Italiani nelle milizie filo-russe: le battaglie dei nuovi mercenari

di Valentino Di Giacomo
Giovedì 6 Maggio 2021, 23:30 - Ultimo agg. 7 Maggio, 06:30
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Il suo nome di battaglia è Ivan, ha ventotto anni ed è originario di Messina, ora è ricercato dai carabinieri del Ros con l’accusa di aver violato la Convenzione internazionale di New York del 1989 sul contrasto al fenomeno dei mercenari. L’uomo, G.R. le sue iniziali, è uno degli italiani che si sono arruolati al soldo della Russia di Vladimir Putin per andare a combattere nel Donbass. Il siciliano non è l’unico italiano ad aver scelto di imbracciare le armi nella guerra dell’Ucraina orientale, lì dove dal 2014 i combattenti filo-russi – con la complicità di Mosca – chiedono armati la separazione da Kiev. Circa una ventina almeno i nostri connazionali che con certezza hanno deciso di partecipare a questa guerra al fianco dei russi, ma gli inquirenti ritengono che nelle zone di conflitto possano esserci almeno altri cinquanta italiani che hanno imbracciato i fucili contro l’esercito ucraino.

Proprio nei giorni scorsi le tensioni tra Mosca e Kiev sono cresciute in modo esponenziale con la Russia che ha ammassato il proprio esercito al confine con l’Ucraina e ha iniziato a muovere le proprie navi belliche nel Mar Nero per incrementare la pressione. Sono almeno 14mila le vittime dall’inizio del conflitto, ma nelle ultime settimane gli scontri sono diventati ancora più aspri.

Alla guerra nell’Est dell’Europa partecipa anche Ivan, non l’unico italiano. Ieri il gip del tribunale di Messina ha emesso un’ordinanza di custodia in carcere per il 28enne, tutto nasce da un’inchiesta della Dda affidata ai militari del Ros. Le ricerche hanno riguardato gli ultimi indirizzi conosciuti del giovane e della sua famiglia, a Messina e a Lodi, ma si sono poi estese all’estero dove si suppone che l’uomo si trovi ancora oggi. Fondamentale per i militari del Ros è comprendere le modalità di arruolamento dei nostri connazionali, per questo sono state anche effettuate alcune perquisizioni finalizzate alla ricerca di materiale probatorio che potrebbe definire il ruolo di eventuali facilitatori che avrebbero agevolato e sostenuto, anche finanziariamente, le attività dei mercenari nel Donbass. L’indagine della Dda Messina è partita nel 2019 quando gli inquirenti hanno scoperto che Ivan, su Facebook, condivideva con amici e parenti informazioni e foto, soprattutto di lui in divisa da combattente, in azione. Sull’uniforme il 28enne metteva in bella mostra le sue decorazioni militari. «Amici del siciliano - spiega il Comandante dei Ros Messina, Antonello Parasiliti - gli chiedevano consigli e indicazioni per intraprendere la medesima attività». 

L’indagine ha anche consentito di confermare l’esistenza di una struttura organizzata sull’asse Italia-Ucraina, proprio per il reclutamento dei mercenari e per il finanziamento delle attività, come una precedente indagine del Ros aveva accertato già nel 2018. La paga per arruolarsi al fianco dei filo-russi non sembra particolarmente alta, circa 400 euro al mese, ma con il costo della vita in quelle zone consente di vivere egregiamente. Soldi, ma anche motivi ideologici dietro la scelta di andare in guerra, tra gli arruolati ci sono sia esponenti dell’estrema destra che dell’estrema sinistra che si riconoscono sotto l’etichetta di un movimento trasversale chiamato «comunitarismo».Tutti accomunati dall’antagonismo verso gli Usa e i locali militanti ucraini. Il capofila di questo movimento è ritenuto essere – secondo precedenti indagini – Andrea Palmeri, ex capoultrà dei Bulldog di Lucca, oggi tutt’ora ricercato. In Ucraina ora Palmeri lo chiamano «il generalissimo» e sarebbe proprio lui il reclutatore anche di Ivan.

Già nel 2018 una vasta indagine della procura di Genova, seguita sempre dai militari del Ros, riuscì a risalire alla cellula italiana che tenta di arruolare i nostri connazionali al soldo dei separatisti filo-russi.

Circa una ventina i personaggi seguiti, alcuni già condannati in primo grado, come l’avellinese Andrea Castaldo che ha patteggiato una pena a 2 anni e 8 mesi e che già si era arruolato in altri contesti bellici come in Libia. Tutti gli italiani, provenienti da più parti d’Italia, si fanno chiamare con dei nomi in codice: “Arcangelo”, “Spartaco” o “Parma”. I militari del Ros hanno anche accertato il legame tra alcuni degli indagati con Alexej Milchakov, comandante dell’unità paramilitare neonazista “Rusich” operante nel Donbass. Ora è caccia aperta all’intera cellula italiana. 

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