Insigne, Gattuso e quell'abbraccio per DeLa

di Francesco De Luca
Mercoledì 12 Maggio 2021, 00:10 - Ultimo agg. 07:00
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Lo scatto del Napoli in classifica è poderoso come quelli di Osimhen. Ha battuto l’Udinese e ha sorpassato Atalanta e Milan, impegnate stasera come la Juve, scivolata a -4 dagli azzurri. La partita chiave per l’assegnazione dei tre posti nella Champions 2021-2022 può essere quella di Reggio Emilia tra i bianconeri e il Sassuolo, che è in salute e ha ambizioni europee (Conference League, la nuova competizione lanciata dall’Uefa), dunque il peggiore avversario per la ciurma di Pirlo che sembra allo sbando. Il Napoli bello e maturo - ancora una vittoria con ampio scarto di reti, indice di potenza: in questa stagione già cento gol - rivitalizzato da Gattuso, più forte di una dirigenza che nel momento di difficoltà non lo ha sostenuto, ha fatto un’altra vittima. L’Udinese è stata travolta da una squadra che manda a segno tutti i suoi uomini: ieri è toccato a due centrocampisti (Zielinski e Fabian), due attaccanti (Lozano e Insigne) e un difensore (Di Lorenzo).

Alla fine del primo tempo, dopo aver incassato un uno-due in cinque minuti, i bianconeri erano rientrati in gioco con la rete di Okaka. Ma è stato un attimo. Ci vuole coraggio per affrontare il Napoli e invece l’Udinese è rimasta acquattata nella sua metà campo. Agli azzurri, finalmente cinici come Ringhio da tempo voleva, sono bastati due spazi liberi per chiudere con Lozano e Di Lorenzo la gara, aperta da due prodezze dei centrocampisti Zielinski e Fabian. Alla fine c’è stata anche la perla di capitan Insigne, che ha eguagliato il primato personale di reti (le 18 nel secondo anno di Sarri) e ha abbracciato Gattuso, a conferma della solidità del rapporto tra lo spogliatoio e il tecnico. Sia un motivo di riflessione per De Laurentiis perché questo è un importante progetto tecnico da salvaguardare, al di là di umori e questioni personali.

Gotti ha adottato una tattica diversa rispetto al collega Italiano, che non si era curato di assicurare copertura allo Spezia. L’Udinese ha schierato fino a otto uomini nell’area di Musso però il risultato è stato lo stesso, devastante per la sua difesa. Succede così con le grandi squadre e il Napoli è tornato ad essere tale appena ha recuperato tutti i suoi uomini, a cominciare dal bomber Osimhen, rimasto all’asciutto anche se molto partecipe al gioco, a conferma della sua crescita. Gattuso, dopo il gol di Di Lorenzo (crescita impressionante dell’esterno che si candida per un posto da titolare all’Europeo), ha sostituito Victor perché era diffidato e domenica c’è la partita di Firenze, il penultimo atto della stagione.

Le vittorie, costruite con i gol e una straordinaria condizione fisica, hanno rafforzato il morale della squadra. Le hanno dato prima compattezza e poi serenità, anzi allegria. Non ci sono più le ombre che erano emerse da novembre, quando cominciò la catena di infortuni. È questo lo spirito che voleva rivedere Gattuso, assolutamente convinto della qualità tecnica del gruppo a cui lui ha saputo dare un’anima in mesi di lavoro faticoso e da taluni non riconosciuto.

Nelle sfide che riguardano la volata Champions l’Atalanta dovrebbe guardarsi dalla voglia di riscatto del Benevento, offeso dagli errori della maledetta coppia arbitrale Doveri-Mazzoleni, e il Milan si ripresenterà a Torino per affrontare i granata dopo il trionfo sui bianconeri: rischia di pesare per i rossoneri l’assenza di Ibrahimovic nei prossimi 180’. La Juve torna stasera a Reggio Emilia, dove quattro mesi fa piegò il Napoli nella sfida per l’assegnazione della Supercoppa. Sembrò, in quella sera d’inverno, che Pirlo potesse spiccare il volo e invece il suo progetto è rimasto incompiuto e lui ha rischiato di perdere la panchina ancor prima della fine della stagione perché ha collezionato una figuraccia dopo l’altra. Subita un’umiliante sconfitta nello scontro diretto col Milan, tenta la sterzata sul campo del Sassuolo mentre giustamente non si placa la tempesta intorno al presidente Agnelli rimasto nel fortino della Superlega con Barcellona e Real Madrid. Sarebbe doveroso da parte delle istituzioni calcistiche un provvedimento severo ma è probabile che si vada verso il chiarimento e la pace perché, come ha ricordato ieri il presidente federale Gravina, «il calcio non può fare a meno della Juve ma bisogna rispettare le regole».

Nelle ultime pagine di questo campionato scopriremo se la Juve resterà fuori dalla Champions per l’arroganza dei suoi dirigenti o i risultati dei suoi giocatori, di certo nella prossima stagione non ci sarà Pirlo in panchina, così come da queste parti dopo le vacanze estive non si rivedrà Gattuso, a meno di colpi di scena. Lo stesso destino per due allenatori che hanno scritto storie diverse: così è il calcio, ingiusto. 

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