Insigne, niente lacrime: testa bassa e pedalare

di Marilicia Salvia
Giovedì 21 Gennaio 2021, 23:30
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«Non ci resta che piangere»: è stato facile il nostro gol, caro Lorenzo, sulla prima pagina di ieri, e a segnarlo ci hai aiutato tu, con le tue lacrime che erano l’ultima cosa che avremmo voluto vedere eppure la più giusta, la più umana, quella che ci ha rappresentato tutti, il suggello inevitabile di una serata che da tifosi inguaribili avevamo sognato e immaginato molto molto diversa. Però, caro Lorenzo, il giorno dopo lo possiamo dire forte, anzi dobbiamo: è un altro il titolo che da oggi in poi ci tocca cercare, perché non è vero affatto che ci restano solo le lacrime, non è mica finita, da qui alla fine abbiamo ancora tanta strada, tanti traguardi da tagliare, tutti perfettamente alla portata. Tante rivincite, persino con la Juve, che potremmo ritrovare in Coppa Italia e dovremo incontrare (per batterla) addirittura due volte in campionato.


È stata una serata storta, Lorenzo. Hai fatto una cavolata, un errore blu di quelli che alla scuola dei calciatori ti fanno nero. Ma i rigori li sbaglia chi non li fa, parola di Maradona che sappiamo tutti il campione che era, il più campione di tutti, eppure. I rigori si segnano e a volte si sbagliano, e sbagliarli a volte fa male più di altre, vedi il povero Baggio che ancora non ci dorme la notte al pensiero di quella finale dei Mondiali persa per un errore, il suo.

Del piccolo Nino della canzone di De Gregori non parliamo neppure, l’hanno già tirata in ballo in tanti e la tua Jenny ne ha fatto un manifesto, pubblicandola sulla sua pagina Facebook, e chi deve capire capisca. Insomma basta piangere e basta recriminare, caro Lorenzo, diamoci una mossa piuttosto, perché è di questa che adesso abbiamo davvero bisogno. Di una bella scossa e pedalare, non di lacrime e meno che mai di polemiche.

E questo vale per tutto l’ambiente, dalla società ai tifosi, i quali tanto per cambiare invece di fare quadrato si perdono in dispute inutili. E deleterie. Perché diteci un po’ che senso può avere la pioggia di contumelie che da 24 ore sta grondando via social sul povero capitano. Insigne capitano indegno della sua fascia, Insigne napoletano indegno di Napoli, Insigne calciatore a metà, indegno del Napoli. Una manfrina, questa sì, indegna. La verità è che Lorenzo Insigne, proprio perchè napoletano, sente mille volte di più la responsabilità della maglia che indossa, figurarsi della fascia.

Lorenzo Insigne capisce mille volte di più e meglio dei suoi compagni di squadra - che pure non è che siano insensibili all’argomento - il senso della sfida, di ogni sfida alla Juventus. Insigne se la sente sulla pelle, se la carica sulle spalle la voglia di questa città di emergere, di tornare a vincere non solo nel calcio, ma almeno nel calcio. E ok, l’altra sera avrà sentito un po’ troppo la pressione, gli sarà sfuggita di mano, anzi dal piede, la voglia che aveva di insaccargliela alle spalle, a quel portiere dal nome impronunciabile che già ci aveva negato un paio di gioie. Non doveva succedere, invece è successo: d’altra parte se è vero che contro i bianconeri di rigori ne aveva già sbagliati due, era inevitabile che prima o poi, secondo proverbio, arrivasse anche il terzo. Sicché il titolo giusto diventa subito un altro: ricomincio da tre. Tre come i rigori alle spalle, tre come campionato, Europa League, Coppa Italia ancora davanti a noi. Forza Lorenzo: adesso non ci resta che vincere.

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