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Irpef, le addizionali locali dimezzano gli sconti 2022: i redditi più colpiti tra 15 e 50mila euro

di Marco Esposito
Articolo riservato agli abbonati
Giovedì 13 Gennaio 2022, 23:30 - Ultimo agg. : 14 Gennaio, 20:48
5 Minuti di Lettura

Gli sconti Irpef del 2022 sono già sfumati per metà, se non del tutto, in Campania e in particolare a Napoli. Per effetto del rincaro delle addizionali locali, infatti, sparirà larga parte dei benefici della riforma fiscale, nonostante il passaggio da cinque a quattro aliquote e la riduzione di 2-3 punti della pressione fiscale. Effetto della manovra della Regione Campania (da ritoccare entro il 31 marzo) e dell’Accordo per il ripiano del disavanzo del Comune di Napoli (da sottoscrivere entro il 15 febbraio). E, anche se i dettagli non sono ancora noti, la direzione è chiara e il quadro peggiorerà nel 2023, come si vedrà. 

Per seguire i temi fiscali è utile qualche esempio concreto, con l’avvertenza che chi di imposte ne paga poche o per niente (perché ha redditi modesti e quindi è giusto che non versi niente, oppure perché li nasconde al fisco e quindi è un mascalzone) non va incontro a novità. Una variazione di rilievo si inizia a vedere intorno ai 25mila euro lordi di imponibile Irpef. Fino al 2021, con il sistema a cinque aliquote, su quella fascia di reddito se ne applicano due: il 23% sui primi 15mila euro e il 27% sui 10mila successivi. In totale fa 6.150 euro da versare al fisco nazionale (al lordo di eventuali sgravi legati al tipo di reddito, alla composizione familiare e così via). A tale somma già considerevole nel 2021 si aggiungeva un’addizionale di 2,03% fissa della Regione Campania e dello 0,8% anch’essa fissa del Comune di Napoli. In totale altri 708 euro di imposta. Nel 2022 a livello nazionale si passa da cinque a quattro aliquote. La prima resta ferma al 23% mentre la seconda (che si applica sulla fascia 15-28mila euro) scende di due punti dal 27% al 25%. Oltre i 28mila si passa dal 38% al 35% ma solo fino a 50mila euro e non più 55mila. Sopra i 50mila si va subito al massimo del 43%. Ma cosa accade alle addizionali locali?

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La Regione Campania ha deciso di uscire dallo schema dell’addizionale fissa al 2,03% e di passare a un sistema di cinque aliquote di cui la prima è più bassa di quella attuale (1,73%) mentre le altre sono più alte e simili tra loro e cioè 2,96%; 3,20%; 3,30%; 3,33%. Lo schema a cinque aliquote però nel frattempo è saltato e quindi la Regione deve riscrivere la norma entro il 31 marzo. Non è difficile immaginare che sparirà la quarta aliquota. Sui primi 15mila euro di reddito il risparmio si traduce in un bonus di 45 euro che si assottiglia per redditi immediatamente superiori per azzerarsi già prima dei 20mila euro. A 25mila euro di reddito si paga una cinquantina di euro più di adesso, bruciando una fetta dei 200 euro di sconto nazionale. Più incerta la situazione al Comune di Napoli. In base alla legge che istituisce l’Accordo per il ripiano del disavanzo, il Comune che aspira al contributo deve portare in dote un quarto della somma richiesta, utilizzando in prima battuta due leve: l’addizionale Irpef (che potrà superare il limite di legge di 0,8%) e un contributo sui diritti d’imbarco portuali e aeroportuali. Per il 2022 il fondo complessivo (da dividere tra Napoli, Torino, Palermo e Reggio Calabria) è di soli 150 milioni, di cui a Napoli ne spettano poco più di metà. Se la somma esatta fosse di 80 milioni, Napoli per procurarseli dovrebbe metterne sul piatto 20. L’addizionale Irpef comunale al momento ne vale 73 per cui per coprire la somma si dovrebbe passare dall’aliquota di 0,80% a una di 1,02%. L’anno successivo però, con il contributo che salirà da 80 a 150 milioni, l’addizionale dovrebbe lievitare a 1,21%. La scelta tecnica (e politica) sarà se far scattare due aumenti consecutivi dell’addizionale oppure uno solo quest’anno alla cifra tonda dell’1% (o a quella di 0,9% già applicata a Roma), spingendo poi sulle altre leve, sperando in una ripresa dei traffici passeggeri, in questi mesi piuttosto ridotti per l’emergenza sanitaria. Il beneficio Irpef si dimezzerà - euro più, euro meno - per tutti i redditi fino a 50mila euro. Poi andrà anche peggio, perché oltre quello scaglione il bonus Irpef scenderà mentre salirà al massimo la quota Irpef regionale e sopra i 60mila euro di imponibile il contribuente residente a Napoli pagherà più del 2021. 

E nel 2023 è in arrivo un’altra riforma che penalizzerà il ceto medio. Sparirà il meccanismo delle addizionali e scatterà una sorta di sovrimposta che tra Comune e Regione sarà poco inferiore al 12% dell’Irpef nazionale dovuta. Per chi ha redditi bassi ci sarà un minimo risparmio rispetto al sistema del 2021 mentre per i redditi oltre i 20-25mila euro si verserà di più, anche una volta e mezza quanto versato nel 2021. 

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Le addizionali locali sono molto differenziate sul territorio italiano e sono sotto la media in Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta e Veneto. Ma il vero e proprio paradiso fiscale è in Alto Adige, dove per larga parte dei contribuenti le addizionali non sono dovute per nulla. Il caso più clamoroso infatti è quello della Provincia autonoma di Bolzano: l’addizionale equivalente regionale è zero fino a 35mila euro, per poi “salire” all’1,23% fino a 75mila e a 1,73% oltre. Mentre il Comune capoluogo ha un’addizionale Irpef zero da sempre anche per i milionari. Questo vuol dire che, a parità di 35mila euro di reddito, un contribuente residente a Bolzano nel 2021 risparmiava già 991 euro di Irpef rispetto a una persona di identica retribuzione imponibile residente a Napoli, con il guadagno che salirà a oltre 1.200 euro quest’anno. Ed è meglio fermarsi nel confronto, senza sfiorare il tema del livello di servizi offerti. 

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