Manfredi sindaco di Napoli, ecco la giunta dei professionisti

Manfredi sindaco di Napoli, ecco la giunta dei professionisti
di Luigi Roano
Giovedì 21 Ottobre 2021, 23:30 - Ultimo agg. 22 Ottobre, 18:38
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Eccola la giunta del neo sindaco Gaetano Manfredi: quattro assessori sono in quota dell’ex rettore, due del governatore Vincenzo De Luca, al netto al netto dei due supertecnici Pasquale Granata e Maria Grazia Falciatore in ruoli chiave come quello di direttore generale e il capo di gabinetto. Cinque le donne, sei gli uomini. Due sono le caselle toccate al Pd, altrettante al M5S dove sostanzialmente Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri, si è sfilato e pure questo è un segnale delle difficoltà politiche. Nessun assessore a Napoli solidale - cioè la sinistra - che non trovato la sintesi tra i suoi ranghi. Un flop clamoroso se si considera che la sinistra ha eletto due consiglieri. Hanno lasciato campo libero ad altre componenti. Motivo di lagnanza anche da parte del sindaco, la mossa della sinistrta ha squilibrato il puzzle. Una poltrona anche al centrodestra, ad Azzurri, cioè quel pezzo di Forza Italia che ha sposato la causa di Manfredi.

L’arcipelago delle liste di centro si devono accontentare di un nome fatto da De Luca e da quelle parti c’è molta agitazione. Si sentono traditi.

Tra le curiosità c’è che in squadra ci sono 4 pensionati, la prova che la questione dei supertecnici che tanto ha tolto il sonno a Manfredi resta inevasa per mancanza di sodi. Per reclutarli ne servono tanti, si tratta di manager che guadagnano molto. E magari potranno essere messi dentro in futuro quando il sindaco potrà alzare lo stipendio medio degli assessori che adesso è di appena 2800 euro al mese. Una mossa che l’ex rettore è convinto di dover fare. Di qui la sensazione che questa è di certo una giunta dal profilo buono tra la sufficienza piena e il 7, ma che sia anche una giunta di transizione, di emergenza per mettere in moto il governo della città. In un contesto simile Manfredi ha tenuto per se deleghe pesantissime e strategiche quali Cultura, Porto, Pnrr, Finanziamenti europei e Coesione territoriale, Grandi Progetti Personale, Organizzazione; Decentramento, Digitalizzazione e innovazione. Tutte deleghe da manager. 

La vicesindaca è Mia Filippone con delega all’Istruzione e alla Famiglia. Preside in pensione, con un passato giovanile nel vecchio Pci, ha navigato in scuole molto importanti come il liceo Sannazaro e il Genovesi una scelta di Manfredi. Come quella della docente della Federico II e professore di Urbanistica Laura Lieto che ha avuto la delega naturalmente all’Urbanistica. In quota Manfredi c’è un altro docente, Edoardo Cosenza che ha le deleghe alla Mobilità e Infrastrutture. L’ultima casella del sindaco è un’altra delega strategica quella al Bilancio assegnata a Pier Paolo Baretta anche lui in pensione. Ex sottosegretario al Mef del Pd partito per il quale è stato anche deputato. Una scelta condivisa con Enrico Letta e soprattutto Giuseppe Conte, altrimenti le quote Pd sarebbero state troppe. Baretta è un veneto che ha corso qualche anno fa come candidato sindaco per Venezia. 

Sono due - al netto dei tecnici - Antonio De Iesu, ex questore e vicecapo della polizia con delega alla Polizia municipale e alla legalità. E Chiara Marciani che ha avuto Politiche giovanili e lavoro. È stata assessora alle Pari opportunità di De Luca fino a marzo scorso in Regione. Lei il nome che ha fatto il governatore per tutte le liste centriste, da la Città ai Moderati e altri gruppi minori. È stata vissuta questa scelta come una imposizione di De Luca e almeno sette consiglieri si stanno organizzando un gruppo unico che non promette solo pace di cui potrebbe pagare le spese Manfredi. E tra Manfredi e De Luca su questo tema e sulla scelta di alcuni assessori ci sono state scintille e tensioni destinate a crescere perchè Manfredi rivendica con forza - questo trapela - la sua autonomia. Il primo braccio di ferro vero tra i due. Con Manfredi che ha tenuto botta alle troppe influenze del governatore. 

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Acque agitate fino all’ultimo nel Pd, dove la rinuncia a entrare in giunta di Marco Sarracino - il segretario metropolitano - ha rischiato di fare implodere il partito. Alla fine ci entra il presidente Provinciale Paolo Mancuso magistrato in pensione della stessa area politica del segretario quella della sinistra che a livello nazionale fa capo al ministro del lavoro Andrea Orlando. E quindi Teresa Armato, esponente dell’area che fa capo al ministro Dario Franceschini. Mancuso ha avuto la delega ad Ambiente e mare con la rogna dei rifiuti. La Armato vista la vicinanza con Franceschini quella al Turismo e attività produttive. Nel M5S i nomi sono quello di Luca Trapanese fondatore dell’associazione «A ruota libera» che assiste i bambini disabili in età prescolare. Per lui la delega alle politiche sociali. E l’attivista Emanuela Ferrante che incassa Sport e Pari opportunità entrambi i nomi, trapela dal Movimento, in quota Fico che ha duellato con Luigi di Maio fino all’ultimo, per poi sfilarsi. E questo acuisce la sensazione di una giunta di transizione. Di Maio a secco non rimarrà a lungo. In quota Azzurri Vincenzo Santagada il presidente dei farmacisti che nel 2018 con la casacca di Forza Italia tentò la scalata in Parlamento. 

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