Se la Ue chiede una finanziaria ​di piccoli passi

di Angelo De Mattia
Giovedì 24 Novembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 06:00
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L’economia domestica - il bilancio di una famiglia, secondo il premier Giorgia Meloni - ha in qualche modo guidato le misure previste nella legge di Bilancio. La prudenza nel metterne a punto l’impianto, secondo il governo, è quella del buon “pater familias”. Si poteva fare meglio? Sicuramente, tenendo però conto dei limiti e dei vincoli dovuti a tutto ciò che grava sulla nostra condizione e che si ripetono continuamente nel dibattito pubblico: dalla guerra contro l’Ucraina, all’inflazione, al post-pandemia, ai rincari energetici, ai problemi geopolitici, al macigno del debito. Si devono poi aggiungere le prospettive restrittive della politica monetaria della Bce che si appresta a decidere, il 15 dicembre, un ulteriore aumento dei tassi di riferimento e una riduzione del proprio bilancio. Sono condizioni esimenti, queste? Sicuramente sono forti attenuanti.

I punti che si possono considerare strategici nella proposta sono le misure per la famiglia e il taglio, benché per ora limitato, del cuneo fiscale. Questi interventi si affiancano a quelli - per 21 dei 35 miliardi complessivi della manovra - riguardanti gli aiuti a famiglie e imprese per fronteggiare il caro-bollette per il primo trimestre del 2023. 

Poi vi sono gli interventi sulle pensioni minime e per quota 103: tutti fanno parte di un insieme di “rivoli” che taluni qualificano privi di visione organica e, in alcuni casi, di potenziale contrapposizione tra diverse categorie di lavoratori, come per la flat tax. Posto che il tempo dei consuntivi non è nemmeno iniziato, una particolare attenzione meritano le misure sulla cosiddetta “tregua fiscale”. Quanto ai rivoli, è come se, per tornare ai conti di una famiglia, il genitore si limitasse a registrare i desiderata dei figli e li inserisse nel bilancio dopo avere svolto un’opera di revisione che può arrivare a disattendere o modificare alcune richieste - come è accaduto con i giusti interventi del premier Meloni - ma senza partire da una forte visione d’insieme attuale e prospettica.

Una visione che, va sottolineato, non è stata particolarmente favorita neppure dagli interventi di esponenti della Commissione Ue che hanno ripetuto la necessità - per Paesi quale l’Italia - di interventi temporanei, mirati, ispirati a cautela, senza neppure considerare le esigenze della crisi e il fatto che il Patto di stabilità è attualmente sospeso.

Tuttavia, anche questo tipo di misure transitorie può e deve avere alla base una coerente visione d’insieme. Per questo sarebbe stato preferibile concentrare gli interventi nelle scelte strategiche - che pure a voce sono state delineate - e altre che si sarebbe potuto aggiungere per il lavoro e la produttività totale nonché indicare un cronoprogramma delle differenti misure oggi programmabili, a cominciare dal reddito di cittadinanza da rivedere, senza far precipitare scelte in una fase sulla quale incombe il possibile mix di inflazione e recessione. D’altro canto, i segnali che vengono dalla proposta di Bruxelles sul price cap per il gas sono del tutto inadeguati, al punto da sembrare quasi una presa in giro. Con il tetto a 275 euro e le condizioni capestro del meccanismo, occorrerà tenerne ampiamente conto per le misure da adottare contro il caro-energia alla scadenza di quelle indicate nel bilancio. Ma, pur mettendo in conto una revisione, vi sarà comunque bisogno di un adeguato piano nazionale per l’energia che non sia solo una sommatoria di bonus, ristori, aiuti vari. Un lavoro del Parlamento, scevro da pregiudiziali di schieramento, e non sospettoso di possibili convergenze, potrebbe rendere la manovra, pur nella ristrettezza dei tempi, più in sintonia con il disegno generale.

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