La fede smarrita: Chiese vuote, ecco perché non è (solo) colpa del Covid

di Franco Cardini
Lunedì 6 Dicembre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 06:00
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C’è una vecchia leggenda che si racconta un po’ in tutte le regioni italiane, ma che a giudicare dal suo spirito si direbbe proprio napoletana: qualche ben informato arriva ad attribuirne la paternità nientemeno che al grande Basile, quello del Cunto de li cunti che tanto piaceva a don Benedetto Croce. Ecco qua.

Qualche ben informato arriva ad attribuirne la paternità nientemeno che al grande Basile, quello del Cunto de li cunti che tanto piaceva a don Benedetto Croce. Ecco qua.

Nostro Signor Gesù Cristo, dopo la Resurrezione, ascende al cielo: ma lascia gli apostoli sulla terra e affida in particolare i familiari e gli amici più cari a Pietro, riservandosi di tornare di quando in quando sulla terra e, non visto, seguire le loro vicende tramite il principe degli apostoli.

Passano gli anni, anzi qualche secolo. Un giorno, eccoti Gesù davanti alla casa di Pietro- “Buon giorno, vecchio amico mio. Come vanno le cose?”; “Eh, Signore, che volete?, alti e bassi. Oggi si guadagna un pochino, domani si perde quasi tutto; la salute così così. Ogni tanto qualcuno si sente male. Poi, sapete, ci sono le guerre, le carestie, i mariuoli. Insomma, si campa sì, ma a stento”; “Ho capito. Sta’ tranquillo, vedrò che si può fare”.

Qualche secolo più tardi, rieccoti Gesù: “Allora, Pietro, io ho fatto il mio. Come va adesso?”; “Oh, Signore carissimo, siate benedetto! Se sapeste! Sta andando tutto a meraviglia, gli affari prosperano, i raccolti e le vendemmie a gonfie vele, tutti godono ottima salute…”; “E di me, dimmi, si ricordano spesso?”; “Ah, ecco, semmai è di questo che avrei voluto parlarvi…Che volete, c’è tanto da fare, da lavorare, poi anche qualche festicciola; e qualcuno ci va pure dentro, fa l’impunito. A dirVi la verità, Signore mio bbello, che v’aggio a dicere? Di Voi, non si ricordano proprio“; “Ah, sì? Vabbè, staremo a vedere. Statti bbuono, a fra poco”.

Passa altro tempo; ed ecco di nuovo Gesù: “Che mi racconti, Pietro? Novità?” “Signore mio, e proprio Voi che sapete tutto me lo domandate? E’ andato tutto a scatafascio! Guerre, carestie, epidemie, ammazzamenti: qua non si vive più!”; 

“E gli amici, i parenti, che dicono? Di me, non si ricordano mai?”; “Signore caro, e come no? Qua ormai non si fa altro: Signore aiutaci di qua, Signore perdonaci di là.

Qua è tutta una messa, tutta una novena, tutto un pellegrinaggio!”; “Hai visto, Pietro mio, che se ne son ricordati?”.

È questo che i nostri prelati di Santa Madre Chiesa, nei loro dotti congressi, dovrebbero aver meglio presente allorché lamentano che le chiese sono vuote e sanno bene che ciò non avviene solo per la paura del contagio. Anzi, qualcuno di loro avrebbe al contrario sperato in un ritorno alla fede dinanzi alla prova, e sembra che lo stesso Santo Padre ci contasse.

Ma non è andata così. Il mezzo millennio di progressiva crescita dell’Occidente divenuto padrone del mondo è stato anche quello della secolarizzazione, cioè del progresso dell’ateismo e in modo speciale della scristianizzazione. L’epidemia del primo XXI secolo avrebbe potuto essere occasione per una resurrezione dello spirito religioso o quanto meno per un superamento di quella che papa Francesco chiama “la cultura dell’indifferenza”: provare certe sofferenze che si solito si leggono o si vedono come capitate ad altri sulla propria pelle provoca talora risposte caratterizzate da resipiscenza e comprensione. Non sembra essere andata così, né sul piano civile né su quello religioso, com’è provato tra l’altro dalle chiese vuote. Prendiamone atto: c’è se non altro di buono che non ci è andata poi tanto male. Comunque, grosse nubi si addensano sul futuro ambientale ed ecologico del pianeta. Come nella fiaba che abbiamo richiamato, Dio potrebbe aumentare la dose. Non lo ha ancora fatto, ma non ha fretta: è Lui il Padrone del Tempo. 

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