Più di un milione di ragazzi esclusi da internet veloce: al Sud pesa il costo della connessione

Più di un milione di ragazzi esclusi da internet veloce: al Sud pesa il costo della connessione
di Nando Santonastaso
Mercoledì 15 Luglio 2020, 00:00 - Ultimo agg. 18:12
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Il divario non è solo una questione di Pil o di occupazione. E nemmeno di Covid-19, che peraltro quel fossato sembra destinato ad allargarlo ancora. È anche il costo di una connessione a Internet: in Campania quasi il 15% delle famiglie lo indica come l’ostacolo maggiore per collegarsi alla Rete. È più del doppio del Nord che a sua volta è quasi la metà della media del Sud (11,9% le famiglie senza Internet). Ma va ben oltre il digital divide documentato in maniera puntuale da un report diffuso ieri sulle disuguaglianze digitali, promosso dall’”Osservatorio con i bambini” e realizzato dall’impresa sociale “Con i bambini” (interamente partecipata dalla Fondazione con il Sud guidata da Carlo Borgomeo) e da Openpolis. Perché misura il problema dalla parte dell’infanzia e dei giovani, rafforzando la tesi che la povertà digitale pesa e peserà in maniera sempre più massiccia su quella educativa nei prossimi mesi, creando un’ulteriore frattura tra il Mezzogiorno e il resto del Paese. Non a caso, la quota di famiglie che anche prima della crisi da pandemia dichiarava di non avere Internet a casa è concentrata soprattutto al Sud. Ed è sempre in quest’area che sale al 20% la quota di ragazzi tra i 6 e i 17 anni che non possiede un pc o un tablet a casa (la media nazionale si ferma al 12,3%). Non è peraltro solo un problema strettamente economico visto che ad incidere è anche l’insufficiente copertura della rete dove si abita. Ma il report dimostra che a fronte di una media nazionale di famiglie connesse a Internet del 76,1%, le regioni meridionali sono ancora tutte nella fascia più bassa della classifica. La Calabria, ad esempio, con il 67,3%, di connessioni «mantiene invariato il ritardo di circa 14 punti rispetto al Trentino Alto Adige, la regione più connessa». Ad eccezione della Sardegna, inoltre, «nessuna regione del Sud ha una quota di famiglie con accesso alla Rete superiore al dato nazionale». 

Ma lo scenario si fa cupo quando, appunto, i dati raccontano dei cittadini più piccoli: «Nella classifica delle provincie con più minori in Comuni non raggiunti dalla rete fissa di banda larga veloce, ai primi tre posti troviamo Nuoro, Isernia e Oristano». E ancora: il minor numero di famiglie connesse si registra soprattutto nei piccoli Comuni con meno di 2mila abitanti mentre le cose vanno un po’ meglio nelle grandi a metropolitane. Ma sono soprattutto oltre un milione «i minori che vivono in Comuni nei quali nessuna famiglia è raggiunta dalla rete fissa veloce». 

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Partendo da questi numeri è facile capire perché lo scenario digitale a breve termine per gli under 18 meridionali sia a tinte fosche. Le disuguaglianze digitali, sottolineano «Con i bambini» e Openpolis, rischiano di sommarsi a quelle già esistenti, dalla condizione sociale al luogo di residenza, con effetti drammatici nelle aree più deboli. «Basti pensare al gap di velocità della Rete vissuto dai ragazzi che abitano nelle aree interne. Oppure alla disparità subita dalle famiglie che non possono garantire ai loro figli computer adeguati e connessioni veloci». Difficile perciò non pensarla come Marco Rossi-Doria, vicepresidente di “Con i bambini” quando sottolinea che «non è sufficiente fornire temporaneamente un dispositivo digitale alla scuola». Al contrario, «lo Stato dovrebbe garantire alle famiglie in povertà la possibilità di accesso a Internet veloce e almeno un computer dedicato a ragazzi».
 


È una proposta suffragata anche da un altro elemento. In Italia vivono 9,6 milioni di minori e durante il lockdown circa 8,5 milioni di bambini e ragazzi sono stati costretti a rimanere a casa, subendo loro malgrado l’acuirsi di disagi preesistenti. Un minore su due, ad esempio, vive in un’abitazione sovraffollata, spiega il report, e il 7% affronta anche un disagio abitativo, di ordine cioè strutturale. Dal momento che la povertà cresce al diminuire dell’età (è oramai dimostrato che l’incidenza della povertà assoluta si concentra nella fascia da zero a 17 anni), e parallelamente all’aumento del numero dei figli, non sorprende che più una famiglia è numerosa più è probabile che finisca in povertà (parliamo del 20% con almeno tre figli). «È di questo quadro sociale che bisogna tener conto di questo quadro sociale che bisogna tener conto quando si parla delle nuove esigenze in chiave digitale imposte dall’emergenza». 

Il report parla espressamente di un forte rischio di «discriminazione» nei confronti dei ragazzi esclusi dalla Rete perché privati di un supporto educativo che, come dice Rossi-Doria, «dev’essere tutelato in primis dal diritto allo studio». E questo pericolo rende ancor più precaria la posizione dell’Italia, già adesso molto lontana dalla strategia europea della gigabit society oltre che, come visto, alle prese con profondi divari interni (nella graduatoria europea il nostro Paese figura al terz’ultimo posto). Ma non è un dato, purtroppo sorprendente se in una stessa regione, come la Campania, al primato di Benevento per numero di «lavagne interattive multimediali» e di pc per alunno corrisponde l’ultimo posto della città metropolitana di Napoli, fanalino di coda in entrambe le classifiche (4,5 il numero medio di pc e tablet per ogni 100 alunni della regione). Non va dimenticato, peraltro, che anche a livello ministeriale si conoscono i dati solo del 70% delle scuole circa la presenza dei pc al loro interno. E che le informazioni più carenti riguardano in particolare gli istituti del Mezzogiorno. Illuminante, a al proposito, è la mappa regione per regione proposta dallo studio: uno scenario di grande interesse che racconta di un’Italia divisa profondamente tra i territori. 

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Di fronte va questi problemi, sottolinea in particolare Openpolis, le risposte recenti, decise nell’ambito dei decreti di emergenza del governo, hanno bisogno di tempo per poter diventare efficaci. Il sistema di incentivi per la connettività, la didattica a distanza degli studenti meno abbienti i fondi Pon per la digitalizzazione delle scuole elementari e medie non sono misure trascurabili ma il loro monitoraggio potrà avvenire solo tra qualche mese. Resta da capire poi se i 150 milioni stanziati dal Cura Italia basteranno anche se ad essi vanno aggiunte le risorse previste da molte Regioni (ieri la Campania ha stanziato ad esempio risorse per borse di studio da 300 euro destinate a 23.560 studenti per contrastare l’abbandono scolastico). Ma sarà importante anche che questi provvedimenti vadano al di là dell’emergenza: dovranno cioè «restare all’ordine del giorno dell’agenda politica» e molto, ovviamente, dipenderà dalla tenuta del governo. «Il distanziamento fisico non diventi distanziamento sociale è la vera sfida per famiglie, scuola e organizzazioni social», dice il report. Oggi sembra più facile a dirsi che a farsi.
 

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