Movida a Napoli, De Iesu: «Dopo i rave una legge contro il caos by night»

Movida a Napoli, De Iesu: «Dopo i rave una legge contro il caos by night»
di Valerio Esca
Martedì 1 Novembre 2022, 23:44 - Ultimo agg. 2 Novembre, 07:23
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«Il tema è nazionale. Il problema della movida è come quello dei rave party, deve essere disciplinato. Questa è una sollecitazione che faremo al Governo: fare un focus con il sindaco e gli altri primi cittadini delle Città metropolitane».

Così l’assessore comunale alla Sicurezza Antonio De Iesu, che conosce bene le difficoltà che si presentano puntualmente tutti fine settimana in città. Le ha affrontate quando era questore di Napoli e adesso nelle vesti di assessore. Ci sono stati anche in questo ultimo weekend diversi episodi gravi: una famiglia di via Bisignano non è riuscita a rientrare a casa, dopo essere dovuta correre in ospedale a causa di un’emergenza. Ai Quartieri Spagnoli, due ambulanze non sono riuscite ad entrare in un vicoletto nei pressi di Largo Berlinguer per soccorrere una persona colta da infarto. 

Come tornare alla normalità? 
«Partiamo da un presupposto: la movida e l’aggregazione dei giovani non può essere compressa.

Il diritto e la libertà dei giovani sono previsti dalla Costituzione. Non si può eliminare o reprimere. Ciò che accade oggi nasce da un altro problema, relativo ad una legge scellerata, madre della deregulation di oggi: la Bersani del 2006, che ha permesso a tutti, anche con 20 metri quadrati a disposizione di fare una scia (segnalazione certificata di inizio attività, ndr) e avere un’autorizzazione per poter aprire un baretto. Questo significa che in un vicolo stretto, come vicoletto Belledonne o come le strade dei Quartieri Spagnoli, si aprono dieci locali. I giovani chiaramente si aggregano dove ci sono i bar e non dove non c’è nulla. Il discorso è molto semplice e apparentemente banale. La movida è un tema da affrontare a livello nazionale, che riguarda tutte le città italiane e in particolare i comuni più grandi». 

Trovare un equilibrio è possibile? 
«Serve una regolamentazione soprattutto in quelle strade a prevalente vocazione residenziale. Questo è un tema che viene poco esplorato, ma che in realtà è centrale. Poi c’è il capitolo dei controlli mirati per tutti quegli esercizi pubblici che non rispettano le regole. Come chi vende alcol ai minori e oltre gli orari consentiti e chi diffonde musica all’esterno tutta la notte. Noi su quelli ci concentreremo». 

Sui tavolini selvaggi?
«C’è una proroga del Governo, nata nel periodo del Covid, che scadrà il 31 dicembre. Come Comune ci stiamo però attrezzando per affrontare la questione sin da subito sperando che non arrivi un ulteriore rinvio. Bisogna riportare a condizione di normalità la situazione attuale di mancata regolamentazione». 

State vagliando due regolamenti comunali sulla movida, uno lo sta redigendo lei. Si tratta del nuovo regolamento di Polizia urbana, di cosa di tratta? 
«Di un regolamento in cui sono previste sanzioni severe per gli esercenti che non rispettano le regole. Sospensioni e anche revoche in caso di recidiva. Ci saranno anche procedura più snelle e più veloci per le applicazioni delle sanzioni per la deregulation dei tavolini. Chiaro che dal primo gennaio ci saranno grandi polemiche, perché i gestori si lamenteranno, ma dobbiamo necessariamente ritornare ad una situazione gestibile e di legalità. C’è poi il regolamento per “la serena convivenza” tra residenti e barettari, che sta portando avanti Teresa Armato. È affrontato il capitolo della perimetrazione delle concessioni di suolo. È ovvio che su un marciapiedi di un metro quadrato non si possono mettere decine di tavolini. Insomma bisogna ritornare alle regole. Perché non si tratta soltanto di residenti e gestori, ma anche di creare norme che agevolino il passaggio delle persone diversamente abili. Tra le altre cose si sta discutendo di poter inserire per le occupazioni di suolo un QrCode, per permettere ai vigili di verificare immediatamente la metratura autorizzata e rilasciata dagli uffici comunali. Si discute anche di definire la perimetrazione con dei segni distintivi sull’asfalto. Questo per essere più rapidi nella contestazione della eventuale infrazione». 

La delocalizzazione della movida può essere una soluzione? 
«La delocalizzazione non deve e non può diventare una “deportazione”. Si devono creare le condizioni per rendere appetibili dei territori dove oggi la sera non c’è nulla. Penso al Centro direzionale, dove per esempio l’unico locale notturno che c’è in quella zona funziona bene: ci sono i parcheggi e spazi esterni. Ma anche a Napoli est si potrebbe immaginare di avviare un discorso del genere. Servono condizioni urbanistiche e imprenditoriali adatte. In modo tale che ci siamo persone disposte ad investire in quei luoghi». 

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