La scuola della Rotondella:
il parco fantasma e i sogni falliti

di Piero Sorrentino
Lunedì 4 Aprile 2022, 00:00 - Ultimo agg. 06:00
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Sarebbe ingeneroso, oltre che scorretto, estendere all’attuale amministrazione comunale l’elenco di sordità e leggerezze che caratterizzano l’incredibile vicenda della scuola di via Rotondella ai Camaldoli. Vent’anni fa l’allora dirigenza di Palazzo san Giacomo – prima giunta Iervolino – aveva deciso di costruire un edificio scolastico su un’area incolta, sgomberata e ripulita per l’occasione, con un investimento complessivo di 1,6 milioni di euro. Un paio di anni dopo – siamo nel luglio del 2004 – viene istituito l’Ente parco metropolitano delle colline di Napoli. Una vasta area di 2.215 ettari, circa un quinto del territorio comunale, nella parte nord-occidentale della città, al centro dell’area metropolitana, dalle pendici dei Camaldoli con la sua collina fino alla selva di Chiaiano, il vallone San Rocco, lo Scudillo e la collina di San Martino. 

In pratica, due progetti distinti e paralleli che a un certo punto si incrociano. Niente di particolarmente grave, bisognerebbe che il Comune chiedesse alla sovrintentendenza un permesso per continuare i lavori. Solo che, come ha spiegato Paolo Barbuto in settimane di inchiesta su questo giornale, questo piccolo ma essenziale passaggio sfugge di mente a chi doveva farlo: «La distrazione del Comune dura per vent’anni, alla fine la Soprintendenza, di fronte alla mancata richiesta ufficiale, è costretta a dichiarare abusiva la scuola che è arrivata quasi alla fine della costruzione. L’unica possibilità per uscire dall’impasse è abbatterla».

Non sarebbe onesto, si diceva, addossare alla giunta Manfredi la responsabilità di questa faccenda. Sarebbe tuttavia auspicabile che, proprio in virtù del nuovo corso che questa nuova amministrazione intende imprimere alla gestione delle vicende cittadine, fosse pronta a sbarazzare il campo da una serie di cerimoniali obbligati, di retoriche già determinate e di impostazioni precotte di difesa, facendo in modo di lasciar affiorare le crisi e dichiararle apertamente. In altre parole, di non farsi invadere dall’ansia del passato e di parlare la lingua chiara del futuro. Perché altrimenti che senso ha, come ha fatto una donna di grande intelligenza ed esperienza come il vicesindaco e assessore alla scuola Mia Filippone, dire che «in quell’area c’è un bosco meraviglioso»? Quel bosco non c’è mai stato, come non c’è mai stato un parco e neppure un’area verde attrezzata e vivibile, a meno che non ci siano preoccupanti divergenze di visione su che cosa significa un parco verde pubblico degno di questo nome di una grande città.

Certo, era un parco che avrebbe dovuto esserci, proprio in virtù di quel decreto di giunta regionale che istituiva l’Ente parco metropolitano delle colline di Napoli, ma nessuno pensa che il testo di un decreto, come in un libro fantasy, faccia nascere in virtù delle sue parole una realtà che non esiste e che necessita di pianificazione attenta e costruzione paziente.

Se quello che c’è al momento è niente più che un’area abbandonata e incolta, è con quella che dobbiamo fare i conti. Man mano che avanziamo nella realtà, sta a noi costruire la storia non sulla base di quello che avremmo voluto che fosse, ma su quella di ciò che è. Sennò continuano a nascere mostri, ibridi mal programmati in cui gli impacci e le legnosità di una vecchia idea di amministrazione della cosa pubblica si mescolano con vezzi e ammiccamenti che odorano di stantìo. Ora, che quella struttura sia da considerarsi un rudere – cosa che ritiene l’amministrazione Manfredi – o che sia un edificio già quasi completo e pronto all’uso, poco importa. Quello che conta è il contesto urbano e sociale di quell’area, la fame implacabile di strutture per l’educazione e la didattica, la necessità continua di offrire il maggior numero possibile di poli di aggregazione sociale e culturale. Temi che l’assessore Filippone conosce a menadito. Va bene, quindi, investire 3,5 milioni di euro per la scuola Nazareth-Musto, istituto comprensivo dei Camaldoli che a sua volta vive le contraddizioni di una zona complicata della città. 
Ma se la scuola di via Rotondella è sicura, non è a rischio idrogeologico e può garantire tutte le condizioni necessarie di sicurezza per studenti, docenti e personale scolastico, perché non tentare ancora un’ultima carta prima di accogliere l’ipotesi della demolizione di un edificio che si trova in uno stato tutto sommato avanzato di lavori e che ha comportato una spesa non piccola di quasi due milioni di euro di soldi pubblici? Se il parco non c’è e non c’è neppure l’area verde, una scuola, ancorché da completare, esiste. Non ci sono altri modi di percezione della realtà se non quelli che si basano si ciò che si può vedere e toccare. È solo di questo che bisogna continuare a parlare, dopo anni di libri dei sogni falliti e di registri delle superficialità.
 

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