«Italia Viva o Carfagna»
le tentazioni degli azzurri

«Italia Viva o Carfagna» le tentazioni degli azzurri
di Carlo Porcaro
Mercoledì 18 Settembre 2019, 22:19
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Il nuovo partito di Matteo Renzi, Italia Viva, è appena nato ma ha già scosso pesantemente la sonnacchiosa Forza Italia. Un terremoto destinato a produrre effetti più a destra che a sinistra. Quali nel concreto? In Campania, al momento, nessun parlamentare o dirigente intende lasciare Silvio Berlusconi per traslocare nella casa dell’ex segretario Pd, ma sospetti e retroscena si intrecciano. Il progetto centrista in salsa liberal da una parte affascina e dall’altra viene visto come competitivo: tutti ne discutono la portata e valutano il da farsi. Alla cena organizzata da Mara Carfagna a Roma, infatti, tra i 60 parlamentari seduti come commensali c’erano molti big locali come il consigliere regionale Armando Cesaro, il deputato Antonio Pentangelo ed il senatore Cosimo Sibilia mentre il coordinatore campano Mimmo De Siano era assente. Per fare che cosa? Innanzitutto ascoltare gli input della vicepresidente della Camera il cui obiettivo principale è evitare la fuga da una Forza Italia che già è al lumicino (5 per cento) secondo gli ultimi impietosi sondaggi. Orecchie ben aperte alle sue parole, ma poi bocche quasi tutte cucite all’esterno per non irritare il capo, già sufficientemente irritato. 

LE REAZIONI
«Ho parlato al telefono direttamente con Silvio Berlusconi durante la cena: non c’era bisogno di chiarire la linea politica, dal momento che ho un tale rapporto con il presidente che ogni decisione diversa sarebbe fuori dalla realtà», spiega il capogruppo regionale Armando Cesaro che da sempre vanta un buon rapporto di fiducia con Francesca Pascale, fidanzata del numero uno di Fi. «Girano ricostruzioni drammatizzanti su questa cena. La verità è che Berlusconi era perfettamente informato dell’iniziativa della quale condivide molte ragioni. Poi il gruppo di Forza Italia è l’ultima oasi di libertà, non ci sono caserme né capitani», dice Gianfranco Rotondi, leader di Democrazia cristiana e vicepresidente del gruppo azzurro alla Camera, nel tentativo di spegnere il fuoco delle polemiche. I sospetti restano perché i fedelissimi di Berlusconi considerano Rotondi e Brunetta un po’ le menti pensanti di questa fronda interna. «Si discute molto in questa fase di grandi cambiamenti nazionali, ma non andiamo certo con Renzi - aggiunge un deputato salernitano fedelissimo della Carfagna, Gigi Casciello, per respingere i sospetti altrui - Mara ha piuttosto sottolineato che Renzi si pone come competitor per la nostra area che comunque resta il centrodestra». L’unità del centrodestra resta il presupposto di ogni ragionamento. Soffiano tutti sul fuoco, insomma, ma si vivono queste ore con grande preoccupazione. Con curiosità guardano ai nuovi scenari i vari Paolo Russo, Enzo Fasano e Marzia Ferrajoli, senza però esporsi pubblicamente. Infine il capo dell’opposizione in Regione, Stefano Caldoro, resta fermo sulle sue posizioni storiche: fin quando c’è Berlusconi, nessuno può pensare di farne a meno oppure di costruire una propria corrente interna. Chi ci ha provato ha sempre fatto una brutta fine. 

LA STRATEGIA
Italia Viva nasce per coagulare i moderati, sia quelli delusi da un Pd tornato troppo a sinistra con Zingaretti sia quelli orfani del carisma di Berlusconi. È normale, quindi, che in molti si interroghino sul proprio destino. Lo spazio è ristretto e i contendenti sembrano troppi. Non è un caso quindi che alcuni dirigenti locali azzurri preferiscano il silenzio per evitare che il cerchio magico di Arcore - composto da Tajani, Ronzulli, Gelmini e Bernini - possa emarginarli. La sensazione comune è che il messaggio lanciato da Carfagna ad un’ampia platea di colleghi di partito sia diretto contemporaneamente al Cavaliere («diamoci una mossa altrimenti qui se ne vanno in tanti») nonché a Salvini per ridurne lo spazio conquistato in questi ultimi mesi a danno in primis degli azzurri («basta essere subalterni»). «Il partito di Renzi deve essere valutato come una scelta di potere per dare fastidio al nuovo Governo: non va legittimato da noi», il messaggio recapitato sulle chat dallo staff comunicazione di Berlusconi. Motivo per cui le uscite esterne sono state ben soppesate: è presto per dirsi addio, ma che non sia troppo tardi per rimanere isolati o schiacciati dal leader leghista. Se l’altro ribelle, Giovanni Toti, un partito autonomo all’interno del centrodestra lo ha creato (“Cambiamo”) mettendo radici anche in Campania, i seguaci della Carfagna per ora restano al sicuro dove sono sempre stati. Per quanto tempo, considerando l’imminenza delle elezioni regionali, al momento è difficile prevedere.
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