Napoli a luci rosse, una gang
criminale gestisce il business

Napoli a luci rosse, una gang criminale gestisce il business
di Giuseppe Crimaldi
Martedì 20 Agosto 2019, 00:00
3 Minuti di Lettura
Il messaggio è esplicito, come pure le foto che lo corredano: «Jessica, appena arrivata a Napoli, caldissima... Solo per pochi giorni in città...». Tralasciando i particolari più piccanti, quelli che chiariscono (ammesso che ve ne fosse bisogno) le singole doti amatorie, alla fine gli annunci sono sempre gli stessi. Canta Napoli: Napoli a luci rosse. Il mercato del sesso non chiude mai, nemmeno in piena estate. E il capoluogo campano si conferma uno dei principali crocevia di un sospetto giro di sfruttamento della prostituzione, che - mai come oggi - corre sulla rete. Ce n’è per tutti i gusti. Nella gran messe di siti specializzati in offerte di incontri personali - e ce ne sono tanti, basta verificare facendo una semplice ricerca su Google - basta una telefonata, o un contatto via WhatsApp per trovare ciò che si cerca: uomini, donne o transessuali. E siccome fa anche caldo, c’è chi garantisce di ospitare in «ambiente climatizzato». Il mestiere più antico del mondo non è un reato: lo diventa, però, nel momento in cui si riesce a dimostrare lo sfruttamento della prostituzione. Ci sono diverse indagini in corso sul fenomeno della prostituzione online: e tutte dimostrano quanto difficile sia riuscire a chiudere il cerchio intorno ai presunti organizzatori di un vorticoso giro di soldi, difficile da calcolare con precisione ma facile da immaginare come molto produttivo.

IL SOSPETTO
C’è tuttavia un punto di partenza che gli investigatori - a cominciare da quelli della Polizia Postale - conoscono bene. La stragrande maggioranza di ragazze, uomini e trans che pubblicano annunci a sfondo sessuale sono sudamericani (e in particolare brasiliane e brasiliani). Attenzione a questo particolare, perché ci torneremo a breve.

Eppure quegli stessi annunci, con tanto di recapiti telefonici, quasi sempre dopo una settimana scadono. O meglio, se si prova a ricomporre quei numeri di telefono una decina di giorni dopo, si scopre che la persona ha lasciato Napoli. O anche spesso che il numero non è più attivo. Diverse inchieste - svolte anche in molte altre città italiane - lasciano intravedere l’ombra lunga di un sospetto: e cioè che a gestire il continuo “ricambio” di giovani donne e uomini ci sia una regia occulta. Una pista porta direttamente a Roma e a Milano: è qui che ci sarebbero le centrali operative dove alcune maman (donne che a loro volta in passato sono finite nella rete degli sfruttatori e che da vittime si trasformano in carnefici) incasserebbero la metà dei profitti. Sarebbero loro a pagare i documenti, il visto che superi i tre mesi, il viaggio aereo e le prime spese di sostentamento in Italia a ragazze e giovani che - soprattutto per disperazione - cercano una prospettiva di vita in Italia e in Europa.

IL RICATTO
E non è tutto. Perché dietro quello che assume i contorni di un vero e proprio traffico umano c’è l’aspetto forse più inquietante della vicenda. Gli sfruttatori che operano in Italia tratterrebbero anche i passaporti di queste persone. Un ricatto odioso. 

Per chiudere, c’è anche l’ultimo versante che meriterebbe un approfondimento a parte. Chi si prostituisce online offre i propri “servizi” anche a domicilio. E allora ci si chiede: chi offre ospitalità per periodi tanto brevi? Recenti inchieste hanno dimostrato che alcuni (fortunatamente pochi) gestori di bed&breakfast improvvisati o, peggio ancora, nemmeno autorizzati non si fanno scrupolo di affittare camere a ragazze e ragazzi che vendono il proprio corpo. In qualche caso, a Napoli, sono scattate anche le manette per i titolari di queste strutture, proprio con l’accusa di sfruttamento della prostituzione.
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