Aeroporto Napoli Capodichino: ​«Connessi con il mondo»

In estate 113 destinazioni e 37 compagnie, crescono i voli con il Medio Oriente. Il nodo tassa d'imbarco

Il piano dei voli estivi a Capodichino
Il piano dei voli estivi a Capodichino
Gianni Molinaridi Gianni Molinari
Lunedì 27 Marzo 2023, 00:00 - Ultimo agg. 28 Marzo, 07:30
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È un crocevia delicato e importante quello che si presenta per Capodichino con la «summer season» (per l’aviazione commerciale l’estate è iniziata ieri). Da un lato c’è un programma di voli ancora più ramificato rispetto al 2022, ma soprattutto al 2019 (anno che viene preso come riferimento prima del Covid) e il decisivo passo avanti sul modello che lo scalo ha adottato con decisione negli ultimi anni: collegamenti diretti con tutte le destinazioni europee e mediterranee e con i grandi hub, i mega aeroporti (New York, Francoforte, Londra, Parigi, Dubai, per esempio) che hanno connessioni su scala globale o sono specializzati in alcune aree geografiche o continenti. Dall’altro ci sono la questione della tassa d’imbarco per la quale ci sarebbe una soluzione a portata di mano e il piano lanciato da Fiumicino per i collegamenti veloci in treno con Napoli (e altre 4 città) per provare a prendere direttamente i passeggeri per i voli intercontinentali. All’orizzonte luglio 2024 quando partiranno i primi voli dal trasformato scalo di Salerno.

Anzitutto Capodichino porta a 113 le destinazioni raggiunte direttamente con dieci new entry, tra cui Belgrado (Air Serbia), Tirana e la capitale dell’Arabia Saudita, Riyadh (Wizzair) che apre un interessante e ricco mercato soprattutto per gli arrivi a Napoli. Di queste destinazioni 18 sono hub, i più importanti, con il raddoppio nei mesi centrali della stagione del volo United con New York Newark che consente di usare tutto il network della compagnia americana (73 destinazioni domestiche e 47 internazionali). Verso gli hub ci saranno non meno di 31 voli quotidiani. L’indice di connettività, calcolato dall’associazione europea degli aeroporti, per Napoli è cresciuto negli ultimi anni del 20%, mentre la media europea è diminuita del 20%! 

Una ramificazione imponente che si accompagnerà, tuttavia, a una riduzione complessiva del numero di voli: Gesac, il gestore dello scalo partenopeo, con la sua politica tariffaria sta agevolando le compagnie a utilizzare aeromobili moderni, più efficienti, a ridotte emissioni e di maggiori dimensioni.

Tanto che gli arerei usati quest’anno in media hanno 180 posti contro i 164 del 2019 e un indice di riempimento (load factor) più elevato. Da inizio 2023, i movimenti sono diminuiti del tre per cento, ma i passeggeri rispetto al 2019 sono cresciuti dell’otto per cento. 

 

Sul 2023 di Napoli pesa la questione della tassa d’imbarco aumentata dal Comune di 2,5 euro a passeggero nell’ambito del Patto per Napoli. La questione della tassa non riguarda solo Napoli ma anche altri scali che hanno presenze rilevanti di compagnie low cost: queste, infatti, formano il loro prezzo (per esempio 39,99 euro) comprendendo tutte le spese (ad eccezione dei servizi aerei accessori) quindi l’aumento dell’imposta corrisponde a una identica riduzione del margine. Il governo avrebbe interesse a rimuovere questo ostacolo che considera come un ostacolo all’attrattività turistica del Paese. C’è però da risolvere la questione degli introiti nel bilancio del Comune (l’imposta è calcolata per dieci milioni nelle entrate 2023 e altrettanti nel 2024). Gesac ha confermato la disponibilità a pagare l’imposta, tuttavia, rinviandone l’applicazione al 2025 quando saranno assorbiti gli effetti del Covid (nel 2020 ha preso il 75% dei passeggeri sul 2029 e nel 2021 la perdita è stata del 57%). Il problema ha aspetti politici e tecnici. I primi sono più complessi, i secondi avrebbero una definizione paradossalmente più semplice (cioè l’integrità dei fondi del Patto per Napoli). 

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«Non c’è nessun accordo con il ministero dei trasporti - spiega l’assessore al bilancio PierPaolo Baretta - ci sono stati rapporti solo informali visto che la Gesac chiedeva l’abolizione della tassa e noi non siamo d’accordo. Siamo, invece, disponibili alla proposta di sospensione della tassa per due anni fatta dalla Gesac, ma a condizione che il Governo copra le perdite, ovvero 10 milioni per ciascuna annualità. Altrimenti avremmo un buco nel bilancio di 20 milioni che per il Comune è insosternibile ed è incompatibile con il “Patto per Napoli”. Questo è ciò che abbiamo proposto. Il Governo sta facendo le sue riflessioni e questo è lo stato dell’arte a oggi. Ribadisco che noi siamo pronti ad ascoltare ogni proposta ma a condizione che non ci siano buchi nel nostro bilancio. Ovviamente - conclude Baretta - questa disponibilità è condizionata al fatto che non ci siano ricorsi al Tar, so che la Gesac non lo ha depositato, ma è ovvio che non ci possono essere trattative in caso di ricorso al Tribunale amministrativo».

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