L’Ema giocata a testa o croce: una soluzione infantile e rissosa

di ​Luca Pani
Lunedì 20 Novembre 2017, 22:34
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Milano ha perso la possibilità di ospitare la nuova sede dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema) e questo era messo naturalmente in conto dai più realisti di noi che pure avevano lavorato e ci avevano creduto molto prima che le gare di qualificazione cominciassero. Il problema non è quello ma semmai un altro e non è piccolo né, tantomeno, banale: alla monetina non ci dovevamo proprio arrivare. Sembra una partita di calcio giocata in un campetto polveroso tra squadre di una comunità allo sbando. Peccato che questa comunità si chiami Europa. 
Pensateci bene, i politici e i burosauri che occupano palazzi scintillanti dalle pareti di vetro nei quartieri finanziari di Bruxelles sono stati incapaci di prendersi la responsabilità di una decisione strategica, logica e soprattutto condivisa per far sapere agli oltre 500 milioni di cittadini Europei dove era più giusto che andasse l’Agenzia che ogni anno decide sulle medicine che dovranno prendere. Montando la pantomima delle tre votazioni progressive invece che dare impressione di una qualche forma di illusoria democrazia hanno confermato di essere un gruppo di governanti (sic!) infantili e rissosi che hanno sempre bisogno di un arbitrio che possa decidere al posto loro quali interessi privati devono vincere o perdere al posto dei veri interessi pubblici delle persone che abitano il nostro continente. Certo poi quale migliore arbitro del caso no? Cosi la colpa e il merito non sono mai di nessuno. Ma veramente pensano che siamo tutti diventati tanto stolti da non accorgerci che certi rituali hanno da tempo perso le connotazioni pur assurde e surreali che avevano quando si trattava di decidere di politica dei diritti umani, della società digitale, dell’energia e dell’ambiente per diventare assolutamente grotteschi e pericolosi quando parliamo della nostra salute? Mentre i “quaquaraquà” si nascondevano all’ombra delle loro poltrone una monetina ha deciso che cosa abbiamo perso come Paese. 
Dato che non è poco proviamo a ricordarlo. Considerando che l’Ema è la porta di ingresso per il mercato unico europeo dei medicinali, si può facilmente immaginare che le sedi della rappresentanza regolatoria e di accesso al mercato di alcune centinaia di aziende farmaceutiche a livello mondiale avrebbero aperto un ufficio in immediata prossimità dell’agenzia come già era già avvenuto a Londra. Il bilancio annuale Ema è pari a circa 324 milioni di Euro, di cui si stima 100 tornano, direttamente o indirettamente, sul territorio dove è ubicata tra salari spesi localmente, appalti strutturali o di servizio. All’Ema lavorano oltre 800 persone con un reddito medio di circa 4000 euro mensili netti, e circa altre 200 stipendiate da aziende locali. Ho constatato personalmente come quando, nell’agosto del 2014, la sede dell’agenzia si spostò meno di 800 metri in linea d’aria, nel quartiere di Canary Wharf a Londra perché nessuno immaginava Brexit – ma forse qualcuno avrebbe dovuto? – almeno 4 ristoranti dovettero smettere di lavorare e altrettanti nacquero o furono potenziati nell’immediata prossimità del nuovo palazzo. In effetti, l’Ema organizza 530 meeting e accoglie 56.000 visitatori l’anno e per fare questo acquista direttamente 6.600 voli per i collegamenti con tutta l’Europa. Queste quasi sessantamila persone hanno bisogno di circa 16.000 pernottamenti alberghieri che si aggiungono ad almeno altre 30.000 notti non acquistate dall’Ema, e ad altrettanti voli per visitatori non rimborsati dall’Agenzia. Non appare infine improbabile poter stimare che il numero di sperimentazioni cliniche e d’investimenti per siti produttivi nel nostro Paese sarebbero aumentati significativamente, con un effetto globale sul Pil Italiano. Sarebbe stata linfa vitale per la nostra compagnia di bandiera in difficoltà, per il territorio Milanese e per tutto il Paese bacchettato dall’Ecofin perché non cresce mai abbastanza (ed è vero), ma questo purtroppo nessuno si è ricordato di dirlo alla monetina che ruotava in aria e quindi non lo sapeva. La prossima volta proviamo ad arrivare con una testa o una croce stampata su tutte e due le facce della medaglia e speriamo che i nostri rappresentanti si ricordino almeno di puntare su quella giusta e se ora dichiarano che, purtroppo, siamo stati sfortunati ed è stato frutto del caso, riempiteli di insulti se riuscite a trovare dove si sono inquattati. 
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