Mobilità green, Napoli all'anno zero: ​solo 34 colonnine elettriche per le auto

Mobilità green, Napoli all'anno zero: solo 34 colonnine elettriche per le auto
di Valerio Esca
Domenica 1 Agosto 2021, 00:00 - Ultimo agg. 2 Agosto, 19:19
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Mentre a Palazzo Reale, con il G20, si è scritta una pagina storica sui temi legati a clima, ambiente e energia, in città siamo all’anno zero. All’ombra del Vesuvio 20 paesi hanno stretto un patto per «una società prospera, inclusiva, resiliente, sicura e sostenibile che non lasci indietro nessuno» (così i ministri dell’Ambiente e dell’Energia dei grandi Paesi della terra), ma a Napoli per quasi un milione di cittadini esistono solo 34 colonnine elettriche funzionanti (grazie ad Anm e all’accordo con Be Charge), per ricaricare le auto, non esiste uno scooter sharing, e Palazzo San Giacomo non ha nemmeno un ufficio che si occupi di gestione di impianti solari.


Le colonnine per le ricariche di auto elettriche saranno in tutto 180, nei parcheggi cittadini di gestione Anm. L’operazione è iniziata il 25 maggio con i primi 12 punti di ricarica nel parcheggio di Bagnoli. Da allora in due mesi sono stati attivati i sei punti di ricarica elettrica a Ponticelli e i 16 punti di ricarica nel parcheggio L1 del Centro direzionale. Già istallate al Centro direzionale le colonnine del parcheggio L2 (14 punti di ricarica) ed L3 (12 punti di ricarica) che nei prossimi giorni saranno alimentate dall’Enel. Installate le colonnine anche dei 40 punti di ricarica del parcheggio Brin che a breve saranno allacciati alla rete Enel. Al momento quelle funzionanti sono dunque 34, e risultano essere davvero poche. Se si considera che l’unico sharing di auto a Napoli è gestito da Amicar, con una flotta di 65 vetture, a fronte delle 560 di Roma e le 2500 di Milano, delle varie compagnie si può comprendere bene che Napoli viaggi su ritardi pazzeschi. Basti pensare che nell’ultimo osservatorio nazionale di sharing mobility, la città è stata di fatto esclusa. Non rientra in quasi nessuna statistica. Per non parlare dello scooter sharing, a Napoli ce ne sono zero, a Milano 2600 a Roma 2020. «Considerando che siamo la terza città d’Italia le colonnine sono pochissime - spiegano da Amicar, che gestisce l’unico servizio di car sharing - L’Anm ha messo in piedi un progetto e si sta cominciando a muovere qualcosa, ma dal Comune manca una visione complessiva, come c’è invece a Milano, a Roma e in altre città».

Gesco, con Amicar, sta tentando di allargare il servizio ad altri comuni della zona metropolitana di Napoli e sta pensando di allargare il servizio alle bici elettriche, con circa 40 mezzi a partire da settembre. L’unico servizio offerto, oltre appunto quelli di Amicar, che al momento sta avendo risultati soddisfacenti, è quello dei monopattini elettrici. Due le compagnie che coprono le zone più centrali della città. Ma è chiaro che Napoli, e lo dicono gli osservatori nazionali, sul green e sulla mobilità sostenibile è indietro anni luce. 

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Il Wwf Napoli ha avviato ai primi di giugno una richiesta di informazioni, in base alla normativa sulla trasparenza, per conoscere in che misura Napoli contribuisca, con i propri impianti solari, a ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2) e a contrastare i cambiamenti climatici. In particolare, per gli almeno 26 impianti di proprietà del Comune di Napoli - fanno sapere dal Wwf -, sono stati richiesti i dati circa la produzione di energia elettrica pulita (in chilowatt-ore all’anno) e gli introiti (in euro) derivanti dal risparmio energetico prodotto e/o dalla vendita di tale energia. Il sondaggio è stato fatto per capire il contributo della città alla produzione di energia pulita (la richiesta è stata fatta non a caso alla vigilia del G20 Energia e Ambiente, che si è tenuto il 22 e il 23 luglio). La prima risposta ricevuta entro il termine di 30 giorni è stata quella del servizio Piano d’azione per l’Energia sostenibile (Paes) dell’area Ambiente del Municipio, i cui uffici si sono affrettati a precisare che non sono competenti sulla «gestione degli impianti o di acquisto/vendita di forniture di energia elettrica». Il Wwf ha così deciso di denunciare, come «il Comune di Napoli non abbia un ufficio che si occupi della gestione dei propri impianti solari in grado, quindi, di comunicare se producono energia elettrica e quali risparmi ed introiti generino, in altre parole, se funzionano». Inoltre Napoli è tra le poche città italiane che non ha un energy manager, obbligatorio in base alla legge 10/1991, figura che si occupa di gestire il fattore energia e razionalizzare i relativi consumi e i costi, aspetto, da evidenziare nuovamente, quanto mai importante per un ente con le difficoltà economico-finanziarie come quello napoletano. 
 

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