Napoli, tegola sui medici del 118: ​«Le indennità vanno restituite»

Napoli, tegola sui medici del 118: «Le indennità vanno restituite»
di Ettore Mautone
Domenica 2 Febbraio 2020, 00:00 - Ultimo agg. 3 Febbraio, 06:41
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Un’indennità oraria aggiuntiva di 5,16 euro sarebbe stata indebitamente riconosciuta e percepita per anni anni dal personale medico convenzionato del 118 impiegato presso i Saut (postazioni di emergenza della rete territoriale) delle Asl campane. A sostenerlo sono gli organi di polizia giudiziaria e la Corte dei conti che dopo ripetuti accessi presso la Asl Napoli 2 Nord, che si è mossa per prima, hanno spinto gli organi di controllo a puntuali verifiche fino alla revoca dell’indennità. Un terremoto per i circa 100 camici bianchi di turno sulle ambulanze e nei pronto soccorso che dovrebbero rinunciare da 300 a 800 euro circa mensili a seconda delle ore di lavoro prestate. Si tratta di quasi un terzo della remunerazione mensile per un personale già bistrattato da turni massacranti, da buste paga al minimo e poche gratificazioni con continui rischi di aggressioni e di procedimenti per responsabilità professionale. Una doccia fredda che si aggiunge alla restituzione di quanto indebitamente percepito nel corso degli ultimi 10 o 15 anni, a seconda dell’inizio del servizio.

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L’anomalia si è materializzata 15 anni fa nel passaggio dal vecchio al nuovo contratto di lavoro, recepito da alcune Regioni (oltre la Campania anche la Calabria e la Puglia) con accordi integrativi che non tenevano conto di 10mila lire (oggi appunto 5,16 euro) di remunerazione aggiuntiva oraria: cifra che doveva restare in piedi fino alla stipula del nuovo contratto di lavoro della Medicina generale (che regolamenta il lavoro dei medici convenzionati del 118). Nel 2005 arriva il nuovo impianto della norma (ancora oggi in vigore), che gli organi giudiziari interpretano in maniera restrittiva laddove quel «nuovo contratto» di 15 anni fa parla di compensi omnicomprensivi, escludendo quindi tale indennità. «C’è un’interpretazione negativa da parte della Asl – avverte Enzo Schiavo, della Fimmg – ma questa indennità era concepita ed è extracontrattuale e secondo la nostra interpretazione non è stata mai abolita». La Asl Napoli 2 nord è stata la prima a comunicare con una nota di fine gennaio la stop all’erogazione, nei giorni scorsi si è mossa anche la Asl Napoli 3 Sud e si teme che tutte le altre, a cominciare dall’Asl 1 che ha competenza sul capoluogo, procedano in tal senso sulla scorta delle sollecitazioni dell’autorità giudiziaria. Lo stesso sta accadendo in questi giorni in Calabria e in Puglia causando la mobilitazione dei camici bianchi, che potrebbe preludere a un vero e proprio esodo di massa da un servizio sempre più configurato pieno di oneri ma senza onori.

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«Siamo stati costretti a tale valutazione precauzionale dalla Corte dei conti – dice Antonio D’Amore, manager della Asl Napoli 2 nord – ma riteniamo che ogni approfondimento di tale restrittiva interpretazione sia da approfondire in sede regionale e di comitato che occupa degli accordi contrattuali. A mio avviso ci sono dei margini per evitare una tagliola che effettivamente penalizza un settore vitale della rete delle cure e che configurerebbe il paradosso di un nuovo contratto più penalizzante di quello precedente. Noi abbiamo per ora bloccato l’indennità in autotutela ma siamo consapevoli del lavoro delicato che viene svolto dal servizio, attivandoci per primi nel riconoscere tutte le indennità per lavoro usurante previste dal nuovo contratto di lavoro nazionale. Queste però non compensano la perdita dalla voce extracontrattuale precedentemente riconosciuta». Si tenta dunque una mediazione su un terreno reso viscido da norme non chiare e da un probabile errore compiuto a monte, proprio quando è stato scritto il contratto del 2005. L’indennità extracontrattuale era infatti concepita per compensare le condizioni di lavoro usurante di chi è impiegato nel 118 ma l’utilizzo della formula «onnicomprensiva» a qualificare la nuova retribuzione avrebbe automaticamente escluso, secondo la giustizia contabile, la sua applicabilità. Di parere opposto sindacati e operatori, pronti alla mobilitazione di massa.
 

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