I millennials al voto e la loro idea di città

di Andrea Di Consoli
Martedì 22 Giugno 2021, 00:00 - Ultimo agg. 06:00
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Trovo molto interessante il «Manifesto programmatico per la città di Napoli» stilato dai giovani rappresentanti delle imprese, dai professionisti e dagli esponenti delle categorie produttive e professionali, ed elaborato all’indomani dell’incontro promosso dai Giovani industriali presso la Fondazione Banco di Napoli e ampiamente raccontato da «Il Mattino». 

Sinora il dibattito politico-culturale nell’imminenza delle elezioni comunali è stato in larga misura orientato dalle generazioni più adulte, finanche con punte di stanchezza per certi automatismi ideologici e narrativi; ora, grazie a questo importante «Manifesto» – che prova a fornire al futuro sindaco idee concrete di sviluppo e di gestione, dal digitale all’urbanistica, dal decoro urbano a Bagnoli, dal Recovery Plan all’ex Manifattura Tabacchi – in campo entrano i giovani, gli under 40 più dinamici del mondo del lavoro e dell’impresa. Ed è un segnale positivo, perché dà continuità generazionale al dibattito sulla Napoli post-Covid, e sul concreto futuro di un’amministrazione che dovrà fare i conti con lo spettro del fallimento finanziario. 

Queste elezioni, però, saranno anche il primo ingresso nella società politica napoletana dei cosiddetti millennials, i nativi digitali. Per la prima volta decine di migliaia di giovani millennials esprimeranno il proprio orientamento politico, e questo contribuisce a rendere ancora più incognite le elezioni, perché di questi ragazzi sappiamo poco, anzitutto politicamente. Che idea hanno i neo-maggiorenni della politica, dei partiti, del dibattito pubblico? Che pensiero hanno maturato sulla loro città, così carica di storia e di bellezze, ma anche di problematiche vecchie e nuove? E che idea hanno delle classi dirigenti in campo? 

Per quanto la loro vita avvenga in larga misura sui social, è evidente che nella concretezza dell’esperienza quotidiana questi ragazzi si stiano facendo un’idea sulla geografia storica e culturale nella quale vivono. 

Forse i giovani non ne sono consapevoli, ma il futuro della città sarà modellato dai loro pensieri e dalle loro azioni.

Ecco perché è importante che il loro protagonismo emerga al massimo, perché più il loro impegno sarà consapevole e condiviso pubblicamente e più la città – e, in generale, la qualità del civismo – ne trarrà beneficio.

Quando certi sabato sera mi capita di osservare la fiumana di giovanissimi che sommerge di corpi Chiaia, Mergellina, Toledo, Vomero, ecc., io sono perfettamente consapevole che la loro sia ancora l’età del divertimento e delle prime esperienze di vita; ma mi chiedo anche, osservandoli, che idea stiano maturando su Napoli, e che “impegno” culturale e politico emergerà da questi puri corpi che esprimono un potente e primigenio bisogno di vita e di esperienza. Ho il sospetto che i millennials abbiano interiorizzato valori come l’ecologismo, la solidarietà e la legalità senza passare dal dibattito culturale tradizionale. In altri termini, è come se prediligessero gli esempi e le azioni concrete rispetto alle teorie e alle analisi più astratte. 

Le generazioni più adulte – fortemente impregnate di sociologia, urbanistica, antropologia, letteratura – non hanno mai disdegnato riflessioni più astratte, visioni ideologiche ad ampio raggio, elaborazioni complesse sulla storia e sugli scenari futuri della città. Forse, peccando di eccessivo estetismo. Ma in che modo i millennials porteranno questo importante patrimonio nelle loro nuove elaborazioni politico-culturali, così da mantenere ben bullonati i ganci che legano le diverse generazioni? E in che modo aiuteranno noi più adulti a cambiare punti di vista sulla città e sulla politica, e ad abbandonare vecchi automatismi ideologici e compiaciuti estetismi dialettici? 

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