La ronda delle mamme: «Mio figlio
per 5 euro ha rischiato di morire»

La ronda delle mamme: «Mio figlio per 5 euro ha rischiato di morire»
di ​Melina Chiapparino
Domenica 22 Settembre 2019, 00:00
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L’ultimo colpo in via Salvator Rosa è stato messo a segno una manciata di ore prima della manifestazione, a pochi passi dalla piazzetta dove il Questore di Napoli ha incontrato le mamme coraggiose. Mentre racconta l’episodio durante il quale i criminali hanno puntato una pistola contro la testa del figlio 16enne, Grazia L. non cede all’emozione. La 49enne napoletana, ribadisce convinta che «il coordinamento delle mamme non si fermerà ad una manifestazione in strada per bloccare la microcriminalità che sta invadendo il quartiere».
Cosa è accaduto venerdì sera?
«Mio figlio è stato rapinato mentre passeggiava insieme ad un 15enne del quartiere, suo amico. I due stavano camminando su via Salvator Rosa per dirigersi verso piazza Immacolata. Erano le 21.30 quando hanno incrociato tre ragazzi che dimostravano sui 20 anni ciascuno e provenivano dalla direzione opposta. È stata una questione di istanti e mio figlio insieme all’amico, sono stati circondati dai tre che gli hanno detto: “non fate bordello e consegnateci tutto quello che avete”. Mentre pronunciavano queste parole, uno di loro ha messo il braccio intorno al collo di mio figlio, puntandogli contro la pistola. A quel punto, i minori hanno dato ai criminali i loro cellulari e quei pochi soldi che possedevano. Mio figlio aveva in tasca 5 euro e istintivamente ha chiesto: “ma volete anche questi?”. I rapinatori si sono presi persino quegli spiccioli e dopo sono fuggiti via, a piedi così come erano arrivati. Fortunatamente, i ragazzi hanno fermato un signore che portava a passeggio il cane chiedendogli la cortesia di avvertire i carabinieri e chiamare noi genitori». 
Che conseguenze ha avuto questo episodio?
«La sera della rapina, mio figlio non è riuscito a dormire e anche oggi (ieri ndr) non si è sentito di uscire di casa, per tutto il giorno. Subito dopo la rapina, mi ha raccontato di essersi sfogato in un pianto liberatorio ma con il passare delle ore, ha metabolizzato che gli sarebbe potuto accadere qualcosa di più grave. Una pistola puntata addosso non è un trauma da poco e, di certo, non è riuscito a capire se si trattava di un’arma vera o falsa ma questo non conta più. Anche se non ha avuto traumi fisici, è psicologicamente provato. Anche per noi genitori è stato un trauma ed è la seconda volta che ci capita, mio figlio ha subito un’altra rapina ad agosto dell’anno scorso ma in quell’occasione non era stato minacciato con una pistola. Inizialmente ho spronato mio figlio a uscire e non chiudersi in casa, gli ho anche detto di prendere il mio cellulare ma mi rendo conto che c’è bisogno di tempo. Non bisogna forzare i ragazzi che stanno mostrando anche grande forza nel denunciare, ora bisogna dar loro sicurezza e rimanere tutti uniti, genitori e figli per cambiare le cose». 
Cosa deve cambiare esattamente? 
«Prima di ogni cosa, l’aspetto della sicurezza. Non ci sentiamo sicuri, inutile nascondere il fatto che abbiamo paura ma non per questo vogliamo rinunciare alla nostra vita, alla nostra libertà personale e a dare ai nostri figli la possibilità di vivere e divertirsi serenamente. Vogliamo più sorveglianza nelle strade, intendiamo proprio la presenza fisica delle forze dell’ordine, dai posti di blocco all’installazione di telecamere di videosorveglianza che mancano in tutto il quartiere». 
Insieme alle altre mamme avete ottenuto un primo risultato. Soddisfatta?
«La manifestazione organizzata dal coordinamento delle mamme, rappresenta un piccolo grande passo verso un cammino di unione e comunione tra cittadini e istituzioni con un solo obiettivo: far sentire più sicuri i nostri ragazzi e non darla vinta alla microcriminalità. Sono stata rincuorata e incoraggiata dalla presenza di tanti genitori e anche dei loro figli, persino bambini e, ovviamente, l’arrivo del Questore e del Comandante Generale dei Carabinieri è per noi un segnale importantissimo. Adesso costituiremo al meglio il nostro comitato ma staremo molto attente affinché non cali mai l’attenzione nei confronti del problema che abbiamo sottoposto all’attenzione di tutti. Sappiamo che nella nostra città ci sono molte priorità ma come abbiamo ripetuto, i reati chiamati minori non sono altro che il preludio della criminalità più violenta e pericolosa perciò non abbasseremo la guardia e soprattutto continueremo a denunciare e far denunciare».
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