La città scassata e la cultura merce di scambio

di Vittorio Del Tufo
Martedì 12 Novembre 2019, 00:00
1 Minuto di Lettura
Difficile non cogliere, nell’ennesimo rimpasto di De Magistris, l’ulteriore segno di quell’opportunismo politico che è stata la vera cifra della sua azione amministrativa, soprattutto negli ultimi anni. La vicenda del (quasi certo) defenestramento dell’assessore alla Cultura, Nino Daniele, è esemplare perché racconta molto del modo di governare di De Magistris.

E del suo mantra: fare e disfare le giunte al solo scopo di rimanere in sella. Di fatto, il sindaco si priva, e priva la città, di uno dei suoi assessori migliori, un riformista di lunga data, al solo scopo di far posto in giunta a Eleonora De Majo, considerata espressione del centro sociale Insurgencia. Dunque di un mondo al quale il sindaco strizza gli occhi da tempo (amorevolmente ricambiato) e di quella maggioranza scalcagnata e raccogliticcia disposta a sostenerlo fine a fine mandato. Dello stesso tenore anche gli altri movimenti in giunta: fuori chi non serve più, dentro chi può garantire la sopravvivenza politica del sindaco e del suo caravanserraglio.

Difficile scorgere, in questa ennesima capriola del sindaco-ottovolante, uno straccio di disegno, un respiro lungo, uno sguardo che vada oltre il proprio naso. Siamo al galleggiamento autoreferenziale, al pro domo sua, in una sovrapposizione continua tra bene comune e interesse politico personale: laddove, per interesse personale, s’intende l’irremovibile desiderio di restare sulla tolda della nave, raccattando nuovi consensi in consiglio comunale per sfuggire alla mozione di sfiducia delle opposizioni. 
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA