine, che pagano le difficoltà di comunicazione. Nel suo insieme però la spaccatura dell’Italia è netta con il Nord e il Centro a 123 e 129 e il Sud lontanissimo a 67. In tale analisi anche la Campania scende sotto quota 100 e per l’esattezza si ferma a 95,8. Un numero che rileva come il sistema sanitario per chi vive in Campania non sia nel suo complesso inadeguato dal punto di vista quantitativo, ma perde qualche punto se si considera la capacità di rispondere ai livelli essenziali di assistenza. 
 

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