Marcia per la pace, De Luca rilancia sul «cessate il fuoco»

Marcia per la pace, De Luca rilancia sul «cessate il fuoco»
di Valerio Esca
Giovedì 13 Ottobre 2022, 23:45 - Ultimo agg. 15 Ottobre, 16:00
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«Ambiguo, e perché? In piazza servono le bandiere della pace. Questa è diventata un’altra litania di quelli che non vogliono concludere niente. Dobbiamo ripetere per la millesima volta, che c’è un aggressore che è la Russia e un Paese aggredito che è l’Ucraina. Stiamo spiegando anche a tutti quelli che hanno il cervello chiuso, che l’obiettivo che abbiamo oggi non è quello di confermare le colpe, questo lo abbiamo fatto mille volte e lo rifacciamo anche oggi. Nel momento in cui si ipotizza, non in maniera teorica ma concreta, l‘uso di armi nucleari, l’obiettivo prioritario è costruire la pace». Il governatore campano Vincenzo De Luca prova a scacciare via le accuse bipartisan che gli sono piovute addosso a causa della sua presunta «ambiguità» rispetto al conflitto tra Russia e Ucraina, in vista della manifestazione per la pace promossa per il 28 ottobre a Napoli. Appuntamento a piazza Matteotti, o in caso di pioggia al Teatro Augusteo. Fervono i preparativi ed entro il weekend verranno definiti i dettagli. Pare che De Luca, pur essendo presente, potrebbe decidere di fare un passo di lato e non intervenire dal palco, per evitare strumentalizzazioni. Confermate invece le «testimonianze» di chi ha deciso di dire sì alla chiamata alla pace del presidente della Regione. Ci saranno vescovi, studenti, insegnanti, rappresentanti delle associazioni di volontariato e segretari dei sindacati. Possibile la presenza di una delegazione inviata dal Calcio Napoli mentre ha confermato l’adesione anche Italia Viva con l’assessore regionale Nicola Caputo e i consiglieri regionali Alaia, Santangelo, Pellegrino, Iovino

La polemica è però innescata da una dichiarazione del presidente della Campania sul familismo in politica, dichiarazione «in difesa» dell’elezione bis alla Camera ottenuta nel Pd dal figlio Piero. «Quando si parla di cose familiari bisogna fare sempre nomi e cognomi e dire chi è il familiare - ha detto De Luca - cosa fa nella vita, se ha un’attività professionale autonoma e può vivere anche al di là della politica, e se ha qualche merito. Bisogna stare attenti su questa cosa, lo dico perché siamo un Paese di cialtroni. Nessuno si è permesso di dire che Mattarella è espressione del familismo. Suo padre era ministro, suo fratello era presidente della Regione Sicilia ed è stato ucciso dalla mafia. Bisogna parlare chiaro, il tempo della demagogia deve finire». La frase ha innescato la reazione della Lega: «Tirare in ballo le vicende della famiglia del presidente Mattarella, a partire dalla tragica morte del fratello Piersanti, vittima della mafia, per dinamiche di familismo, tanto care al “sistema Salerno”, è una caduta di stile», ha detto il consigliere regionale Severino Nappi.

Tornando alla guerra, rispondendo alle domande di Quarta repubblica-Rete4, a margine del Festival delle città 2022 organizzato a Roma da Ali, De Luca ha precisato: «Come si esce da questa situazione? – si domanda - Con la vittoria militare o con l’uso delle armi nucleari? Come diavolo ne vogliamo uscire? Lo si fa con una proposta: cessate il fuoco, fermiamoci qui. L’Ucraina è stata armata giustamente e messa in condizione di difendersi dall’aggressione, ma se vogliamo avviare un percorso di pace dobbiamo sospendere i bombardamenti e i lanci di missili». Al governatore non sono andati giù gli attacchi che ha dovuto incassare in questi giorni dagli avversari del centrodestra. Così come non ha digerito le discussioni interne al Pd rispetto alla sua presa di distanza dalle ragioni del conflitto. «Per chiedere alla Russia di uscire dall’Ucraina ci vuole un momento di incontro, ci vuole un luogo dove questo si decide – ha evidenziato - O si pensa di mandare il telegramma a casa di Putin e Putin se ne torna a casa sua? Sono menate assolutamente incomprensibili quelle si dicono: “La pace si fa quando se ne va”.

Bene, allora mandate un telegramma a Putin e vediamo se va via dall’Ucraina». E nel gergo deluchiano ha aggiunto: «Sono contrario alle chiacchiere a vuoto, sono contrario alle stupidaggini che vengono ripetute». 

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Poi De Luca indica la sua ricetta: «Ci sono due ipotesi: o superare questa cosa in termini militari, ovvero significa far proseguire la guerra e rischiare l’utilizzo di armi nucleari, oppure arrivare un percorso per un cessate il fuoco, l’armistizio. A cosa serve l’armistizio? Serva a offrire un tavolo a tutti i Paesi che decidono. Serve a tirare in ballo la Cina e l’india e creare un luogo fisico nel quale definire una proposta per risolvere la crisi: nel rispetto della legalità internazionale violata dalla Russia, nel rispetto delle esigenze di sicurezza della Russia e cercare di bloccare lo sterminio di un popolo». Istituire dunque «un gruppo di lavoro delle potenze che decidono» per avviare le discussioni di merito. Richiamando «in piazza il popolo» per «avere alle manifestazioni gente normale, quelli che stanno pagando la crisi energetica». Ripete come una litania che «c’è un solo colpevole chiaro: la Russia», ma che «non abbiamo molti innocenti». Perché? «Quelli che hanno tollerato che si sviluppasse la guerra civile in Ucraina senza muovere un dito non sono innocenti». Rispetto alle sanzioni ha rimarcato: «Sono state misure prese con molto ritardo e per ovviare a un vuoto di iniziativa politica gravissimo dell’Occidente e dell’Europa. Dobbiamo chiedere a Putin di fermare le atomiche. Siamo un Paese che è abituato a fare solo ammuina».

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