La Juve, il Napoli e il calcio italiano che cerca il riscatto

di Francesco De Luca
Lunedì 17 Settembre 2018, 22:32
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La Champions più ricca di sempre - si stima che l’Uefa incasserà da diritti tv e sponsor 3,2 miliardi per le coppe europee 2018/19 - parte con quattro italiane. 

Si è ampliato il numero di iscritte da questa stagione ed è un innegabile vantaggio sotto l’aspetto economico, meno almeno apparentemente sotto quello tecnico, perché lo strapotere della Juve in campionato potrebbe far pensare alle sue rivali che - posto che lo scudetto sia cosa bianconera - ci si deve attrezzare per arrivare dal secondo al quarto posto.

La Juve ha l’assoluto dominio in Italia: il formidabile Napoli di Sarri non è riuscito a sottrarle lo scudetto nella scorsa primavera, ci proverà lo stesso team affidato ad Ancelotti. La situazione si fa più complessa in Champions perché le recenti finali giocate da Allegri sono state perse in malo modo contro Barcellona e Real Madrid. Certo, adesso c’è CR7 che ha vinto cinque volte la Coppa e tutto può essere visto sotto altra luce se nella tua squadra c’è il cinque volte Pallone d’oro. Ma la concorrenza è molto forte: dal Real orfano di Ronaldo al Barcellona, dal City al Bayern, per finire al Psg e al Liverpool, le due squadre che il Napoli affronta nel girone C. I Reds di Klopp sono quelli che si sono rafforzati di più sul mercato prendendo tra gli altri il migliore portiere al mondo, l’ex romanista Alisson, e il centrocampista Keita; i francesi vogliono finalmente coronare il sogno di grandeur dello sceicco Al-Khelaifi con Neymar e Mbappé, la diciannovenne stella che dopo il Mondiale vuole afferrare la Champions.
Juve, Napoli, Roma e Inter hanno un mandato più importante di quello strettamente tecnico. Devono tentare di far rifiorire il prestigio del calcio italiano, che a livelli così bassi non si trovava da quasi quarant’anni: il momento peggiore fu quello del 1980, quando vi furono gli arresti negli stadi per il più clamoroso scandalo scommesse. Si sa cosa è accaduto in questi ultimi mesi (la Nazionale che è stata esclusa dai Mondiali, la Federcalcio che non è riuscita ad eleggere il presidente, il Var che continua a non offrire garanzie, i campionati di B e C che sono tuttora in attesa del giudizio universale del Tar Lazio), ma non si riesce ad individuare la via per tornare ad essere competitivi e credibili. Ci provino Allegri, Ancelotti, Di Francesco e Spalletti - a prescindere dai risultati che dipendono dal coefficiente di difficoltà dei gironi, oggettivamente molto alti per Inter e Napoli - a riscattare l’immagine di un pallone che rotola sempre più lentamente. Le difficoltà sono strutturali e non può bastare aver “regalato” CR7 alla serie A, con una operazione complessivamente da trecento milioni, per sorridere. La Juve passa per un modello, e sotto molti aspetti lo è, però domenica scorsa Douglas Costa, uno dei suoi giocatori più prestigiosi, ha sputato in faccia a un calciatore del Sassuolo.

Tra le quattro italiane soltanto una ha chance di arrivare alle semifinali, appunto la Juve. La Roma ha realizzato un’impresa nella scorsa stagione eliminando il Barça nei quarti e sfidando il Liverpool in semifinale: domani debutta in casa del Real Madrid, che ha vinto quattro Coppe negli ultimi cinque anni, e non si capisce come Di Francesco possa riaccendere la luce di una squadra che s’è fatta raggiungere in casa dal Chievo. In crisi è apparsa anche l’Inter, troppo frettolosamente ritenuta l’anti-Juve: Spalletti affida alla partita con il Tottenham la speranza di «svoltare». Infine, il Napoli, che ha inevitabilmente pagato dazio con il passaggio da Sarri ad Ancelotti, che offre spazio a tutti ed è alla ricerca della formula (tattica) della felicità. Il turnover non dovrebbe essere spinto con Carlo, eppure da Belgrado arriva l’indicazione del contemporaneo schieramento di Malcuit e Ruiz (esordienti) e Verdi nel 4-4-2, per ora modulo di riferimento: troppi cambi in una volta sola, se è questa la scelta. Gli azzurri debuttano nel girone sul campo della Stella Rossa, che vinse la Coppa dei Campioni nel ‘91 a Bari e ha poi vissuto traumatiche vicende politiche, finanziarie, calcistiche. È un passaggio delicato sotto l’aspetto ambientale, ma è il meno difficile sul piano tecnico. Servono molto coraggio, tanta intensità e scelte oculate.

 
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