Se il calcio italiano al mondiale è solo Mertens

di Francesco De Luca
Lunedì 25 Giugno 2018, 00:00
3 Minuti di Lettura
Per fortuna che c’è Dries, il piccolo grande Mertens.

Andato in letargo negli ultimi tre mesi napoletani, ha riacceso la luce ai Mondiali: punto di forza del Belgio che dopo aver conquistato sei punti e segnato otto gol sfiderà l’Inghilterra per il primato nel girone G. Questa è una delle realtà più belle della Coppa in Russia anche grazie all’attaccante del Napoli.

Finora Mertens è stato il miglior calciatore della serie A visto in azione nella rassegna. Su buoni livelli il colombiano Cuadrado (ha anche segnato nella partita che ha decretato l’eliminazione della Polonia di Milik e Zielinski), il croato Brozovic e il francese Matuidi, invece Milinkovic Savic - il campione per cui la Lazio chiede 100 milioni - si è espresso sotto tono. Meglio non parlare dei rappresentanti argentini della Juve: Higuain e Dybala non sono stati presi in considerazione dal confuso commissario tecnico Sampaoli, che dopo aver compiuto assurde scelte (come ha potuto non convocare il capocannoniere della serie A Icardi?) si gioca il posto e la reputazione domani contro la Nigeria.

Onore a Mertens, dunque. Al suo gioco brillante, alla sua capacità di essere sempre dentro la partita, con un gol o un assist. Calciatore universale sul fronte d’attacco, è infatti utilizzato dal ct Martinez da esterno, trequartista e prima punta, il ruolo che aveva ritagliato per lui Sarri nell’autunno di due anni fa, dopo il primo grave infortunio subito da Milik. E Dries, arrivato caricatissimo al secondo Mondiale della carriera, non sbaglia una giocata. Merito del suo talento e anche del lavoro che ha svolto in questo triennio con l’allenatore toscano. Non sarà un problema proseguire con Ancelotti, tecnico di grande esperienza e senz’altro più duttile del predecessore, quindi propenso a sfruttare nel miglior modo possibile le caratteristiche del belga, il vero campione di quella serie A che sta confermando sul palcoscenico mondiale di avere ridotti contenuti tecnici.

L’Italia è rimasta a casa grazie alle scellerate scelte dell’ex ct Ventura (e di chi gli affidò la Nazionale pensando che fosse la cosa più giusta dopo un signor allenatore come Conte) ma il livello degli stranieri che frequentano il nostro campionato non è particolarmente eccelso. I big - lo dimostrano le prime manovre di questo mercato estivo - si tengono alla lontana perché un solo club può assicurare ingaggi milionari (ovviamente la Juve, che ha un fatturato che supera quota 300) ma è anche vero che la squadra bianconera non è riuscita a colmare il gap tecnico in Europa. La serie A ha da tempo perso il suo appeal, c’è un ritardo strutturale rispetto alle altre leghe calcistiche europee difficilmente colmabile in tempi brevi e lo conferma la faticosa trattativa per l’assegnazione dei diritti televisivi, conclusa in extremis, dopo aver rischiato che le aste andassero deserte. Un altro brutto colpo per l’immagine del calcio italiano arriverà oggi dagli uffici svizzeri dell’Uefa, dove si decreterà l’esclusione del Milan dalle coppe per mancanza di garanzie economiche. Proprio quel club che era arrivato a spendere 200 milioni sul mercato 2017, illudendosi di poter lottare per lo scudetto con la equivoca proprietà cinese, di fatto già fuori dopo un anno.

Per fortuna, tra tante pagine nere, c’è stato il bel Napoli di Sarri (e l’auspicio è che continui ad essere una grande realtà con un tecnico di altissimo profilo come Ancelotti) e in Russia c’è quel campione piccolo di statura e immenso sotto l’aspetto della tecnica e anche del cuore: con entusiasmo e coraggio Mertens sogna di portare il Belgio in cima al mondo. Poi dovrà rilanciare con il Napoli la sfida alla Juve e all’Europa perché è scaduta la data della clausola che lo avrebbe liberato dal club azzurro per 28 milioni e questa è una grande fortuna per chi vede Dries da cinque anni esaltarsi sul prato del San Paolo e per Mr. Champions che presto comincerà ad allenarlo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA