A Napoli apre la stazione del metrò Duomo, ma i commercianti lanciano l'Sos: «Noi dimenticati»

A Napoli apre la stazione del metrò Duomo, ma i commercianti lanciano l'Sos: «Noi dimenticati»
di Nunzia Marciano
Venerdì 30 Luglio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 31 Luglio, 09:05
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«Ci crederò quando la vedrò, e nemmeno»: apre la metro Duomo dopo 20 lunghissimi anni di lavori, una chimera per commercianti e residenti di via Duomo che a quell’apertura poco ci credono. In realtà - salvo imprevisti - la svolta sarà il prossimo 6 agosto. Ma seppure fosse, i pareri di chi ha visto metter lì il primo mattone sono tutt’altro che benevoli: «Dal punto di vista commerciale in questa zona siamo distrutti - dice Antonio Sommella, titolare del bar Dolce Amaro Caffè, ad angolo con piazza Nicola Amore - io stesso ho fatto appelli per sistemare la circolazione ma restano tutti gli altri cantieri, compreso quello proprio della nuova metro». Per Enzo Pozone di MicroAcustica «non si vede mai la fine e poco ci credo che aprirà. Ci sono però le tantissime multe stradali prese anche da noi commercianti, a cui era stato promesso un occhio di riguardo ma niente. Abbiamo anche chiesto un risarcimento per la situazione dei cantieri, ma nulla». A fargli eco Fabio Imparato, dello storico negozio aperto dal suo bisnonno: «Mio padre è stato qui per decenni ma non è riuscito a vedere la metro finita. D’altronde non ci cambia quasi nulla quest’apertura». La sensazione è di incredulità tra chi ha fatto la storia di quella via e 20 anni di attesa ne sono la causa: «Forse l’unica nota positiva sarà per i residenti sempre sperando che la tengano almeno decente».


Non va meglio alla ristorazione: per Salvatore Martucci, titolare de Il Ristorantino del Duomo, al di là dello scetticismo c’è anche la questione logistica: «L’apertura sarà sul lato mare di via Duomo, a noi cambia poco. Eravamo una strada importantissima, ora è solo abbandonata e non passa un bus da almeno 15 anni». «Noi siamo qui da un annetto ma siamo praticamente coperti dalle impalcature», lo sfogo di Bruno Postiglione di Souvenir Napoli. Insomma, nessun entusiasmo anche perché mettendo appena il naso fuori dai negozi o dai palazzi la situazione è tutt’altro che bella: le impalcature, appunto, si sprecano, i cartelli di “lavori in corso” anche, per non parlare dei rifiuti più che ingombranti che giacciono lungo la strada, tanto da costringere i - pochi - turisti a fare slalom per passare accanto a tante, troppe, saracinesche definitivamente abbassate. Neppure attraversando la piazza e arrivando sul famoso lato mare la situazione cambia, anzi, è pure peggio: «L’apertura a metà della metro, perché è di questo che si tratta, è solo una “sparata” del sindaco Luigi De Magistris che deve far vedere che chiude in bellezza prima di andarsene», l’opinione di Marco Barbato, responsabile del negozio Di Caterina proprio all’angolo della strada: «In realtà ha distrutto una città.

Solo qui hanno chiuso più di 30 aziende, persino i grossi marchi non hanno retto (e infatti la saracinesca New Balance di fronte al negozio è rigorosamente chiusa). Già nel 2017 ci chiusero praticamente dentro ai negozi per i lavori sulla strada e non può nemmeno immaginare il danno che abbiamo subìto. Che poi, detto da uno degli operai, per aprire sul serio anche dall’altro lato ci vorranno almeno altri 5 anni. Di che parliamo?». L’imminente apertura però è solo il pretesto per tirar fuori anni di malumori e denunce: «Si pensa adesso alla metro - continua Barbato - ma lo sa che qui non sappiamo chi è l’addetto Asìa che dovrebbe spazzare? Non lo conosciamo: spazziamo noi, o paghiamo ragazzi extracomunitari per farlo». Una landa nel deserto di una strada meravigliosa che fu.

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L’8 giugno del 2019 al civico 228 perse la vita Rosario Padolino, per alcuni calcinacci caduti. Eppure lui, Rosario, commerciante storico, sarebbe stato emozionato per l’apertura della metropolitana: a dirlo è sua figlia Rossella, che in quella via Duomo non vive più, dopo aver anche chiuso il negozio: «Avevamo un’attività da 40 anni, mio padre si prodigava tanto. Si sarebbe emozionato, ci teneva ed era convinto che via Duomo sarebbe tornata agli antichi splendori di una volta. Si chiedeva sempre se avrebbe visto aperta la metro ma non ce l’ha fatta», racconta con rammarico la giovane da un anno a Milano, dove si occupa di finanza: «Purtroppo la situazione in via Duomo è quella che è, lì ho vissuto per anni: è la strada con più chiese d’Italia eppure sa quante volte ho dovuto soccorrere turisti smarriti? D’altronde noi restavamo a galla grazie a mio padre, ma dopo quello che è successo abbiamo chiuso e basta».
 

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