Il pomeriggio di Bologna, con le sue ombre, è cancellato. Sei punti e otto gol, il Napoli che torna in zona Champions (è terzo aspettando Atalanta-Juve di oggi) e supera altri giorni delicati, perché a complicare il suo cammino avrebbero potuto esservi anche storie extra-campo, come quella di Osimhen.
Un caso di razzismo, sollevato dal ministro dello sport nigeriano Enoh ma inesistente, ha preceduto questa trasferta che De Laurentiis ha voluto vivere al fianco di Garcia e degli azzurri. Osimhen in panchina per far posto al Cholito Simeone non è stato un segnale sospetto, l’indiretto annuncio di una crisi relazionale. Il tecnico ha voluto far entrare anche lui, il più acclamato e costoso giocatore del Napoli, nella rotazione, dandogli spazio nella ripresa.
E Victor ha subito colpito di testa, sul magnifico cross di Kvara, tornato ai suoi livelli nelle ultime due partite. Non vi sono segreti dietro la svolta post Bologna ma solo la completa ripresa sul piano fisico dei protagonisti dello scudetto, a cominciare da quel fenomeno georgiano: la sua luce non si è spenta, ha lasciato il segno con l’Udinese (gol gioiello) e con il Lecce (si è procurato la punizione da cui è scaturita la rete di Ostigard e ha offerto l’assist ad Osimhen). E sono cresciuti gli intoccabili del centrocampo Anguissa, Lobotka e Zilienski: forza fisica, geometrie, spunti per la prima linea, tutto quello che era stato già messo al servizio di Spalletti e che Garcia sta ritrovando, dopo un avvio incerto, in cui, ad esempio, c’era un’ombra sulle mansioni dello slovacco.
Le eventuali paturnie di Osimhen, se reali, vengono messe in un angolo. Interessa poco quanta passione vi sia nelle sue esultanze, se tiene o toglie la mascherina. Ciò che conta sono i suoi gol, le sue prestazioni e i suoi gesti verso i compagni. Mercoledì ha lasciato che il rigore lo calciasse Zielinski e ieri a Lecce non ha insistito per avere il pallone, lasciando che tirasse Politano. Lo spirito di gruppo fu la chiave dei successi di Spalletti, al di là della cristallina classe di alcuni interpreti che De Laurentiis ha avuto in estate la forza di trattenere, escluso Kim. Sono incoraggianti le prestazioni del suo sostituto Natan, concentrato e puntuale, che può diventare ancora più utile con i suoi lanci per le punte. Ciò che stava a cuore a Garcia era far emergere quella che ha definito “anima collettiva”, che consente a Ostigard di essere protagonista dopo essere partito nelle retrovie anche in questa stagione e a Gaetano di approfittare di una manciata di minuti per il 3-0 e procurarsi il rigore del 4-0.
Negli 8 gol realizzati nelle ultime due gare sono andati a segno sette giocatori (solo Osimhen si è ripetuto) e questa è la dimostrazione di quali siano le risorse di un organico a cui Garcia - lo annunciò nel giorno della presentazione - vorrebbe far compiere un ulteriore salto di qualità. Rudi, uomo di esperienza (ieri la sua novecentesima panchina in 22 anni di carriera), non si è smarrito dopo Bologna, forte del sostegno di De Laurentiis, chiaramente non soltanto social.
Era certo che si sarebbero visti i risultati del suo lavoro, portato avanti con uno staff che ha difeso ed elogiato, dal preparatore Rongoni ai collaboratori tecnici che avevano studiato i lati deboli del Lecce, tornato sulla terra quando si è scontrato con la Juve e il Napoli.
Gli azzurri hanno ritrovato la leggerezza e la compattezza che li resero imbattibili nella scorsa stagione. Siamo tornati a rivedere i cosiddetti ingiocabili, anche se è ovvio che occorre attendere avversari più impegnativi, in Champions come in campionato. Tra due giorni al Maradona torna Ancelotti col Real Madrid, quattro volte affrontato dagli azzurri nella loro storia e mai battuto. Questa energia ritrovata non rende impossibile la sfida più bella del girone di Coppa. Adesso il Napoli non ha più timore di spingersi più in là.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout